Lo sapevate? Perché furono abbattuti i casotti del Poetto?
Sino agli anni Ottanta i casotti del Poetto sono stati una delle caratteristiche peculiari della città. Colorati, allegri, belli, meno belli, dalle forme particolari, ritrovo di famiglie e gruppi di amici e ragazzi (che amavano nascondersi sotto, nella sabbia, per fumare o giocare), furono frequentati per quasi ottant'anni, diventando il simbolo della spiaggia del Poetto, la cosiddetta "Città Estiva". In tanti, abbienti e meno abbienti, si faceva a gara per costruire il casotto più bello. Dopo anni di polemiche e dibattiti (che ancora durano) furono abbattuti, lasciando comunque un ricordo vivissimo, soprattutto in quelle persone che ancora li rimpiangono. La corrente opposta invece gioì. Ma in definitiva perché furono smantellati? Quale fu la ragione che cancellò per sempre un aspetto così tipico della città di Cagliari?
Lo sapevate? Perché furono abbattuti i casotti del Poetto?
Sino agli anni Ottanta i casotti del Poetto sono stati una delle caratteristiche peculiari della città. Colorati, allegri, belli, meno belli, dalle forme particolari, ritrovo di famiglie e gruppi di amici e ragazzi (che amavano nascondersi sotto, nella sabbia, per fumare o giocare), furono frequentati per quasi ottant’anni, diventando il simbolo della spiaggia del Poetto, la cosiddetta “Città Estiva”. In tanti, abbienti e meno abbienti, si faceva a gara per costruire il casotto più bello. Dopo anni di polemiche e dibattiti (che ancora durano) furono abbattuti, lasciando comunque un ricordo vivissimo, soprattutto in quelle persone che ancora li rimpiangono. La corrente opposta invece gioì. Ma in definitiva perché furono smantellati? Quale fu la ragione che cancellò per sempre un aspetto così tipico della città di Cagliari?
Il Poetto fu scoperto dai Cagliaritani solamente nei primi decenni del Novecento. Prima infatti la Cagliari balneare si ritrovava a Giorgino.
Con l’avvento dell’energia elettrica, negli anni vicini alla Prima Guerra Mondiale, Cagliari scopre la sua vocazione balneare, si apre definitivamente al mare e alla stagione estiva. Fra la città di Cagliari e il Poetto sorgerà una linea di continuità, perché la spiaggia diventerà il luogo comune di ritrovo nei mesi estivi.
Nel 1914, nonostante il conflitto bellico, non solo viene concessa l’autorizzazione al piano di funzionamento del primo stabilimento balneare, ma nasce anche un secondo stabilimento. Nascono i casotti, che cominciano a moltiplicarsi.
Dopo una prima fase di costruzioni stereotipate e artigianali, riceveranno sempre più accurate migliorie e l’introduzione di accorgimenti che col tempo si omologheranno, dando vita a una forma-tipo che resterà invariata per circa settant’anni.
Già alla fine degli anni Venti il Poetto ha raggiunto il massimo dell’organizzazione civile, della vitalità e dello splendore.
Negli anni Trenta cresce in modo esorbitante il numero di casotti: arrivano sorveglianza, apparecchi telefonici, ville, bitumazione della strada, siepi e stabilimenti in muratura.
Con l’occupazione di ogni spazio disponibile e la presenza di tutti i servizi essenziali si realizza la consacrazione del Poetto come “Città Estiva”.
L’inizio degli anni Quaranta segna l’avvento del buio. Arriva la guerra: la spiaggia del Poetto si spopola per la prima volta dopo diversi decenni e, nel 1943, quando il comando delle truppe naziste si stanzia a Cagliari, temendo uno sbarco delle truppe americane, ordina la demolizione dei casotti in accordo con il podestà fascista. La legna dei casotti abbattuti viene usata per riscaldare le truppe italiane e tedesche, dislocate lungo la spiaggia in attesa di una probabile invasione da parte dell’esercito americano. Gli stabilimenti sono occupati dalle milizie nazi-fasciste e adibiti a postazione anti-sbarco.
I cagliaritani poterono riappropriarsi delle spiagge solo nel 1946. Dal Lido all’Ospedale marino una lunga schiera di casotti venne risistemata secondo le disposizioni del nuovo sindaco Crespellani. Nella prima fermata i casotti non vennero eretti una seconda volta. Quella parte del litorale doveva restare libera.
A partire dagli anni Cinquanta regna la casualità urbanistica. Sorgono sulla spiaggia ogni genere di manufatti: dai casotti a vere e propria casette in muratura, gli stabilimenti si moltiplicano e la frequentazione dalla spiaggia aumenta. È un nuovo inizio. Tuttavia manca un adeguato servizio di docce pubbliche e una vera e propria rete fognaria. La penuria d’acqua è incontrollabile e diventa un emergenza se si calcola il moltiplicarsi fuori controllo, in tutto l’arenile, di baracche ristorante.
L’urbanizzazione del retroterra procede nella più totale assenza di regole e si aggiunge ad una generale situazione di degrado.
Alla velocità con la quale avviene la trasformazione dell’intero volto dell’arenile non corrispondono altrettanto decisive regolamentazioni che pongano un limite e un senso al proliferare selvaggio delle costruzioni. Nel bel mezzo dei casotti è possibile talvolta vedere case in muratura, che colmano in modo brutale il vuoto lasciato dalla regolamentazione insieme a una incredibile varietà di costruzioni ammassate senza alcun criterio.
Negli anni del boom economico la frequentazione delle spiagge è imponente e al Poetto si contano più di 1400 casotti.
Sono la residenza estiva dei Cagliaritani. Attorno ai casotti pullula la vita di un vero quartiere. Le forme e i colori sono il prodotto della fantasia dei loro costruttori, semplici, spartani, o a seconda della disponibilità del portafoglio frutto di bizzarrie architettoniche. I più facoltosi sfoggiano mini-loggiati o villini a due piani, attrezzati di tutto. Disposti su più file si intonano bene con la spiaggia e i colori del mare. Con tutte quelle strisce verticali, orizzontali di colori diversi, in tinta unita, verde, azzurro, rosa, giallo e colori pastello tracciano una linea di separazione tra il bianco dell’arenile e l’azzurro del cielo. Ma se d’inverno il loro aspetto era triste e solitario, si ergevano come guardiani della spiaggia trattenendo la sabbia e formando candide dune.
La gioia e l’allegria di tempi d’oro lasceranno, col passare dell’onda più lunga, uno scenario irrimediabilmente compromesso.
Gli anni ’60 e ’70 rappresentano per il Poetto l’ultima occasione, purtroppo mancata, per l’elaborazione di un progetto organico. L’improvvisazione e le concessioni compiacenti hanno prodotto scompensi di ogni genere. Le proposte di progetto, da quelle più semplici a quelle più fantasiose, si susseguiranno all’infinito, ma non vedranno mai luce.
Nel 1973 i tram vanno in pensione e vengono sostituiti da una rete viabile più efficiente. Si tratta di una rivoluzione tanto epocale quanto poco lungimirante, dal momento che, tolto un mezzo pubblico efficiente, il traffico, momentaneamente decongestionato, crescerà in modo esponenziale fino a raggiungere livelli insostenibili nei nostri giorni.
Negli anni Settanta il Poetto è in declino. I casotti, privi di elettricità e adibiti al solo uso diurno, la notte divengono preda dei vandali.
Gli anni Ottanta vedono un ulteriore aggravarsi delle condizioni igieniche di tutto il litorale e in particolar modo di quella occupata dai casotti.
Tra il Marzo e il Maggio del 1986, a seguito di una battaglia civile e legale che ne sancisce l’ultimo colpo di coda, su quell’insolito paesaggio più volte paragonato ai metafisici Bagni di De Chirico, cala per sempre il sipario.
I casotti, la Città Estiva e quel periodo onirico non ci sono più.
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