Accadde oggi. 5 novembre 1979: muore l’attore sardo Amedeo Nazzari, divo del cinema italiano
Vero e proprio sex symbol del cinema italiano, ha interpretato diversi film di successo. A Cagliari gli è stata dedicata la piazza davanti al Teatro Lirico, nel Parco della Musica. Lavorò con Lattuada e Fellini.
Il 5 novembre del 1979, muore a Roma Amedeo Nazzari all’età di 71 anni, è stato l’attore più popolare del cinema italiano a cavallo tra la fine degli anni ’30 e gli anni ’50.
Al secolo Salvatore Amedeo Carlo Leone Buffa, nasce a Cagliari il 10 dicembre del 1907 e prese il nome d’arte da suo nonno per sfondare nel mondo dello spettacolo.
Nacque in via Caprera, in una casa che poi fu abbattuta agli inizi degli anni Cinquanta. Nel capoluogo sardo gli è stata dedicata la piazza davanti al Teatro Lirico, nel Parco della Musica.
Suo padre era proprietario di un pastificio (aveva diversi mulini) ed era una persona benestante, sua madre figlia del presidente della corte d’appello di Cagliari. Il piccolo Amedeo ha solo sei anni quando suo padre muore e la madre si trasferisce con lui e le sorelle a Roma.
Dopo il collegio dai salesiani e gli studi di ingegneria, abbandonati prima della laurea, passa al teatro, sua grande passione fin dalle prime recite scolastiche. L’esordio da professionista avviene nel 1927.
Nel 1935 viene notato da Elsa Merlini, che gli offre una parte nel film che sta per girare. Il film, Ginevra degli Almieri, non sarà un successo, e Nazzari tornerà al teatro. Ancora una volta sarà un’attrice, Anna Magnani, a notarlo soprattutto per la prestanza fisica e ad imporlo nel cast di Cavalleria (1936). Ancora un film in divisa sarà nel 1938 il suo secondo successo di pubblico: Luciano Serra pilota, sempre con la regia di Alessandrini. Iniziano a fioccare le offerte e il suo volto è sempre più conosciuto.
Nel 1941 alla Mostra di Venezia vince la futura Coppa Volpi per il film Caravaggio, pittore maledetto, e sempre in quell’anno il celebre La cena delle beffe lo consacra definitivamente come “divo” del cinema. Il film, diretto da Alessandro Blasetti, è un dramma in costume che si svolge nella Firenze dei Medici.
Lavorerà con Alberto Lattuada e con Anna Magnani come co-protagonista, nel 1957 viene scelto da un Federico Fellini ormai affermato, per recitare in Le notti di Cabiria un ruolo di divo in decadenza. Sempre nel 1957 Nazzari sposa Irene Genna, attrice italo-greca, da cui un anno più tardi nascerà la figlia Maria Evelina. Dopo oltre vent’anni di successi, negli anni ’60 arrivano le prime delusioni: la più grande è il ruolo del principe Salina nel Gattopardo di Visconti, proposto a lui, ma che va poi a Burt Lancaster per ottenere finanziamenti da una casa di produzione americana.
In Italia si apre la stagione d’oro della commedia all’italiana, ma salvo qualche sporadica eccezione (Frenesia dell’estate di Luigi Zampa e Il gaucho di Dino Risi) , Nazzari si rifiuta di interpretare questo tipo di copioni. Sarà lui stesso a dire poi di aver rifiutato per una questione di gusto e di rispetto verso sé stesso e verso il pubblico. Qualche soddisfazione arrivò invece dalla televisione, dove fu protagonista dei rifacimenti televisivi di due dei suoi film più celebri, La cena delle beffe e La figlia del capitano.
Nel 1969 la Rai gli dedicò ben otto prime serate per trasmettere una retrospettiva dei suoi film più celebri. Il ciclo ottenne altissimi indici di ascolto e di gradimento. Grazie a un timbro di voce profondo e virile, Amedeo Nazzari è uno dei pochissimi attori italiani della sua epoca a non essere mai stato doppiato.
È sepolto al cimitero monumentale del Verano di Roma.
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