Nasceva 85 anni fa, a Guasila, nella Trexenta, colui che da tanti viene indicato – insieme a Sergio Atzeni e Salvatore Mannuzzu – come uno dei maggiori autori della Sardegna contemporanea, prosecutore di quella schiera che annoverò prima di lui autori del calibro di Grazia Deledda, Emilio Lussu e Salvatore Satta. Morto poco più di un anno fa a Settimo San Pietro, Giulio Angioni è tutt’ora ricordato con affetto in tutta la Sardegna. A lui sono stati dedicati un Premio letterario e il Festival dell’Altrove, di scena a Guasila proprio in questi giorni.

Poeta, saggista e antropologo culturale, disciplina quest’ultima per ottenne un incarico presso l’Università degli Studi di Cagliari, Angioni fu soprattutto scrittore. Il suo ultimo romanzo, Sulla faccia della terra, mise in scena ancora una volta quella Sardegna alla quale spesso si era dedicato già in passato. Nella sua ultima fatica, infatti, il racconto si incentra sul una serie di vicende ambientate nel Duecento, in un’Isola allora disputata fra genovesi e pisani.

Dopo la laurea in lettera dedicò buona parte della propria vita a formarsi e lavorare in giro per l’Europa, passando dalla Sardegna alla Francia, dalla Germania fino all’Università di Oxford. In Sardegna fu tra i co-fondatori, insieme a Michela Murgia e Marcello Fois, del Festival Letterario di Gavoi.

È il 14 marzo del 1914 quando Giuseppe Leporeddu, arzanese, viene arrestato nelle campagne di Villagrande. I fatti si evincono da un telegramma inviato dai carabinieri di Lanusei al comando della Divisione di Cagliari Esterna (come scritto nel libro, scritto da Giovanni Ricci, Sardegna Criminale).

Sono le 4:30 quando – nei pressi della stazione ferroviaria di Villagrande – due sconosciuti scappano alla vista della pattuglia composta dal brigadiere Milan Fioravante e dai carabinieri Antonio Chessa e Francesco Pisanu.

Al fermo, i due esplodono verso i militari quattro fucilate. Il brigadiere viene ferito al gomito – una ferita comunque lieve, visto che in venti giorni, si dice, sarà guarita – ed è a questo punto che i militari rispondono al fuoco. Uno dei due sconosciuti, forse ferito, fugge montando in fretta e furia a cavallo. L’altro, incolume, finisce in arresto. È Giuseppe Leporeddu, trentaduenne pastore pregiudicato di Arzana. Vengono sequestrati dieci maiali – “ritenuti furtiva provenienza” – e il coltello dell’uomo.