Lo sapevate? Perché gli abitanti del quartiere Villanova a Cagliari venivano chiamati “Panetteris Inforra Christus”?

Sapevate che gli abitanti del quartiere Villanova di Cagliari venivano chiamati "Panetteris Inforra Christus", ossia "panettieri che infornano Cristo"? Dietro questo curioso soprannome si nasconde una storia antica e affascinante che mescola tradizioni, leggende e un pizzico di ironia, elementi tipici della cultura cagliaritana.
Lo sapevate? Perché gli abitanti del quartiere Villanova a Cagliari venivano chiamati “Panetteris Inforra Christus”?
Perché gli abitanti del quartiere Villanova a Cagliari venivano chiamati sino a non molti decenni fa “Panetteris Inforra Christus”, “panettieri inforna Cristo”?
Sapevate che gli abitanti del quartiere Villanova di Cagliari venivano chiamati “Panetteris Inforra Christus”, ossia “panettieri che infornano Cristo”? Dietro questo curioso soprannome si nasconde una storia antica e affascinante che mescola tradizioni, leggende e un pizzico di ironia, elementi tipici della cultura cagliaritana.
I cagliaritani, da sempre noti per il loro carattere gioviale e pungente, amano attribuire soprannomi, o come si dice in dialetto, “allumingius”. Non risparmiano nessuno, neanche loro stessi, e si divertono a scherzare anche sulle cose più sacre. È una tradizione che risale a molti secoli fa, quando la città era suddivisa in quattro quartieri principali: Castello (Castrum Karalis o Castedd’e Susu), Marina (in origine Lapola), Stampace e Villanova. Questi quartieri, che esistevano già dopo la distruzione dell’antica capitale giudicale Santa Igia, avevano ognuno la propria identità ben distinta, e i loro abitanti, pur condividendo lo stesso territorio, amavano sfidarsi in rivalità campanilistiche. Si deridevano a vicenda, si attribuivano soprannomi coloriti, e questa competizione goliardica rispecchiava la vita quotidiana di una Cagliari medievale, dove l’umorismo era una valvola di sfogo per una vita spesso dura, specialmente per le classi popolari.
Tra questi quartieri, Villanova, situato ai piedi del Castello, era noto per la sua forte devozione religiosa. Tradizionalmente abitato da contadini e artigiani, fu uno dei quartieri più recenti a svilupparsi, e nonostante la sua popolazione fosse piuttosto modesta, spiccava per la presenza di numerosi panettieri. Proprio questa categoria professionale, però, divenne oggetto di uno dei soprannomi più singolari e apparentemente contraddittori della storia cittadina: “Panetteris Inforra Christus”, che significa letteralmente “panettieri che infornano Cristo”.
Ma qual è il motivo di questo nome? La storia risale al Medioevo, in un’epoca in cui la vita era spesso segnata da privazioni e difficoltà. A causa di una grave scarsità di legna, essenziale per alimentare i forni, i panettieri di Villanova si trovarono di fronte a una scelta disperata. Non potendo interrompere la produzione di pane, fondamentale per la sopravvivenza della comunità, furono costretti a bruciare crocifissi di legno come combustibile. Questo gesto, apparentemente blasfemo, in realtà era una necessità imposta dalla povertà, ma la contraddizione tra la loro profonda religiosità e l’uso dei crocifissi per alimentare i forni colpì profondamente l’immaginario collettivo.
Così, il soprannome “Panetteris Inforra Christus” si diffuse rapidamente, diventando una sorta di “punizione ironica” per quegli abitanti che, sebbene devoti, si erano trovati nella situazione paradossale di dover bruciare simboli sacri per preparare il pane. Questo soprannome, oltre a rappresentare una beffa storica, racconta anche una verità: la vita nel quartiere era intrisa di fede, ma anche di sacrifici, e talvolta la necessità costringeva a compiere gesti che, senza il contesto, potevano sembrare impensabili.
Oggi questa vicenda è un racconto che ogni guida turistica di Cagliari conosce e ama raccontare ai visitatori, poiché permette di scoprire un aspetto unico della cultura e del passato della città. I turisti rimangono affascinati non solo dal folklore, ma anche dalla consapevolezza che, dietro all’ironia di quel soprannome, c’è la storia vera di una comunità che ha saputo affrontare le avversità con ingegno e resilienza, mantenendo sempre vivo il proprio spirito di autoironia.

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