Sa siccagna e i parassiti: un “male oscuro” sta colpendo i boschi della Sardegna: le foreste di querce si stanno seccando.
Un grave fenomeno sta colpendo i boschi della Sardegna: la combinazione di siccità e infestazioni parassitarie sta causando il rapido deterioramento delle foreste di querce.
Siccità in Ogliastra (Foto Sardegna Foreste).
Le aree più colpite si estendono tra Uta, Capoterra, Assemini, fino al Sarrabus, il Gerrei, e salendo verso Ogliastra, Gallura, e alcune zone del Supramonte. Interi tratti di vegetazione stanno soffrendo sotto la pressione di condizioni climatiche avverse e malattie che minacciano di trasformare ampi territori boschivi.
In poche settimane, migliaia di ettari nel Monte Arcosu sono stati devastati, con alberi che progressivamente si inaridiscono e muoiono, lasciando dietro di sé un paesaggio desolante. Nonostante l’urgenza della situazione, sull’isola non è stato ancora adottato un piano integrato di gestione.
L’allarme è stato lanciato dai rappresentanti del Tavolo tecnico fitosanitario regionale, che hanno evidenziato due fenomeni distinti ma ugualmente preoccupanti: il disseccamento delle foreste nel settore orientale e il deperimento della quercia da sughero (Quercus suber). Sebbene con cause e sintomi diversi, entrambi rappresentano una seria minaccia per gli ecosistemi forestali sardi, richiedendo soluzioni interdisciplinari.
Siccità nel Sarrabus (Foto Sardegna Foreste).
Il disseccamento delle foglie e l’imbrunimento delle chiome, osservati soprattutto nelle leccete e nella macchia mediterranea della Sardegna orientale, sembrano strettamente collegati alla siccità prolungata dovuta alla riduzione delle precipitazioni negli ultimi anni.
Come riporta Sardegna Foresta in un documento si tratta de “Sa siccagna”, “male oscuro”, “morte e ingiallimento”, “devastazione silente” o “fuoco secco”. Sul web, sui social e ultimamente anche sui mass media, sono sempre più frequenti e preoccupanti i cenni al male dei boschi sardi.
Tutti questi interventi, preoccupati e non a torto, hanno però almeno due elementi da sfatare. Il catastrofismo e il disfattismo. In particolare è innegabile che la consapevolezza e l’attenzione, nelle istituzioni, ci sono eccome, così come la ricerca scientifica e lo studio di interventi di mitigazione con misure attive: le attività di monitoraggio fitosanitario ci sono, in bosco e nei vivai gestiti dall’Agenzia Forestas, per raccogliere dati sulla presenza e diffusione di microorganismi nocivi, con particolare riferimento alle specie di Phytophthora, pericolosi agenti di marciume radicale e del colletto (o collare radicale, il punto in cui il tronco si espande alla base dell’albero) sulle piante forestali. E c’è pure un alto livello di collaborazione, in particolare tra le Agenzie regionali, il CFVA, e le Università sarde e d’oltre mare.
La situazione è preoccupante, prosegue nel documento Sardegna Foreste, e lo è da diversi anni: emerge in modo importante anche “visivamente” nel Sarrabus-Gerrei, in Ogliastra, nell’area di Gutturumannu, e purtroppo anche nel Linas, in Gallura, e nel Mejlogu…per non parlare dell’area del Supramonte e le sue leccete plurisecolari.
Altrove si muove silente e sotto-traccia, ma è presente ovunque in Sardegna, come le cause – che sono climatiche. Più in generale: in tutti i versanti e gli ambiti boschivi rimasti in sofferenza dal punto di vista pluviometrico. Non è semplice fare qualcosa, e non è un problema di sola gestione forestale – un po’ come è successo con il bostrico in Alto Adige e nel nord italia – la situazione è complicata.
Si tratta inoltre di problemi ad ampia scala, osservabili e certamente osservati e studiati da tempo, anche dal sistema regionale: da almeno un lustro il problema si manifesta, e viene studiato, ed è noto – legato com’è a fattori a larga scala, non confinati alla singola regione geografica dell’Isola. Cause globali e ingovernabili a livello regionale: cambiamenti climatici in primis, che per i boschi si traducono in tre minacce:
disseccamento e indebolimento, incendi, attacchi fungini, agli apparati radicali.
La siccità e quindi le minori piogge stagionali (piove meno, piove in periodi dell’anno sempre più concentrati) provocano secchezza e arsura dei terreni con (troppo) frequenti alte temperature fuori-media climatica per (troppo) lunghi periodi, che indeboliscono le piante mettendo a dura prova gli organismi vegetali nei nostri boschi – anche le più resistenti come le querce: soffrono portate oltre gli ordinari limiti di resilienza – e poi arriva la Phytophthora, che sfrutta queste situazioni per diffondersi.
Forestas ci sta lavorando alacremente da anni, in collaborazione con il tavolo fitosanitario regionale, Agris, CFVA e gli esperti delle università sarde; al tavolo siedono tra i maggiori esperti scientifici a livello planetario su questa specifica patologia fungina e sulle conseguenze fitopatologiche. Per esempio da anni si lavora nel settore del “monitoraggio fitosanitario” anche nei vivai forestali regionali.
Dunque le principali cause, si è già detto, sono i fattori climatici (studiati e osservati da tempo): quando poi le radici vengono attaccate, c’è purtroppo assai poco da fare. Si può solo prevenire, difficilmente curare, a questa scala.
L’osservatorio siccità del CNR, nel dettagliato Bollettino di luglio 2022 segnalava che lo stress da calore era massimo in Sardegna. Quella situazione ormai si ripete, esacerbata, ogni anno. Tutti gli altri indici climatici sono preoccupanti.
L’indicatore delle condizioni della vegetazione (VCI, vegetation condition index) che è riferito alla vegetazione forestale la dice lunga sull’importanza dei boschi e sulla loro grande capacità di sopportare (sinora) le ondate di calore.
La relazione dell’EEA (Agenzia Europea per l’Ambiente) “Risorse idriche in Europa – Affrontare lo stress idrico: una valutazione aggiornata” presentava le più recenti conoscenze sulla disponibilità idrica in Europa sostenendo il passaggio dalla gestione delle crisi alla gestione del rischio.
La partecipazione a progetti europei integrati ha permesso a Forestas, sin dalla sua nascita, di assolvere alle proprie competenze in materia vivaistica, previste dalla Legge Forestale Regionale (LR 8(2016) e di far fronte, con maggiore efficacia, ai nuovi adempimenti dettati dal Regolamento (UE) 2016/2031 nelle misure di protezione contro gli organismi nocivi per le piante, entrato in vigore nel dicembre 2019. Inoltre concorre alla gestione fitosanitaria delle sugherete, risorsa economica di primaria importanza per la Regione, sperimentando con Agris e UniSS tecniche a basso impatto contro gli attacchi da insetti nocivi (potature ed eliminazione dei rami infestati) e metodi di monitoraggio.
Phytophthora indica un agente patogeno appartenente alla classe degli oomiceti costituito principalmente da specie responsabili di necrosi dell’apparato radicale su piante ornamentali e forestali.
Sono numerose le specie di questo patogeno e il loro numero è in continua crescita suscitando ultimamente una maggiore attenzione della Ricerca anche per i consistenti fenomeni di deperimento in ambiente vivaistico e purtroppo anche in foresta, registrati nelle ultime decadi su scala planetaria, attribuibili a questa (con-)causa.
Troppo spesso trascurata, ma non dai forestali, l’importanza degli alberi è riassunta anche in questo approfondimento pubblicato da Forestas nel 2022, mentre in quest’altro approfondimento si pone l’enfasi sui servizi ecosistemici del bosco.
Il diffondersi del clima siccitoso, sta portando evidentemente le regioni più a sud del Mediterraneo, come la nostra Isola, verso una prevalenza di formazioni dominate da specie arbustive a scapito di quelle arboree, sino al degrado rappresentato da formazioni a gariga. Questo processo è già in corso, visibile: con una velocità tale da non consentire adattamenti come in passato. È come se il “tempo evolutivo “ – quello disponibile alle specie boschive per adattarsi – sia passato dalla scala dei millenni a quella dei decenni. Un tempo inferiore a quello teoricamente necessario.
Effetto serra, emissioni inquinanti, piogge più intense e meno frequenti, siccità ed incendi che aumentano come gli eventi meteo estremi, sono l’effetto di una scala crescente delle energie termo-dinamiche in gioco nel bacino Mediterraneo. In questo contesto nuovo, la sfida maggiore per gli organismi dell’ecosistema-bosco è il binomio siccità – alte temperature, che colpisce prima di tutto gli alberi (anche perché sono quelli che offrono la maggior superficie vitale all’irraggiamento solare).
Aumentano le temperature e si restringe la finestra temporale in cui le piante beneficiano di piogge (spesso in quantità eccessive concentrate in pochi eventi ma intensi, dilavando il suolo) – unite alla siccità idrologica (meno acqua circolante nei bacini e nel sottosuolo) determina nelle piante – e soprattutto negli alberi – la riduzione della fotosintesi.
Tra i fattori collaterali e concorrenti, che aumentano le minacce per gli ecosistemi con velocità mai verificatasi prima della globalizzazione, andrebbe citata anche la diffusione di specie aliene e di patogeni, facilitata dalle attività umane e dai ridottissimi tempi di trasporto e movimentazione di uomini e merci. Questo ha un impatto importante e si aggiunge agli altri elementi di disturbo anche per l’ecosistema-bosco.
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