Tragedia a Nuoro: due morti e diversi feriti in una sparatoria
Una donna è stata assassinata nella notte dal marito, che le ha sparato con una pistola. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo avrebbe sparato anche a un vicino prima di fuggire, uccidendolo. Feriti gravemente anche due dei figli.
Tragedia a Nuoro: due morti e diversi feriti gravi in una sparatoria.
(NOTIZIA IN AGGIORNAMENTO)
Una donna è stata assassinata nella notte dal marito, che le ha sparato con una pistola.
Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo avrebbe sparato anche a un vicino prima di fuggire, uccidendolo.
L’uomo, un operaio forestale di Nuoro, ha sparato contro la sua famiglia, uccidendo la moglie, Gusi Massetti, 43 anni, e ferendo gravemente due dei suoi figli (come riporta L’Unione Sarda, la più grave sarebbe la figlia, appena laureata). Un terzo figlio è stato ferito in modo lieve, colpito di striscio.
Nella tragica escalation di violenza, l’uomo ha anche ucciso il suo vicino e proprietario di casa, Paolo Sanna, che si era affacciato sul pianerottolo, probabilmente allarmato dai colpi d’arma da fuoco.
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Monumenti sardi: Sa Scaba ‘e cresia, lo spettacolare tempio nuragico nel cuore delle colline dell’Alta Marmilla
Nel territorio di Morgongiori si trova questo straordinario e misterioso monumento di epoca nuragica ancora sconosciuto ai più. Il monumento nuragico - ancora sconosciuto al grande pubblico - è un tempio dedicato all'acqua tra i più grandi e scenografici dell’Isola e forse di tutto il Mediterraneo
Monumenti sardi: Sa Scaba ‘e cresia, lo spettacolare tempio nuragico nel cuore delle colline dell’Alta Marmilla.
Nel territorio di Morgongiori si trova questo straordinario e misterioso monumento di epoca nuragica ancora sconosciuto ai più. Il monumento nuragico – ancora sconosciuto al grande pubblico – è un tempio dedicato all’acqua tra i più grandi e scenografici dell’Isola e forse di tutto il Mediterraneo.
Il tempio è composto da 3 rampe di scale e venne edificato circa 3200 anni fa dentro la naturale frattura di una montagna. Attualmente, il terreno accumulato a causa di una frana occlude l’area di ingresso, per cui l’accesso all’antico sito archeologico è possibile solo grazie all’intervento di esperti speleologi.
Nel suggestivo paesaggio vulcanico del Parco del Monte Arci, vicino alla cima basaltica di Sa Punta ‘e Santu Marcu, nel territorio di Morgongiori, si trova sa Grutta ‘e is Caombus, conosciuta anche come la Grotta dei Colombi. Si tratta di una frattura naturale nella roccia, una diaclasi che si estende per circa 150 metri con una larghezza di appena un metro e mezzo, e si addentra nelle profondità della terra. Questa grotta, nota agli archeologi fin dalla metà del XX secolo, ha riservato sorprendenti scoperte. I primi esploratori che vi si avventurarono, dopo aver sceso il ripido ingresso, rimasero sbalorditi nel trovare, in perfetto stato di conservazione, una scalinata in pietra basaltica. La scala, di un metro di larghezza e composta da tre rampe, due delle quali visibili (con 24 e 22 gradini), era intervallata da pianerottoli e conduceva verso un misterioso sotterraneo di stretti e tortuosi passaggi, come descritto dall’archeologo Giovanni Lilliu, considerato il padre dell’archeologia sarda.
Alla base delle rampe si raccoglie l’acqua piovana, creando un ambiente quasi sacrale. Gli scalini, costruiti con blocchi di basalto squadrati, sono arricchiti da simboli scolpiti: incavi circolari usati probabilmente per riti lustrali e rilievi mammillari legati al culto della dea Madre, simili a quelli osservati in templi nuragici e tombe di Giganti. Questo complesso di elementi, insieme all’architettura della struttura, ha portato gli studiosi a identificare la grotta come un tempio ipogeico dedicato al culto delle acque, risalente probabilmente all’età del Bronzo recente (XIV-XII secolo a.C.). Il sito è stato battezzato sa Scaba ‘e Cresia, la “scala della chiesa”, ma nel tempo è stato danneggiato da saccheggi ad opera di tombaroli.
Attualmente, sa Scaba ‘e Cresia è considerato uno dei più importanti monumenti nuragici dell’alta Marmilla, e rappresenta il più grande tempio a pozzo dell’intera Sardegna. Tuttavia, l’accesso alla grotta è oggi riservato a speleologi esperti, poiché una frana ha bloccato l’ingresso originale. In passato, questo consentiva un accesso diretto alla scalinata, oggi raggiungibile solo attraverso passaggi naturali.
A poca distanza dall’ingresso della grotta si erge una struttura circolare a tholos, chiamata Funtana de su Prantu, la “fontana del pianto”, alta quasi tre metri e con un diametro di oltre cinque metri. Questa costruzione, originariamente coperta a falsa cupola, sembra essere strettamente legata al santuario e al culto delle acque, forse utilizzata dai sacerdoti per svolgere i loro riti. Le pareti interne, composte da massicci blocchi di basalto, presentano cinque nicchie che potrebbero essere state utilizzate come piccoli armadietti, analoghe a quelle delle capanne cerimoniali di altri importanti siti nuragici, come Su Nuraxi a Barumini o il santuario di Santa Vittoria a Serri.
Sa Scaba ‘e Cresia, oltre a essere un luogo di culto idrico, potrebbe aver avuto un collegamento simbolico con le divinità degli Inferi. Reperti archeologici e tracce di sacrifici suggeriscono che questo fosse un centro religioso di grande rilevanza, frequentato per oltre un millennio. Durante il periodo punico-romano, il tempio continuò a essere utilizzato come santuario dedicato a Demetra, come dimostrano il ritrovamento di lucerne, ceramiche, monete e vari oggetti in oro e osso. È probabile che nei dintorni sorgesse un complesso nuragico strettamente legato al tempio stesso.
Nel 2019 Roberto Giacobbo svelò – in esclusiva nazionale in tv nella trasmissione Freedom – Oltre il Confine – le caratteristiche di questo sito. Il conduttore e la sua troupe girarono lo speciale dedicato a Sa Scaba ‘e Cresia, calandosi, assistiti da un gruppo speleo – per la prima volta nella storia – con le telecamere televisive dentro al pozzo sacro.
Calarsi nella fenditura non è facile, occorre la presenza di esperti. Proprio per questo in pochissimi sono entrati e hanno potuto visitarlo. Dopo 5 tentativi, il giornalista di Voyager, riuscì a entrare attraverso il piccolissimo spazio tra le rocce, per lui alto più di due metri, non è stato facile. Alla fine ha davvero faticato a uscire dal cunicolo. Dopo essersi calato fino alla fine della spaccatura Giacobbo è giunto alla scalinata del pozzo. Grandi pietre squadrate, scolpite da uomini vissuti oltre 3mila anni fa, costituiscono i gradini, una piccola coppella e una sporgenza tondeggiante, scolpita in uno dei gradini, “un rilievo mammellare” suggeriscono che il pozzo fosse legato al culto della dea madre. Alla base della scala la presenza dell’acqua, così come nel pozzo di Santa Cristina e in molti altri nell’Isola, fa pensare che i riti che venivano celebrati in questi luoghi sacri fossero legati anche al culto dell’acqua.
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