Gli Stati Uniti sono il più grande mercato mondiale del vino rosato fermo, una tipologia sempre più di moda e di tendenza per la sua versatilità e la sua freschezza.

Anche in Sardegna si producono ottimi vini rosati fermi, molti dei quali realizzati con uve Cannonau, una tipologia che ben si presta ad essere vinificato in questo modo. I vini rosati fermi più celebri nel mondo sono infatti quelli della Provenza e provengono dal Grenache, vitigno strettamente imparentato proprio con il Cannonau Sardo.

Da anni i vini della Provenza hanno conquistato il mercato a stelle e strisce con esportazioni milionarie e brand che hanno convinto superstar di Hollywood a investire nel mercato del rosé, come Brad Pitt, proprietario di Domain Chateau Miraval. Ora anche la Sardegna si affaccia convintamente in questo grande mercato internazionale.

Il Cannonau Rosè So Chic !, prodotto nel Sarrabus da Jean-Paul e Isabelle Tréguer, coppia francese che si è trasferita a vivere a Villasimius per produrre questo vino, è arrivato in uno dei ristoranti italiani più celebri e affermati di Chicago, “Volare”.

Si tratta di uno dei primi luoghi in cui gli americani potranno assaporare questo vino rosato fermo prodotto 100% in Sardegna.

“Iniziamo con Chicago e dopo arriveremo in Florida e in Texas – raccontano i fondatori della cantina Tréguer & Tréguer -. Portiamo il Rosé Sardo a competere contro i Rosé de Provence per dimostrare che anche il Cannonau in rosé è una meraviglia”.

Nascosto tra i boschi e le distese di asfodeli alle pendici del monte Tamara, nel territorio di Nuxis, il pozzo sacro di Tattinu continua ad affascinare studiosi e visitatori. Un monumento silenzioso e enigmatico, la cui architettura fuori dal comune solleva interrogativi ancora irrisolti: frutto di precise scelte costruttive o custode di segreti che solo future campagne di scavo potranno rivelare?

Foto Nicola Castangia

La prima e più evidente particolarità rispetto ai tradizionali pozzi sacri nuragici è l’apparente assenza di un vestibolo o di altre strutture visibili in superficie. Il percorso verso l’acqua inizia direttamente con una lunga scalinata di 28 gradini, che incide il terreno formando un vuoto rettangolare. Alla base, si apre un vano d’acqua lungo poco più di otto metri e largo appena uno, incorniciato da pareti che accompagnano lo sguardo fino alla camera sotterranea.

Foto Fabrizio Bibi Pinna

La struttura del pozzo è a dir poco insolita: ha una sezione “a bottiglia” e una pianta ellittica, soluzioni raramente documentate nel panorama nuragico. Alta circa cinque metri, la camera è coperta da una volta a tholos, realizzata con blocchi di calcare perfettamente lavorati, integrati da ciottoli accuratamente disposti.

Foto Lucia Corda

A breve distanza, avvolti dal verde del bosco, si trovano i resti di un villaggio nuragico, testimone silenzioso di un passato che ancora parla attraverso la pietra.

Foto Lucia Corda

Si ringrazia per gli scatti Nicola Castangia, Lucia Corda e Bibi Pinna e il portale Sardegna verso l’Unesco.