Calcio e scommesse, la storia esemplare di Pisacane: quando i sogni e la dignità non hanno un prezzo
Cresciuto nei quartieri spagnoli, il numero 19 del Cagliari, giocava a calcio tra le strette vie della sua Napoli. Un cammino tortuoso, che lo ha fatto prima cadere, senza mai fargli perdere la voglia di combattere e poi rialzarsi per toccare con mano il suo grande sogno. Schiena dritta e sguardo fiero verso l'obiettivo, Fabio Pisacane è oggi icona del mondo rossoblù.
In questo periodo di calcio sporco e malato, “macchiato” dai legami di alcuni atleti con il mondo delle scommesse, vale la pena ricordare la storia di un uomo che è diventato una vera e propria bandiera rossoblù: Fabio Pisacane, ex stopper e oggi allenatore della Primavera del Cagliari.
Cresciuto nelle giovanili del Genoa, con cui ha debuttato in Serie B, Fabio Pisacane , difensore, ha dovuto lasciare il calcio quando ha scoperto di essere affetto dalla sindrome di Guillain-Barré, una rara malattia che l’ha portato prima alla paralisi e poi al coma, ancora giovanissimo.
Un gioco del destino, una prova difficilissima che ha messo a dura prova Fabio e la sua famiglia, ma che non lo ha mai fatto smettere di sognare. Il suo desiderio? Giocare in serie A. Fabio, lotta, si cura ma diventa anche un ragazzo più forte, ambizioso con una grande voglia di riscatto. La strada è lunga, ma lui non si arrende. Prima una lunga gavetta di prestiti nell’allora Serie C1 fino all’acquisto da parte del Chievo in comproprietà con il Lumezzane, dove rimane in prestito.
Quando è in Lombardia, nel 2011, conosce la parte marcia del calcio: il direttore sportivo del Ravenna, Giorgio Buffone, gli propone un accordo illecito (50.000 euro per far vincere il Ravenna), ma lui, il ragazzo cresciuto a pane e calcio nei quartieri spagnoli, schifato, denuncia. Accuse pubbliche e denunce, aiuta a scoperchiare il vaso di Pandora e insieme al difensore Simone Farina diventa il simbolo della lotta al calcio sporco, marcio, malato.
La Figc e la Fifa riconobbero la purezza e l’onestà di un giovane calciatore che ha scelto il calcio pulito e lo premia: Fabio Pisacane viene nominato ambasciatore. Prandelli lo convocò in nazionale.
Il quotidiano inglese The Guardian lo nominò atleta dell’anno nel 2018 per aver saputo battere una grave malattia.
Ma la strada del giocatore napoletano, che non aveva alcuna intenzione di lasciare il suo sogno chiuso nel cassetto è ancora lunga. Prima un passaggio a Ternana e poi due grandi stagioni in Umbria. Viene acquistato dall’Avellino, nel 2013. A 29 anni, in Irpinia incontra Massimo Rastelli, l’allenatore campano porta Fabio Pisacane al Cagliari, qui inizia la sua vera carriera calcistica.
L’esordio con i rossoblù avviene contro il Crotone in occasione della prima gara di campionato. Al termine della stagione 2015/16 conquista la promozione in serie A.
Il 18 settembre del 2016 debutta nella massima serie a 30 anni in occasione della gara Cagliari- Atalanta, vinta dai padroni di casa. Segna il suo primo gol nella massima serie il 28 maggio 2017 contro il Milan, siglando il gol vittoria del definitivo 2-1. Il suo è stato l’ultimo gol ufficiale segnato nello stadio Sant’Elia di Cagliari prima della chiusura dell’impianto.
Vestiti neri, sorriso tagliente, 29 tatuaggi e una cicatrice sotto l’occhio. Oggi Fabio ha trentasette anni, è sposato con Rosy, anche lei napoletana ed è padre di quattro maschietti, l’ultimo dei quali, Marco, è appena venuto al mondo: «Abbracciare loro vale più di ogni trofeo», ha più volte detto. Vive al centro di Cagliari, nel quartiere Marina. In campo e fuori dal campo è un ragazzo serio, diligente e molto umile. Ringrazia ogni giorno il calcio per averlo “salvato” dagli ambienti che lo circondavano nella sua infanzia.
Il capoluogo sardo piace tanto alla famiglia Pisacane. Fabio ha coronato i suoi sogni, compreso quello di diventare allenatore: dopo la prima esperienza da traghettatore della prima squadra prima dell’arrivo di Ranieri, la prima grande chance è quella di guidare la Primavera rossoblù.
Il messaggio di Pisacane è chiaro: «Nella vita non esistono scorciatoie per arrivare agli obiettivi che uno si pone, solo sudore e tanto coraggio. Se ce l’ho fatta io, ce la può fare chiunque altro».
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