In Sardegna ci sono due necropoli vicinissime che sfoggiano bellissime decorazioni

La decorazione più bella è quella che rappresenta un elemento verticale stilizzato a forma di volto con occhi e naso, che potrebbe rappresentare una divinità, forse la Dea Madre
A Pimentel, nella Trexenta, troviamo due necropoli risalenti al Neolitico finale (IV e III millennio a.C.), molto vicine tra loro ma con differenze significative in termini di sviluppo architettonico e decorazioni. Si tratta delle necropoli di Corongiu e S’Acqua Salida (nota anche come Pranu Efis), scavate in una grande massa di arenaria.
La necropoli di Corongiu accoglie due domus de Janas, disposte a poche decine di metri l’una dall’altra, ma solo quella ad est è caratterizzata da eleganti decorazioni incise e dipinte in rosso sulla parete dell’ingresso. Al centro del fregio superiore è presente un elemento verticale stilizzato a forma di volto con occhi e naso, che potrebbe rappresentare una divinità, forse la Dea Madre. Accanto ai lati del portello, puoi apprezzare spirali, doppi cerchi e figure a barca.
La necropoli di S’Acqua Salida, invece, è divisa in due nuclei distinti l’uno dall’altro di circa 150 metri. Il primo nucleo ospita quattro tombe di varie tipologie, tra cui pozzetti e sviluppo orizzontale. Vicino a queste tombe trovi un’area sacra con un focolare e delle coppelle, che probabilmente erano usate per i riti funebri. Nelle tombe del secondo nucleo, invece, troverai elementi decorativi come nicchie, banconi e pilastri, in particolare nella tomba VI. Infine, ricordiamo che le necropoli sono state scolpite con maestria in un grande banco di arenaria.

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Gianni e il suo pianoforte: a 88 anni dona musica e speranza all’ospedale oncologico

Gianni suona per chi lotta contro un tumore, per chi aspetta un esito, per chi entra con il cuore carico di paura o dolore. Ecco la sua storia.
All’ospedale Oncologico “Businco” di Cagliari, tra i corridoi silenziosi e le attese sospese, accade qualcosa di straordinario. Le note di un pianoforte si diffondono delicate nell’atrio, trasformandolo in un luogo più umano, più caldo. A suonarle è Gianni Vodret, 88 anni, un uomo d’altri tempi, distinto, sorridente, con lo sguardo gentile e le mani che raccontano una vita intera intrecciata con la musica.
Gianni, ex bancario con una passione incrollabile per il pianoforte, ha scelto – semplicemente – di donare il suo talento, come forma di volontariato. Suona per chi lotta contro un tumore, per chi aspetta un esito, per chi entra con il cuore carico di paura o dolore. Suona per chiunque si trovi lì, in quell’ora preziosa tra le 10 e le 11 del mattino, perché – come dice lui stesso – «fa bene».
È un gesto che non ha prezzo, né bisogno di applausi. “Perché lo faccio? Perché fa bene agli altri e fa bene anche a me,” raccontò qualche tempo fa e con umiltà durante un’intervista. “A volte chi ascolta si commuove. E mi commuovo anche io.” In quelle melodie raffinate, in quella scaletta che profuma di ricordi e delicatezza, c’è un modo di essere vicini senza parole. Di toccare l’anima, anche solo per un attimo. La sua musica scioglie i pensieri, porta leggerezza in un luogo dove si combatte spesso in silenzio. È una carezza invisibile, un abbraccio offerto con le dita sui tasti. Ogni nota è un dono. Un frammento di bellezza che resiste al dolore.
Gianni Vodret non è una leggenda, ma la sua storia sì: è la storia vera di un uomo che ha scelto di restare umano. Di coltivare un patrimonio prezioso – la musica, l’arte, la condivisione – e di tenerlo vivo dove serve di più. E così, senza saperlo, ogni volta salva un pezzetto di ognuno di noi.

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