Sardi eccellenti nel mondo: chef Pietro Vardeu e il suo ristorante “Sardinia” frequentato dai Vip a Miami
![Pietro Vardeu e Antonio Gallo proprietari di](https://www.vistanet.it/cagliari/wp-content/uploads/sites/2/2023/09/Pietro-Vardeu-e-Antonio-Gallo-e1693563210723-770x480.jpg)
Oltre 40 anni di esperienza fra le cucine degli States, oggi Pietro Vardeu è uno dei tanti isolani che portano lustro alla nostra terra in giro per il mondo. A Miami, "Sardinia" : le prelibatezze e vini di Sardegna fra il sole e il mare della Florida, tanto simili ai nostri.
Quasi si sente americano doc, sebbene non abbia dimenticato le sue origini del Golfo. Inglese fluente, ovviamente, ma la cadenza è quella sarda e i suoi piatti sono figli dell’Isola. Lo chef Pietro Vardeu è una delle tante eccellenze che oltremare, o per meglio dire oltreoceano, danno lustro alla nostra terra. Negli Stati Uniti quarant’anni di cucina sarda, un’avventura iniziata per amore e ancora oggi a Miami delizia i fini palati americani.
Per il ristorante un nome semplice e per chiunque un’efficace garanzia. Dal 2006, “Sardinia” è una realtà tra il sole e il mare della Florida, terra di esplorazioni ed avventure. Ma per Pietro l’esperienza sotto i cieli americani è iniziata già all’alba degli anni ’80.
Oggi Vardeu ha poco più di 60 anni e sulle spalle decenni di lavoro e manicaretti, fatti conoscere per gli States. Poi, l’avventura di Miami, circondati da isolette e casette eleganti, principale bacino di clienti per chi, come “Sardinia”, non può vivere solo di clienti. E le soddisfazioni sono tantissime “Ho iniziato con questo ristorante ed enoteca, ora abbiamo anche dei caffè sul mare, “Sardinia Beach Caffè”, due dei quali sono tra i migliori sulla costa, con servizio di spiaggia, hotel e ristorazione e molto altro”.
Il sardo piace agli americani? Eccome. Dall’acqua ai cesti di pane carasau e guttiau, con olio e rosmarino, alla crema di pecorino. E poi la fregula, i malloreddus, i formaggi, il miele. Poi la cucina al forno a legna, con un menù di pesce da leccarsi i baffi. E ovviamente tutto innaffiato da ottimo vino, come Vermentino, Turriga, Cannonau, e tanto altro di Sardegna.Tra i tavoli di “Sardinia” l’idea di stare sull’Isola c’è tutta.
Nostalgia di casa per Pietro? “Io qui ci sono da una vita. In Sardegna ci ritorno periodicamente, d’estate, ma il mio lavoro è qui”. Eppure, nella terra della Florida c’è qualcosa che allo chef Vardeu ricorda la sua Isola. “Noi siamo di fronte a uno dei porticcioli turistici più belli di Miami. L’acqua e il sole sono bellissimi e ricordano quelli di Sardegna, così come il clima. Anche qui come da voi, mentre da altre parti fa freddo e nevica, c’è tanto sole e caldo. L’inverno non lo conosciamo”.
E fra i tavoli e i fornelli di “Sardinia” tanti ospiti importanti, sia dall’Isola che dal resto del mondo. “Ci siamo fatti una cucina di tonno insieme a Luigi Pomata, ad esempio. Ho conosciuto Cracco e qui poi ho avuto come ospite, tra i vari, Joe Bastianich, quando ancora non era così famoso”.
Chilometri infiniti di distanza, 40 anni di lontananza e una carriera ormai più che navigata. Eppure, Pietro Vardeu non esclude un possibile ritorno in Sardegna. “Non per lavoro, certo. Nell’Isola ci faccio l’estate. Ma piano piano posso pensare, in futuro, a un ritorno alle origini”.
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In uno dei paesi più piccoli della Sardegna, c’è un museo dedicato alle streghe
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Volete visitare un posto particolare in occasione delle feste dei Santi e dei Morti? Volete capire come e quanto incidessero la stregoneria, la magia bianca o i malefici nelle zone interne dell'Isola? Vi piacerebbe passare il giorno di Halloween conoscendo le storie legate alle streghe della Sardegna? Bidonì è il luogo che fa per voi.
Lo sapevate? A Bidonì, uno dei paesi più piccoli della Sardegna, c’è un museo dedicato alle streghe.
Volete visitare un posto particolare in occasione delle feste dei Santi e dei Morti? Volete capire come e quanto incidessero la stregoneria, la magia bianca o i malefici nelle zone interne dell’Isola? Vi piacerebbe passare il giorno di Halloween conoscendo le storie legate alle streghe della Sardegna? Bidonì è il luogo che fa per voi.
Appena 140 anime e una tradizione particolare, Bidonì, minuscolo comune del Barigadu (uno dei più piccoli della Sardegna per numero di abitanti e superficie), nell’alto Oristanese può vantare un’esposizione del tutto originale, almeno per quanto riguarda la nostra Isola.
Si tratta infatti di una ricca e variegata mostra museale permanente, dedicata alla stregoneria, alle streghe e a tutto quanto possano far riferimento la magia e gli incantesimi.
Piccolo ma ameno, Bidonì si affaccia sulle sponde del lago Omodeo, lungo i monti del Marghine, e vanta un paesaggio ideale per le escursioni, le gite in canoa, e gli amanti del bird watching.
I primi documenti che attestano l’esistenza del villaggio da cui è sorto l’attuale borgo risalgono al 1157. Qui il tempo sembra essersi fermato: strade acciottolate, monumenti medioevali e antiche case in trachite rossa.
Tra questi edifici ce n’è uno del tutto particolare: sa ‘Omo ‘e sa majarza (la casa della strega), un piccolo museo che racconta ed espone oggetti e manufatti legati al mondo della stregoneria e dell’Inquisizione in Sardegna. Oggi il paese, di tradizione agropastorale, fa parte dei borghi autentici d’Italia e della comunità ospitale Domos Rujas.
Il Museo S’Omo ‘e sa Majarza, nella sede del vecchio Municipio ristrutturato, è dedicato alla stregoneria, al diavolo e agli esseri fantastici delle leggende della Sardegna.
Si tratta di un percorso che porta alla luce la figura della strega e della magia in Sardegna, attraversando la medicina magica popolare, gli amuleti e le creature fantastiche e leggendarie della tradizione.
Una piccola esposizione su due piani ma molto ben articolata, fondamentale per capire un aspetto essenziale del popolo sardo.
Un tema affascinante, trattato con rigore scientifico e accuratezza, niente a che vedere con il fantasy e la morbosità 3.0; un’approfondita ricerca storica infatti ha consentito di incentrare la scelta grafica su xilografie di streghe e diavoli, datate tra XIV e XVI secolo, che coinvolgono emotivamente il visitatore e lo introducono nel mondo delle credenze popolari e delle più terribili maledizioni.
Il percorso museale, unico nel suo genere in Sardegna e uno dei pochi in Italia, parte dalle divinità dei morti dei Romani, spazia nei secoli per poi arrivare all’Inquisizione, durante la dominazione spagnola nell’Isola (che qui fece molte vittime) e al “Malleus Maleficarum”, il libro pubblicato nel 1486 che diventerà la guida in tutti gli interrogatori per stregoneria.
Il “Malleus” fornì le basi teologiche per le torture più crudeli che portarono alla morte di migliaia di innocenti, soprattutto donne, accusate di stregoneria e di malefici.
All’interno del museo il visitatore ha la possibilità di compiere una sorta di viaggio spazio-temporale che lo porterà a conoscere antiche storie di esoterismo, racconti di janas e cogas (esseri mitici della tradizione sarda), folletti, diavoli e streghe, presenze notturne che tanto facevano spaventare i bambini (e non solo) tra magia, suggestione, fascino e mistero.
Il museo conserva amuleti e portafortuna contro il malocchio, pozioni e sortilegi contro varie malattie e malefici come “sa mixina de s’ogu” e “sos fattuggios”: su koru, su kokku, ispuligadentes, occhi di Santa Lucia, e la cyprea.
In un angolo si scopre, poi, l’inquietante figura de “sa Filonzana”, una donna vestita di nero che tiene tra le mani un fuso e che simboleggia il sottile filo della vita che può spezzarsi in qualsiasi momento.
Interessante la ricostruzione dell’antro di una strega sarda del Cinquecento, tale Julia Carta di Siligo, tenuta prigioniera tra il 1596 e il 1606 e sottoposta a torture nelle carceri dell’Inquisizione di Sassari. È custodito anche “su carru de sos mortos” che, nelle antiche credenze popolari, avanzava, cigolando, per trasportare le anime dei defunti.
Poiché il carro poteva esser visto solo da chi doveva morire entro l’anno, incuteva terrore anche soltanto pronunciarne il nome.
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