Quando esplodono i suoi colori significa che la Primavera è arrivata in Sardegna in tutta la sua potenza: stiamo parlando dell'”Albero di Giuda”, più propriamente “Di Giudea” e detto anche comunemente “siliquastro” (cercis siliquastrum, il nome scientifico).

Quest’albero è assai diffuso nell’Isola e in particolare a Cagliari. In questi giorni il capoluogo sardo è letteralmente dipinto dai fiori color lilla-violaceo di questi bellissimi alberi che popolano il centro cittadino.

Ma perché ha questo nome così particolare? Le ragioni sono due. Il nome originale sarebbe “Albero di Giudea”, dal luogo di origine della pianta. La sua fioritura nei giorni vicini a Pasqua e alcune leggende cristiane hanno fatto in modo che la parola si evolvesse verso la forma oggi più conosciuta di “Albero di Giuda”, legando indissolubilmente la pianta all’apostolo che vendette Gesù per 30 denari.

Secondo la tradizione fu sotto quest’albero che si consumò il celeberrimo “bacio di Giuda”, quello che il tredicesimo seguace di Cristo diede al suo Maestro prima di tradirlo per sempre. Il suo suicidio, seguito al pentimento per il suo gesto, sarebbe avvenuto sempre sotto questa pianta. I suoi colori sono anche quelli dei paramenti sacri della Quaresima che precede la Pasqua cristiana.

Montevecchio, un tempo cuore pulsante dell’attività mineraria, oggi è diventata una delle aree simbolo della rinascita ambientale in Sardegna. Qui, tra boschi e radure, vive una delle popolazioni più numerose del Cervo Sardo (Cervus elaphus corsicanus), sottospecie endemica del cervo europeo.

Foto Agenzia Regionale Forestas

Questo animale, raro e affascinante, è diventato negli anni un vero emblema del territorio grazie ai programmi di salvaguardia avviati negli anni ’80, che hanno permesso di sottrarlo al rischio di estinzione.

Foto Agenzia Regionale Forestas

Passeggiando nelle aree che un tempo ospitavano la miniera di Montevecchio, oggi patrimonio naturalistico e culturale, non è raro imbattersi nei cervi che vivono liberi allo stato brado, offrendo ai visitatori uno spettacolo unico: un incontro diretto con la natura selvaggia, custode di biodiversità e memoria storica.

Foto Agenzia Regionale Forestas

Montevecchio si conferma così un luogo speciale, dove il silenzio della foresta e il bramito dei cervi raccontano una nuova storia: quella di un territorio che ha saputo trasformarsi da sito industriale a santuario naturale.