“Una razza ingannatrice”: ecco cosa scriveva Cicerone sui sardi
L'oratore, scrittore e avvocato romano non risparmiò insulti razzisti nei confronti dei sardi rei di aver chiesto l'incriminazione di un governatore romano dell'isola.
Gli scrittori e oratori classici latini dell’epoca dei romani non erano per nulla benevoli verso i sardi. Uno di loro, Cicerone, fu in modo particolare il più accanito contro gli abitanti dell’isola; nelle sue orazioni non risparmiò termini offensivi e razzisti.
Ma perché cotanto livore? Semplicemente perché gli isolani erano contrari all’assoluzione del governatore Marco Emilio Scauro, che accusavano di aver avvelenato Bostare, ricco cittadino di Nora, per impossessarsi del suo patrimonio, aver corteggiato insistentemente la moglie di un certo Arine e aver imposto alla popolazione il pagamento di tre decime, la terza delle quali servì a se stesso per arricchirsi ancora di più.
Cicerone non accettò questa ribellione e nell’orazione “Pro Scauro”, datata 54 a.C., descrisse così i sardi : «La razza più ingannatrice, come ci attestano tutti i documenti dell’antichità e tutte le opere storiche, è quella dei Fenici. I Punici, loro discendenti, non si sono mostrati, se pensiamo alle molte ribellioni di Cartagine, alle numerose violazioni e rotture di patti, figli degeneri. I Sardi, che discendono dai Punici grazie a un incrocio di sangue africano, non sono stati condotti in Sardegna come normali coloni ivi stanziati, ma come il rifiuto di coloni di cui ci si sbarazza».
E su Tigellio, musico e poeta sardo, disse: «Un uomo più pestilenziale della sua terra». Insomma, l’oratore romano non era proprio un gentiluomo. Oggi il suo nome viene adoperato anche qui da noi come metafora quando si vuole fare da guida a qualcuno che vuole visitare qualche luogo: “Ti faccio da Cicerone”, si suole dire. Peccato che Cicerone la nostra Isola non volesse neanche sentirla nominare.
[Articolo a cura di Stefania Lapenna e pubblicato a gennaio 2019]
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