A tu per tu con il designer Cesare Mascia: “Così dò un volto nuovo a bar e ristoranti in Sardegna e nel mondo”

Ci siamo fatti raccontare dal designer Cesare Mascia come nascono i progetti dei bar e dei ristoranti da lui ideati.
Scendendo dalle scalette di viale Regina Margherita a Cagliari si raggiunge una piazzetta diventata negli ultimi anni un luogo caro alla ristorazione cagliaritana. Qui, fino a poco tempo fa, sorgeva un semplice bar, uguale a tutti gli altri: un bancone, i tavolini e niente di più. Oggi quel locale è diventato il Cafè Lithium, un lounge bar dai colori vivaci e allegri con nuance di giallo e blu che si alternano a vetri e altri materiali naturali: le atmosfere ricordano quelle di un elegante caffè di Londra.
A immaginare la rivoluzione di questo piccolo bar del centro di Cagliari è Cesare Mascia, designer cagliaritano specializzato nella progettazione di locali commerciali. Un’impronta inconfondibile, la sua, che si ritrova in tutte le sue creature. Lo abbiamo conosciuto attraverso un tour nei luoghi da lui disegnati, tra colori che invocano allegria e gioia di vivere e ispirazioni dal mondo utilizzate per accompagnare i clienti nella loro esperienza enogastronomica.
Cosa vi aspettereste di trovare in un locale che si chiama “Pulcinella”? Vivacità, spensieratezza, leggerezza, ironia. Cifre stilistiche che si ritrovano tutte nel bistrò di via Santa Maria Chiara a Pirri. Sopra un pilastro c’è lo sguardo beffardo e rosso fuoco della maschera tradizionale napoletana, gli elementi del tipico barocco partenopeo foderano le pareti e il grande bancone centrale, il blu, il giallo e l’ottanio si fondono con elementi che richiamano la natura.
“Capita spesso che la gente mi scriva per chiedermi se il locale in cui erano appena stati fosse stato disegnato da me – ci racconta Cesare Mascia -. Nove volte su dieci rispondo di sì. Questo perché cerco di mettere un po’ di me in ogni luogo che immagino. E poi mi pongo l’obiettivo di fare qualcosa che ancora non c’è. Le persone riconoscono il mio stile e questo è per me motivo di grande soddisfazione”.
Chiacchierando con lui ci rendiamo conto di parlare con una persona non scontata, di cui risalta subito la curiosità per il nuovo e per il diverso. I viaggi, le esperienze professionali e di vita all’estero sono la benzina della sua creatività. Cesare Mascia ha trovato a Londra molti dei suoi stimoli più riusciti. Come per esempio “Il Macellaio” di Roberto Costa, il franchise di steakhouse di lusso che ha fatto conoscere alla City la tradizione italiana in fatto di fiorentine e norcineria. Qui si cena davanti al bancone della macelleria-salumeria a vista, seduti in tavoli fatti fare su misura da maestri falegnami sardi, con quadri di arte pop e lampadari colorati a fare da cornice. Nulla è banale, tutto è possibile, come nella migliore tradizione londinese.
La creatività, anche quella che può sembrare più estrema, è sempre al servizio dell’esperienza del consumatore. “Per il ristorante ‘Oplà la Pasta’, sempre a Londra, avevo bisogno di un elemento che facesse capire immediatamente al cliente in che luogo si trovasse – spiega il designer cagliaritano -. Così mi è venuto in mente di inserire un grande lampadario a forma di spaghetti. Chi entra intuisce subito che mangerà dell’ottima pasta italiana in un luogo simpatico e informale”.
Regno Unito, ma anche Hong Kong e altri luoghi nel carniere delle esperienze di Cesare Mascia, che vengono poi riportate in Sardegna in un’ottica di contemporaneità, con le mode del momento. Se c’è un locale cagliaritano in cui si respira aria internazionale è sicuramente Pith, prima smokehouse della Sardegna progettata da lui nel 2016.
Qui l’America è ovunque, sul piatto e tutto intorno: si tratta del primo locale cittadino in perfetto industrial, quando ancora questo stile architettonico non era di casa in Sardegna. Acciaio, pietra, legno e altri materiali si mescolano per creare un’atmosfera minimalista che mette in risalto il vero protagonista: ciò che finisce nel piatto, in questo caso la carne.
E mentre ci salutiamo Cesare ci lascia con una frase che riassume la sua filosofia: “Puoi avere il prodotto più buono del mondo, ma se il locale è brutto la gente non entra. La prima cosa che si guarda è l’estetica, solo dopo arriva il resto. Io cerco di unire il bello all’unicità, affinché ogni luogo resti nel cuore e nella mente di chi lo ha vissuto”.
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