Matrimoni da celebrare nei luoghi più belli di Cagliari: la campagna del Comune
Undici luoghi (bellissimi) a Cagliari in cui celebrare matrimoni e unioni civili: ecco quali sono
Il Comune di Cagliari, con dei video, lancia la nuova campagna di comunicazione volta a promuovere le location cittadine in cui celebrare matrimoni e unioni civili.
Oltre alle location istituzionali del Palazzo Civico di via Roma (Sala Matrimoni) e della Municipalità di Pirri, saranno 11 i “posti del cuore”: Castello di San Michele, Terrazza del Bastione di Saint Remy, Antico Palazzo di Città, Lazzaretto di Sant’Elia, Giardini Pubblici, Parco dell’Ex Vetreria, Il Ghetto, Spiaggia del Poetto (con undici postazioni) e i privati Palazzo Doglio, Convento di San Giuseppe e lo stabilimento Il Lido.
In questa veste di protagonista il capoluogo isolano rappresenta un esempio di città a misura d’uomo, moderna, sostenibile, ecologica e di impatto dal punto di vista architettonico e naturalistico. Un mix di ingredienti che, uniti ad un clima invidiabile, ne fanno uno scenario ideale per coronare il sogno di una vita in tutte le stagioni.
La campagna si articola in tre video – informativo, emozionale e di focus sulle location – arricchita da immagini fotografiche che aiutano a cogliere le bellezze dei luoghi e raccontano l’unicità dei siti “fuori dal Comune” con testi informativi e testi che ne descrivono gli scenari suggestivi.
Il video evocativo inoltre accoglie una “call to action” in lingua inglese, così da rivolgersi anche a un’utenza straniera più ampia
La campagna di comunicazione e informazione verrà veicolata dal 28 gennaio 2023 con cadenza quindicinale fino al 1 marzo 2023 per poi replicarla periodicamente durante l’anno, attraverso i canali istituzionali di informazione e i canali social del Comune di Cagliari, garantendo l’immediatezza della comunicazione e il raggiungimento di una utenza sempre più ampia.
“Negli ultimi anni – sottolinea l’Assessore agli Affari generali Marina Adamo – Cagliari è meta sempre più ambita per matrimoni e unioni civili, questo anche grazie alle sue locations da sogno “fuori dal Comune”. Attraverso questa nuova campagna di comunicazione intendiamo scalare la classifica delle top destination weddings promuovendo presso il più ampio pubblico possibile di coppie italiane e straniere tutta la bellezza e le potenzialità di Cagliari in questo settore”.
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Oggi è San Giorgio: sapevate che la bandiera della Sardegna è un tributo al Martire?
C'è però anche chi, coerentemente con le proprie origini, per non accettare simboli di dominazione, avrebbe scelto un altro vessillo: il desdichado, l'albero sradicato simbolo del giudicato d'Arborea, ultimo regno autonomo sardo a resistere alla protervia degli Aragonesi prima e degli Spagnoli poi.
Oggi, 23 aprile si celebra San Giorgio, il “Megalomartire” che secondo la leggenda e la tradizione fu capace di sconfiggere il drago.
La vera origine della bandiera della Sardegna, i quattro mori divisi da una croce rossa su sfondo bianco è fortemente legata proprio al Santo.
Il campo bianco diviso dalla croce rossa è infatti per tradizione il simbolo di San Giorgio.
L’origine del vessillo dei quattro mori, simbolo della Sardegna, è legato alle vicende belliche della Corona di Aragona, che dominò la Sardegna dal 1324 al 1479 (poi dall’unione con il regno di Castiglia nacque la Corona di Spagna). La tradizione vede le quattro teste del vessillo come le teste dei quattro capi saraceni sconfitti e uccisi da re Pietro I d’Aragona nel 1096 ad Alcoraz, dove l’esercito aragonese avrebbe ottenuto la vittoria unicamente grazie all’intervento di San Giorgio che apparve sul campo di battaglia nelle vesti di un cavaliere bianco con una croce rossa sul petto.
Il vessillo sarebbe quindi la celebrazione di quella vittoria. Nel tempo gli Aragonesi rimasero fedeli a San Giorgio. Poi alla fine del Quattrocento gli Aragonesi-Catalani concessero il simbolo dei quattro mori ai Sardi e conservarono i 4 pali rossi in campo giallo come proprio vessillo.
Nel 1718, dopo una piccolissima parentesi asburgica, la Sardegna passò al ducato di Savoia ma mantenne come simbolo la bandiera dei quattro mori. Nel tempo il simbolo è stato più volte interpretato: prima i mori avevano la barba e la corona, poi hanno messo la benda sugli occhi, benda sulla fronte, croce di San Giorgio più grossa, più fine, orecchino nel lobo sì, orecchino no, teste dei mori rivolte a sinistra, teste dei mori rivolte a destra. Interpretazioni, appunto, spesso legate alla connotazione politica dei rappresentanti politici.
Il vessillo da parte dei sardi è quindi un segno di sottomissione alla corona d’Aragona, fatto comunque proprio nel corso del tempo. I Sardi, infatti, sono restii a cambiare questo simbolo che, nonostante qualche piccolo cambiamento, viene mostrato, almeno in certe parti dell’Isola, con grande orgoglio.
C’è però anche chi, coerentemente con le proprie origini, per non accettare simboli di dominazione, avrebbe scelto un altro vessillo: il desdichado, l’albero sradicato simbolo del giudicato d’Arborea, ultimo regno autonomo sardo a resistere alla protervia degli Aragonesi prima e degli Spagnoli poi.
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