Lo sapevate? L’omicida di Santa Maria Goretti fu rinchiuso nel carcere di Castiadas
Alessandro Serenelli nel 1902 tentò di stuprare la giovane e, non riuscendovi, la ferì mortalmente. A seguito del presunto perdono ricevuto da lei in punto di morte si convertì e, dopo aver scontato 27 anni di carcere, lavorò come giardiniere e portinaio in diversi conventi. Maria Goretti venne poi proclamata santa dalla Chiesa cattolica.
Lo sapevate? L’omicida di Santa Maria Goretti fu rinchiuso nel carcere di Castiadas.
Nella colonia penale di Castiadas, nei primi del Novecento arrivò per scontare la pena Alessandro Serenelli, l’omicida dell’undicenne Maria Goretti, diventata santa per aver resistito al tentativo di stupro al costo della vita.
Alessandro Serenelli nel 1902 tentò di stuprare la giovane e, non riuscendovi, la ferì mortalmente. A seguito del presunto perdono ricevuto da lei in punto di morte si convertì e, dopo aver scontato 27 anni di carcere, lavorò come giardiniere e portinaio in diversi conventi. Maria Goretti venne poi proclamata santa dalla Chiesa cattolica.
Come riporta castiadas.com la storia della colonia penale cominciò l’11 agosto 1875. L’imbarcazione trasportava che sbarcò a Porto Sinzias portava trenta detenuti e sette guardie carcerarie. Guidati dal Cavaliere Eugenio Cicognani, si inoltrarono con molta difficoltà nell’entroterra, vista la fitta vegetazione e l’inesistenza totale di sentieri. Il territorio doveva apparire selvaggio e incontaminato. Obbiettivo dell’Ispettore Generale delle carceri era quello di stabilire una prima dimora, bonificare e risanare il territorio disabitato da secoli, 350 anni per l’esattezza. Arrivarono presto altri detenuti che aiutarono nell’opera di bonifica e di costruzione, e gli atti riferiscono che dopo il secondo anno, nella zona fossero presenti più di trecento forzati, tutti in possesso di esperienze lavorative precedenti nell’edilizia. Nel 1877 nasce, a sette km dal luogo di sbarco, la dimora dei carcerati. Si trovava sul promontorio di Praidis, fra due ruscelli, il Guttur Frascu e Baccu sa Figu. Presto furono attivi una falegnameria, officine di fabbri, una carpenteria e una infermeria. Entro la struttura principale oltre le celle e gli alloggi per i carcerieri si trovava la farmacia, un pronto soccorso, addirittura un ufficio postale e una stazione telefonica. Nelle zone che risultavano più malsane, non ancora bonificate, venivano costruite delle sedi periferiche, case di legno, atte ad ospitare un numero non superiore ai dieci detenuti. Interessante ricordare che alle finestre, per evitare il passaggio delle letali zanzare, venivano poste delle fitte reti metalliche. Dieci furono i distaccamenti, che consentirono non solamente l’indipendenza alimentare, ma consentirono un surplus nella produzione che venne dedicato alla commercializzazione. Le coltivazioni principali erano vigne, agrumeti, grano, cereali e legumi. I fitti boschi vennero in parte sfoltiti ed utilizzati per la produzione di carbone.
Si conta che nel 1918, nonostante le morti dei detenuti causate dalla malaria e dalle influenze la produzione di carbone fosse arrivata ai 1600 quintali e negli anni successivi questa soglia sarebbe stata superata. Agli inizi del novecento erano circa ottocento i detenuti che risiedevano nelle carceri, che intanto era diventata entità autosufficiente. Il detenuto doveva infatti sostentarsi con il proprio lavoro, e questo risultò uno dei metodi più efficienti per il successivo inserimento all’interno delle trame sociali. Solo i detenuti più disciplinati avevano la possibilità di lavorare all’aperto, sui campi, gli altri invece scontavano la propria pena all’interno del carcere. E secondo le attestazioni quella doveva essere una vita d’inferno. La Colonia Penale cessò di esistere definitivamente soltanto nel 1952.
Serenelli si convertì e, dopo aver scontato 27 anni di carcere, svolto lavori di fatica e chiesto perdono alla madre della vittima, chiese di entrare a far parte dell’Ordine dei frati minori cappuccini. Visse, svolgendo umili mansioni, in diversi conventi, l’ultimo dei quali a Macerata nelle Marche fino al giorno della sua morte, il 16 maggio 1970. Maria Goretti venne poi proclamata santa dalla Chiesa cattolica. Alla cerimonia di canonizzazione fu presente anche Alessandro Serenelli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA