Marocco nel cuore e Sardegna una seconda casa, El Mehdi e la sua comunità a Cagliari: la bella cultura del rispetto fra i popoli

In Sardegna è arrivato da bambino, trovando una terra calorosa e ospitale. E ora, diventato adulto e padre di famiglia, la considera una sua seconda casa. Ma sempre con il Marocco e la sua cultura nel cuore. Moulay Mahdi, El Mehdi, è uno dei tanti ragazzi della comunità del Cagliaritano. "Sarebbe bello per la nostra comunità che, in caso di finale o finalina, ci fosse modo di guardarla tutti insieme, marocchini e sardi, davanti a un maxi schermo".
C’hanno messo il bel gioco, il cuore e la fede. E ai Mondiali sono arrivati fra le prime quattro del globo. Con il lavoro e il rispetto, invece, nella vita sociale, hanno aiutato a creare un clima di integrazione, qui nella nostra Sardegna. Il Marocco ha scritto un’importante pagina della storia sportiva africana e la sua comunità racconta anni di professionalità e convivenza pacifica nell’Isola. Spesso costruita anche da chi è arrivato da bambino nella nostra terra, diventata a poco a poco la sua seconda casa.
C’è chi tra gli amici sardi e italiani lo chiama “Donato”, speculare corrispettivo italiano del suo nome. Moulay Mahdi ha 27 anni ed è uno dei tanti ragazzi marocchini della nutrita comunità sparsa nell’area vasta cagliaritana. Lui è arrivato qui da bambino, quando la sua famiglia, ormai vent’anni fa, aveva deciso di lasciare la città di Khouribga, a 120 chilometri da Casablanca, per cercare una vita migliore in Italia. E a poco a poco, tra scuola, amicizie e lavoro è diventato sardo-marocchino. Cultura araba e fede musulmana nel cuore, sì, ma unita alla convivenza e all’integrazione coi sardi. La parola “rispetto” sempre prima di tutto. “Per le donne? Ancor di più. Per la mamma, che ci porta in grembo per nove mesi e ci cresce; e certamente per la moglie, con la quale ci completiamo a vicenda”.
“C’è chi, come me, è arrivato in Sardegna da bambino, come ho fatto io con la mia famiglia”, racconta El Mehdi, “altri invece sono proprio nati qui. In generale, siamo abbastanza numerosi, distribuiti nel Cagliaritano, Quartu, Sinnai e Mara, ma ci sono tanti marocchini anche a Nuoro, Sassari e Olbia”.
Popolo marocchino conosciuto in terra sarda già dagli anni ’70-’80, grazie ai suoi “bazar”, quel commercio itinerante al dettaglio di qualsiasi cosa, dai tappeti ai vestiti, fino agli oggetti e ai prodotti per la casa. Tempi lontani, insomma, quando il mercato era tutto sotto casa; come quello dei sardi, del resto. Poi le cose sono cambiate e le persone si sono dovute adattare.
Oggi El Mehdi, padre di famiglia, lavora come libero professionista nella demolizione industriale e nel commercio del materiale ferroso. In tasca un diploma all’istituto “Meucci” e tanta formazione, trovando nell’Isola una terra ospitale. “Ho sempre grande rispetto per il Marocco e la cultura araba, ma considero la Sardegna come la mia seconda casa, con il suo ambiente, clima e cibo”. Dalle sue origini nessun ostacolo, quando ci sono dialogo e rispetto. “Io sono stato sempre educato alla fede musulmana, ma da bambino, nel periodo di Natale, mi capitava di partecipare comunque allo scambio di regali e vivere anche io questa festa insieme agli altri”. Poi i giochi e le numerose amicizie. “I bambini sardi venivano a casa mia e io andavo da loro. Non potevo mangiare la carne di maiale, ma nessun problema, perché c’erano alcune mamme che mi preparavano il panino con il tonno, ad esempio. E uno dei miei compagni delle elementari ancora oggi, adulti e sposati, è ancora il mio migliore amico”.
Studio, lavoro e integrazione, dunque. Sempre nel rispetto delle proprie origini. Il connubio perfetto per una sana convivenza fra popoli. “Mia cugina ha un diploma conseguito con ottimi voti al Turistico e conosce tante lingue, ovviamente arabo e sardo compresi. Mio figlio ha due anni e come me anche lui farà le scuole in Sardegna. Crescerà qui, e forse in un clima migliore rispetto a quando ero bambino io, perché ai tempi le persone non sempre ci conoscevano e talvolta apparivano un po’ diffidenti”.
Lingua araba e lingua sarda, religione cristiana e musulmana, un grande incrocio nella nostra Sardegna. Al centro, comunque, sempre la cultura del rispetto reciproco. “Non importa quale sia il tuo credo o la tua condizione. Puoi essere di qualunque fede, ma se hai bisogno, so che devo aiutarti; se ti capita un evento lieto, so che devo complimentarmi con te; allo stesso modo starti vicino nelle circostanze tristi. Questo è il rispetto”.
Passioni e sogni nel cassetto per Mehdi. “Mi piacerebbe avere un’impresa tutta mia, un giorno”. Poi, l’entusiasmo per questo straordinario Marocco ai Mondiali. “Sarebbe bello per la nostra comunità che, in caso di finale o finalina, ci fosse modo di guardarla tutti insieme, marocchini e sardi, davanti a un maxi schermo montato a posta”.

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