Gabriele Casanova, cuore sardo e radici baschire: storia di un popolo lontano e passioni di un ragazzo di 18 anni
Alzi la mano chi conosce il popolo baschiro. Probabilmente pochissimi, soprattutto in Sardegna. Non Gabriele Casanova, 18enne cagliaritano, che per parte di madre ha ereditato questa cultura. E nel capoluogo rappresenta un pezzo di questa terra lontana, ma forse, sotto certi aspetti, vicina alla nostra Isola.
Alzi la mano chi conosce la repubblica del Bashkortostan. Probabilmente in pochissimi, soprattutto in Sardegna. Tra questi, però, c’è il 18enne cagliaritano Gabriele Casanova. Nei suoi occhi lo sguardo del popolo baschiro, affine, tra l’altro a quello ormai comune dei kirghisi; nel suo cuore grandi passioni, come quella per la cultura, le lingue e la politica.
Classe 2004, studente all’ultimo anno di liceo linguistico, Gabriele è figlio di papà sardo, con ascendenze forlivesi, e mamma baschira, nata in Uzbekistan e un passato da orafa in Russia. Un connubio di culture e terre lontane, ma per il giovane guai a parlare di “nuovo cagliaritano”. Gabriele infatti si sente fieramente sardo. “Non mi piace nemmeno definirmi metà italiano e metà baschiro”, commenta, “perché credo che nel mio sangue si mescoli, sì, una multiculturalità, ma la mia è sempre una, quella sarda”.
Con grande calore, Gabriele racconta la storia della lontana Baschiria, nella regione storica della Bascardia, all’interno della Federazione russa. Un passato lunghissimo, che affonda le sue radici nel primo secolo dopo Cristo. Dalle guerre di Gengis Khan allo zarato russo, arrivando al periodo napoleonico: un continuo susseguirsi di popoli, leggende ed eroi. Tra i vari, Ahmedzeki Velidi Togan, considerato ancora oggi padre della repubblica e della nazione, ai tempi della rivoluzione russa dell’ottobre 1917. Dal 1993, tre anni dopo la proclamazione di sovranità, il Bashkortostan fa parte della federazione russa.
“Diciamo che, viste le origini diverse dei miei genitori, non sono cresciuto vivendo in casa la cultura baschira e mi ci sono approcciato dopo diversi anni, attraverso alcuni form specializzati”, spiega Gabriele, che nell’Isola rappresenta un pezzo di questa terra tra Europa e Asia. “In Italia ci sono diversi baschiri, ma tendono a confondersi, talvolta anche volontariamente, coi russi. A me invece piacerebbe che questo popolo evidenziasse le sue differenze e specificità, distinguendosi”.
Dalle remote origini sino alle guerre mondiali, Gabriele racconta l’ultimo ventennio di un Paese e il suo difficile rapporto con la Russia. E in mezzo alla storia, c’è anche un grande interesse per le lingue, come quella cinese, studiata a scuola. “In generale, penso che le lingue possano essere sempre la chiave giusta per capire ed entrare dentro le persone”. E naturalmente, quella baschiria non può mancare. “Si tratta di una lingua imparentata col tataro del Volga, il kazako e il kirghiso”, spiega, “Ho iniziato a studiarla autonomamente attraverso varie fonti e parlandola, online, con persone che la conoscono davvero bene. In Baschiria, ad esempio, molte persone parlano una lingua profondamente contaminata dal russo. E questo è un aspetto comune al sardo, spesso mescolato a parole italiane che hanno sostituito quelle originarie di alcune varietà dell’Isola”.
Radici baschire e cuore sardo, dunque, per il giovane Casanova. “Ci andavo ogni estate, prima della pandemia, dato che lì ho diversi parenti. Ma io sono sardo e ho studiato la lingua dell’Isola, avvicinandomi ad essa anche attraverso carte e documenti storici. Per me, poi, è fondamentale scriverla in maniera corretta, a differenza di quanto fanno molte persone”.
Sardegna e Bashkortostan forse mai così vicine, soprattutto nella mitologia. “Quella baschira, la adoro. Come la storia degli Shardana per i sardi. Raccontano storie, fatti e personaggi di un popolo, che sono patrimonio comune”.
La lingua come storia di un popolo, quindi, e conoscerla, almeno nelle sue forme basilari, diventa imprescindibile. Anche se talvolta per le persone cambiare visione delle cose non è facile. “Spesso la gente si ferma allo status quo, senza guardare altro. Ma a me piacerebbe provare a dare idee diverse alle persone. Per questo mi piacerebbe perseguire la strada della politica”. Ovviamente, anche sulla lingua sarda. “Mi piacerebbe che nell’Isola la gente prenda coscienza delle sue radici. Come già succede in Catalogna, vorrei che le persone scrivano e parlino la lingua sarda nella quotidianità”.
E sulla cultura baschira nessun dubbio. “Questo popolo esiste e lo si deve gridare. Vorrei che un giorno, parlando con la gente e spiegando le mie origini, non sia necessario spiegare la storia di questa terra e di questa cultura, perché già nota”.
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