Lo sapevate? Da dove deriva il termine Lapola, vecchio nome del quartiere cagliaritano della Marina?

Uno dei quattro quartieri storici della città di Cagliari, insieme a Castello, Stampace e Villanova, è il quartiere Marina, una zona della città a vocazione marinara e che al mare ha sempre guardato. Quartiere che sin da epoca antichissima è sempre stato un luogo di incontro di genti e culture, proprio come adesso. Un tempo si chiamava Bagnaria, poi La Pola (o Lapola). Da dove deriva questo nome?
Lo sapevate? Da dove deriva il termine Lapola, vecchio nome del quartiere cagliaritano della Marina?
Uno dei quattro quartieri storici della città di Cagliari, insieme a Castello, Stampace e Villanova, è il quartiere Marina, una zona della città a vocazione marinara e che al mare ha sempre guardato. Quartiere che sin da epoca antichissima è sempre stato un luogo di incontro di genti e culture, proprio come adesso. Un tempo si chiamava Bagnaria, poi La Pola (o Lapola). Da dove deriva questo nome?
Il quartiere, da sempre luogo di commerci, scambi, anche culturali e sociali, sin dall’antichità, fu creato dai pisani nel XIII secolo su una preesistente zona romana derivata da un accampamento militare, per ospitare le abitazioni dei lavoratori portuali e non ha sempre avuto il nome che gli viene dato oggi. Aveva mura e bastioni.
L’area della Marina era sicuramente abitata in età romana, di cui si trovano testimonianze architettoniche nell’area archeologica presso la chiesa di Sant’Eulalia, dove gli scavi condotti hanno portato alla luce una porzione di strada lastricata e, ai lati, resti di abitazioni. Nell’area sottostante la cinquecentesca chiesa di Sant’Agostino sono invece presenti resti di ambienti riferibili a un edificio termale.
La Marina veniva chiamato anticamente “La Pola” (o anche, tutto attaccato, Lapola). Un termine di significato incerto, il quale forse identificava una banchina o altra parte del porto e poi utilizzato per indicare l’intera area e che deriva proprio dal pisano.
Come riporta Francesco Alziator in “L’Elefante sulla torre”, che riporta a sua volta informazioni tratte dal Chorographia Sardiniae di Giovanni Francesco Fara, il nome La Pola dato al quartiere deriva dal termine pisano medievale làppola che significava “palizzata”. Una vera e propria palizzata di legno si trovava infatti in mare davanti al quartiere e serviva a creare una sorta di posto di blocco per decidere chi far entrare o non far entrare in città. L’accento fu spostato in avanti, probabilmente per una maggiore familiarità fonetica locale e divenne Lapola o La Pola. Con la dominazione aragonese si inizio a preferire il nome Marina.
Il borgo di Bagnaria, la cui forma non è nota, si conosce attraverso la citazione della chiesa di San Leonardo (non più visibile perché sostituita alla fine del XVI secolo dalla chiesa di Sant’Agostino Nuovo); si ritiene che il nome del quartiere fosse questo dal primo Duecento.
In relazione con il Borgo di Bagnaria viene fondato il Castello di Cagliari da parte dei pisani, intorno al 1216; un documento del 1217 lo cita indicandolo come “…super Bagnariam edificato”. Il nome di Bagnaria viene adoperato per indicare l’area del porto ancora nel primo Trecento. Sul nome c’è anche un’altra teoria. Il quartiere prende il nome di Lapola e con tale denominazione attraversa la sua fase di principale sviluppo medievale, da borgo mercantile a quartiere murato della città pisana. Nell’ultima parte del Duecento si inizia ad adoperare tale nome in relazione ad una comunità mercantile che dispone di propri statuti e di un articolata struttura portuale dove la Leppula, probabilmente la macchina di sollevamento e carico delle merci, permetteva un rapido sviluppo delle attività portuali.
Il quartiere è oggetto, negli anni immediatamente successivi al 1327 e alla conquista aragonese della città, di un profondo rinnovamento urbanistico.
Parte del quartiere del porto, in particolare verso il mare, viene demolito e su di esso si ritraccia un reticolo di nuove strade ortogonali sul modello catalano e in particolare su schemi sperimentati dalla scuola tecnica di Montpellier.
La ricostruzione del progetto del piano urbanistico aragonese, per la prima volta individuato da Marco Cadinu nel 1995-98 (edito ed esposto in numerose conferenze pubbliche), ribalta il vecchio concetto storiografico che, ancora in quegli anni, indicava per il quartiere sul mare una derivazione da un reticolo stradale romano e una genesi da valle verso monte, sulla scorta degli studi di Dionigi Scano degli anni ’20 del Novecento.
La fondamentale scoperta permette di analizzare le strade del quartiere secondo la forma delle sue strade: i percorsi curvilinei a monte appartengono alla fase “pisana” mentre il reticolo regolare segna la parte più moderna.

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