Malamovida, degrado, cantieri infiniti: disagi e malcontento nei quattro rioni storici cagliaritani

I quattro rioni storici riuniti una assemblea plenaria. Tante le persone a partecipare. Castello, Stampace, Marina e Villanova manifestano il loro disagi e malcontento. Dai parcheggi selvaggi agli schiamazzi notturni, passando per il degrado e lavori in corso infiniti. "Nessun controllo. Abbandonati dalle istituzioni".
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Castello, Marina, Villanova e Stampace si riuniscono nella prima assemblea plenaria dei quattro rioni storici, nella scuola di via Piceno. Tutti pronti a esprimere disagi e malcontento.
“Il comitato Apriamo le Finestre alla Marina ha preso in comune le varie problematiche e queste spesso sono in comune fra loro”, le parole in apertura di Carmen Sulis. “Abbiamo incontrato l’assessore Mereu e vari dirigenti. Ma da loro solamente promesse”.
Nella prima storica assemblea dei quattro quartieri storici, che ha visto una nutrita partecipazione di persone, sono diverse le lamentele emerse, che toccano tematiche come sicurezza, degrado e abbandono.
“Il quartiere Castello ha le sue peculiarità”, le parole di Monica Zuncheddu, “È situato in una rocca e in salita. I disagi per gli abitanti sono amplificati. Ormai si parla di ‘transello’: lavori pubblici fermi da anni e tutto risolto con le transenne”. E ancora, “il decoro del rione è un’utopia. La linea 7 non può più passare nella via Lamarmora a causa dell’impalcatura nea vecchia scuola Manno. Senza dimenticare la malamovida, gli schiamazzi notturni, il problema della Ztl e i parcheggi impossibili per i residenti”. Immancabile, poi, legato agli ascensori, spesso guasti e le cui riparazioni vanno per le lunghe.
“Le istituzioni sono latitanti e ognuno scarica le responsabilità sull’altro”, le parole di Adolfo Costa di Stampace. “La situazione è di degrado sociale. Si deve vivere tutti insieme ma i residenti devono essere in primo piano”. Tanti i problemi nel rione. “La malamovida, disordini e gli alcolici venduti ai ragazzini. Poi paura e insicurezza, dovuta ad alcuni episodi di aggressione vicino alla zona Caritas di viale Sant’Ignazio”.
Problemi comuni, insomma, fra i quattro quartieri storici cagliaritani. “Molte cose sono figlie delle buone intenzioni ma tutto si è risolto nel menefreghismo generale”, le parole di Marco Masala di Villanova, “dal 2010 il problema della pedonalizzazione, con un’amministrazione disinteressata a risolvere il problema di quartieri diventati dormitorio”.
“Il degrado? È dovuto alla mancanza di programmazione in quartieri abbandonati da istituzioni e abitanti”, Sandra Orrù del rione Marina e del comitato Apriamo le Finestre. “Occupazione abusiva dei tavoli, parcheggi selvaggi e mancato controllo Ztl. Cosi come la movida alcolica. Sono problemi stratificati, ma niente è stato fatto”.

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“Il Dono”. A Bono il nuovo murale di Mauro Patta racconta un’antica promessa: sapete quale?

Il volto, scolpito in un’espressione di pacata solennità, è quello di una donna che porta con sé un sapere antico: la custodia delle tradizioni, il rito del tramandare. Ma cosa tiene tra le mani?
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Un gesto semplice, carico di significato, diventa monumento pubblico nell’ultimo murale firmato da Mauro Patta, realizzato nel 2025 a Bono, nel cuore della Sardegna. L’opera, intitolata “Il dono”, si sviluppa su una superficie di 72 metri quadrati, ma ciò che imprime nello sguardo è la sua delicatezza, il suo respiro intimo.
Al centro della composizione, una figura femminile. Il volto, scolpito in un’espressione di pacata solennità, è quello di una donna che porta con sé un sapere antico: la custodia delle tradizioni, il rito del tramandare. Si intuisce che tra le mani – non visibili – regge un cató, dolce tipico della cultura locale, offerto in passato dalla futura suocera alla promessa sposa. Un gesto silenzioso e profondamente simbolico, che parlava di accoglienza, di passaggio, di fiducia.
Il taglio dell’immagine è ravvicinato, quasi cinematografico. Non ci sono sfondi, né oggetti, eppure si avverte la presenza di una casa, di un tempo lento, domestico, carico di memoria. Patta sceglie di raccontare senza parole, affidando al volto e al gesto invisibile la forza evocativa del rito.
“Il dono” non rappresenta soltanto un passaggio tra due donne o tra due famiglie: racconta la trasmissione di un sapere femminile fatto di gesti quotidiani, di cucina e di cura, di attese e intese silenziose. È un sigillo d’amore, impastato di mandorle e zucchero, un augurio delicato ma duraturo, come le tradizioni che sanno rinnovarsi nel tempo.
Con questa nuova opera, Mauro Patta prosegue il suo lavoro di valorizzazione dell’identità sarda attraverso l’arte pubblica, restituendo alle comunità locali i volti e le storie che le abitano. Un ringraziamento speciale è stato rivolto al Sindaco Michele Solinas e a tutta l’amministrazione comunale di Bono, per il sostegno al progetto, e all’intera comunità per la calorosa accoglienza.

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