In Alto Agide le temperature sono già rigide, sullo sfondo del Druso le montagne innevate fanno da cornice a un match dagli animi caldi.

Il Cagliari ha bisogno dei 3 punti a ricordarglielo gli oltre 600 tifosi arrivati da più parti d’Italia per sostenere la squadra. Bisoli si presenta con un compatto 4-4-2. Liverani risponde con un 4-3-3 spostando Nandez nel trio d’attacco insieme a Falco e Lapadula, Obert laterale sinistro e Deiola a centrocampo.

Il primo tempo è un tet a tet continuo, ma senza un’idea precisa per i sardi. Sblocca la partita il Sudtirol a soli 6’ dal fischio d’inizio e il Cagliari che trova il pareggio al 39’, soffrendo tantissimo e rischiando anche sulle ripartenze. È il secondo tempo a dimostrare che il Cagliari è nettamente superiore al Sudtirol. Gli uomini di Liverani pressano e dominano al Druso, il vantaggio arriva al 76’ con un rigore calciato da Viola, ma hanno da rammaricarsi quando al 94’ regalano il pareggio al Sudtirol. Esplode il Druso. Il Cagliari ancora una volta non riesce a vincere.

Primo tempo. Sblocca la partita il SudTirol con Odogwu a soli 6’ dal fischio d’inizio. Prima azione offensiva dei padroni di casa che non sbagliano passando subito in vantaggio. Gol che viene verificato dal Var e confermato un minuto dopo. Prova a reagire il Cagliari con Nandez che 3’ dopo manda sopra la traversa. Al 22’ ci riprova Lapadula che spreca un cross di Falco. Il Cagliari crea pericoli, ma non conclude. Anche Obert spreca una palla inattiva, calciando sul secondo palo, ma troppo alto. Arriva al 39’ in pareggio dei rossoblù. La punizione conquistata dai sardi per un fallo di Rover viene calciata da Falco, Poluzzi para e respinge verso Gianluca Lapadula, che non sbaglia e sigla il gol dell’1-1. La risposta del Sudtirol è immediata, ma ancora manca la conclusione. Ultimi minuti del primo tempo tra botta e risposta al Druso di Bolzano. Il Cagliari spinge, ma i padroni difendono bene il pareggio. Quattro i minuti di recupero concessi da Baroni.

Secondo tempo. È un Cagliari diverso quello che si è presentato nella ripresa al Druso. Offensivo spinge per portare a casa il risultato. Tutti i sardi in questi primi minuti di gioco sono tutti nella metà campo avversaria. Cambia modulo Liverani, più offensivo con il 4-2-3-1. Sudtirol dopo 15’ è in difficoltà nel giro palla: a dominare sono i sardi. Mancano pochi minuti al 70’ e in campo si averte nervosismo: dagli spalti non mancano i fischi per Barone che non vuole perdere il controllo della partita. Baroni chiamato al Var per un contrasto tra Masello e Lapadula: è rigore. L’occasione per il Cagliari di passare in vantaggio si fa concreta. Al 74’ si presenta al dischetto Viola che con il suo sinistro sigla il vantaggio. Gol che viene festeggiato dal centrocampista sardi davanti agli oltre 600 tifosi rossoblù presenti al Druso. È infuocato l’ambiente, il Cagliari deve essere bravo a gestire il match, d’altronde il Sudtirol arriva da 8 vittorie consecutive. I padroni devono cambiare la gara, i ragazzi di Bisoli devono alzare il baricentro se vogliono il pareggio. Intano i sardi sembrano non volersi accontentare del vantaggio, ma continuano a spingere alla ricerca del terzo gol per chiudere definitivamente la gara. Cinque minuti di recupero. Scandalosamente fermo il Cagliari subisce un gol al 94’. Troppe disattenzioni dei rossoblù portano al pareggio: Odogwu sigla la doppietta. Incredibile come il Cagliari avrebbe dovuto mettere in cassaforte la partita e, invece, regala il 2-2 ai padroni di casa.

SUDTIROL (4-4-2): Poluzzi; Curto (45’ Berra), Masiello, D’orazio (58’ Casiraghi), Zaro; De Col (58’ Belardinelli), Caviglia (76’ Pompetti), Tait, Rover (81’Carretta); Mazzocchi, Odogwu. A disposizione: Iacobucci, Berra, Vinetot, Barison, Siega, Carretta, Belardinelli, Casiraghi, Pompetti, Davi, Crociata, Capone. Allenatore: Pierpaolo Bisoli

CAGLIARI (4-3-3): Radunovic; Di Pardo, Capradossi, Altare, Obert; Rog (90’ Lella), Viola, Deiola, Nandez (90’ Dossena), Lapadula, Falco (67’ Luvumbo). A disp. Aresti, Lolic, Barreca, Carboni, Dossena, Zappa, Kourfalidis, Lella, Griger, Luvumbo, Millico, Pereiro. Allenatore: Fabio Liverani.

ARBITRO: Niccolò Baroni

RETI: 6′ Odogwu (S), 39’ Lapadula (C), 76’ Viola (C)

AMMONITI: 13′ Odogwu (S), Rover (S), Deiola (C), Caviglia (S), Nandez. Espulso: Bisoli

Su Nuraxi è senza dubbio uno dei più famosi, imponenti e meglio conservati tra i nuraghi della Sardegna.

L’area archeologica comprende un nuraghe complesso e un grande villaggio di capanne che l’Unesco nel 1997 ha dichiarato patrimonio dell’Umanità.

Il sito, fiore all’occhiello dell’archeologia isolana, è stato scoperto grazie agli scavi condotti a metà XX secolo da Giovanni Lilliu, il “padre” dell’archeologia sarda, che sulla collina dove poi fu scoperto il nuraghe era solito giocare sin da bambino e già allora notò che il grande cono di terra e detriti in parte era cavo e conteneva “qualcosa”. Successivamente, Lilliu ritornò nel luogo e scavò quello che diventò una delle più importanti scoperte della civiltà nuragica.

Il grande complesso nuragico è realizzato in blocchi di basalto, pietra vulcanica proveniente dalla vicina Giara e presenta una stratificazione di duemila anni, dal XVI secolo a.C. al VII d.C.

Su Nuraxi è un nuraghe polilobato (o complesso) ed è costituito da una torre centrale (il mastio) e quattro torri angolari raccordate tra loro da un bastione. Intorno al nuraghe nel tempo è stato edificato un villaggio con 50 capanne, pozzi, cisterne, botteghe e altri ambienti.

Il mastio, in origine era alto 18 metri e mezzo ed è la torre più antica, in quanto fu edificato nel Bronzo Medio (XVI-XIV a.C.). La struttura è composta da tre camere sovrapposte e comunicanti fra loro con un sistema di scale interne.

La copertura era a tholos (falsa cupola). Durante il Bronzo recente (XIV-XII a.C.), al nuraghe monotorre fu addossato un robusto corpo murario con quattro torri minori (allora alte 14 metri), raccordate tra loro da cortine e orientate secondo i punti cardinali.

All’interno del bastione formato dalle torri si accedeva in un cortile provvisto di pozzo (la vena d’acqua fu il primo elemento cercato dai nuragici). Le quattro torri erano tutte a due piani e voltate anche queste a tholos.

Nello stesso periodo si cominciò a costruire il villaggio e tutto il complesso dell’epoca venne fortificato da mura provviste di ulteriori tre torri. Questa cintura muraria difensiva venne poi ampliata nel Bronzo finale (XI-IX a.C.) con altre torri. Lo stesso bastione quadrilobato interno fu rifasciato con mura molto più spesse.

Nel villaggio furono costruite diverse capanne a pianta circolare con un unico ambiente e tetti lignei e straminei a forma conica. Tra le più importanti la Capanna 80, detta anche “Delle Riunioni”, con un sedile lungo il perimetro e cinque nicchie nelle pareti dove sono furono scoperti vasi, ornamenti, utensili, armi e immagini votive, elementi che fanno supporre fosse un importante luogo delle assemblee comunitarie.

All’inizio dell’età del Ferro (IX-VI a.C.), il villaggio fu quasi completamente distrutto ma fu riedificato con nuove tecniche costruttive, tipiche di una società all’avanguardia e che aveva subito l’influsso di altre civiltà. Le nuove capanne furono costruite con una corte centrale, con più vani quadrangolari, attorno a un cortile lastricato.

L’ambiente più importante è una stanza rotonda coperta a tholos, munita di sedile e di un bacile centrale utilizzato per contenere l’acqua, utilizzata per i riti legati al culto. Nel V secolo a.C. alla civiltà nuragica subentrò l’occupazione punico-cartaginese e le due culture si mescolarono.

Nel II-I a.C., alcuni ambienti dell’insediamento vennero riutilizzati dai Romani come sepolture. Il sito fu abitato fino al III secolo d.C. e frequentato sino all’alto Medioevo (VII secolo). Successivamente il villaggio fu abbandonato e venne utilizzato come immondezzaio.

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