La Chiesa di Cagliari in lutto per la morte del vescovo Antonino Orrù
Il ricordo di monsignor Orrù è legato anche al suo servizio nell’ufficio tecnico della curia arcivescovile di Cagliari e alla struttura di Solanas “La scogliera”, edificata nel 1970 per sua iniziativa in un terreno di famiglia, al fine di favorire la pastorale del turismo.
Si è spento a Cagliari nella sera di sabato 13 agosto 2022, all’età di 94 anni, monsignor Antonino Orrù, vescovo emerito della diocesi di Ales-Terralba. Secondo di sette figli, nacque a Sinnai il 23 aprile 1928. Venne ordinato sacerdote nella chiesa parrocchiale del suo paese natale il 13 luglio 1952 dall’allora arcivescovo Paolo Botto, insieme al concittadino don Giovanni Cadeddu.
Fu vicario nella parrocchia di San Leonardo a Serramanna e, in seguito, in quella di San Benedetto (chiesa di Santa Lucia) in Cagliari dove poi divenne parroco nel 1964, succedendo a monsignor Luigi Lobina, che fu parroco di Sinnai quando monsignor Orrù divenne presbitero. Il ministero pastorale presso il quartiere di San Benedetto durò 26 anni, fino all’elezione a vescovo di Ales-Terralba, il 9 aprile 1990. Il 13 maggio dello stesso anno ricevette la consacrazione episcopale dall’arcivescovo Ottorino Pietro Alberti presso la Basilica di Bonaria.
Guidò la diocesi di Ales-Terralba sino al 5 febbraio 2004. Quindi si trasferì a Cagliari dove venne accolto dalle suore Giuseppine di Genoni presso “La casa della giovane”. La camera ardente sarà allestita, a partire dal pomeriggio di domenica 14 agosto, presso la cappella dell’istituto in cui è stato amorevolmente assistito per 18 anni.
Il ricordo di monsignor Orrù è legato anche al suo servizio nell’ufficio tecnico della curia arcivescovile di Cagliari e alla struttura di Solanas “La scogliera”, edificata nel 1970 per sua iniziativa in un terreno di famiglia, al fine di favorire la pastorale del turismo.
Le esequie saranno celebrate presso la Basilica di Bonaria martedì 16 agosto alle ore 11. Presiederà la Messa e terrà l’omelia l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi. Sarà monsignor Roberto Carboni a celebrare il rito della “Commendatio et valedictio” e a portare il saluto della diocesi di Ales-Terralba.
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Usanze di Sardegna: ecco perché non si devono mai incrociare le posate a tavola
In Sardegna come in larga parte del Sud Italia, farlo è indice di grande maleducazione, di poco rispetto nei confronti della religione e per i più scaramantici anche un gesto che "porta sfortuna".
In Sardegna ci sono delle usanze e delle tradizioni legate a gesti quotidiani e di origine antichissima che sono ancora oggi radicati tra le persone.
Molti di questi gesti entrano in gioco quando ci si siede a tavola per mangiare o per bere insieme ad amici e parenti.
Se vivete in Sardegna o frequentate spesso l’Isola vi sarete accorti che quasi nessuno si permette di versare il vino o la birra con la mano storta, che ci si guarda bene dal posare il pane in tavola al contrario e che i commensali indirizzano parole poco gentili a chi lascia le posate incrociate sulla tavola.
Abbiamo già largamente spiegato il perché i primi due atteggiamenti in questi articoli
Usanze di Sardegna: ecco perché non bisogna mai versare il vino o la birra con la mano storta
Oggi vediamo insieme, invece, il perché non sia una buona idea incrociare le posate a tavola: in Sardegna come in larga parte del Sud Italia farlo è indice di grande maleducazione, di poco rispetto nei confronti della religione e per i più scaramantici un gesto che “porta sfortuna”.
Secondo la tradizione, infatti, le posate non devono mai essere incrociate perché la forma ad X ricorda la crocifissione, quindi i tormenti sopportati da Gesù Cristo. Per rispetto si dovrebbe evitare di riprodurre la Croce a tavola, salvo che questa non serva per rendere omaggio al Signore.
Un’altra credenza, invece, è legata all’epoca delle Corti e dei banchetti. Spesso, infatti, accadeva che scoppiassero duelli e liti tra i commensali, un “incrocio”, appunto, di spade. Far incrociare le posate, dunque, attirerebbe litigi e discussioni, secondo la tradizione medievale.
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