A Capoterra la “truffa delle piscine”: 24 persone truffate in due settimane per 13mila euro

Sarà ben improbabile che qualcuno di loro riesca a recuperare qualcosa in termini economici ma si spera di arrivare alla condanna del truffatore.
canale WhatsApp
Ieri mattina a Capoterra, i carabinieri, al termine di un’attività investigativa scaturita dalla querela formalizzata il 4 agosto scorso da una 45enne del luogo, operaia, incensurata, hanno deferito in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, per truffa aggravata e riciclaggio, un catanese residente in provincia di Caserta, disoccupato, con precedenti denunce a carico.
Nel corso dell’attività investigativa è emerso che nello scorso mese di agosto, nell’arco di 13 giorni con un articolato e metodico modus operandi, dopo aver creato una pagina web attualmente non raggiungibile sulla quale erano postate in vendita varie tipologie di piscine “fuori terra” di rinomate marche, proposte a prezzi molto concorrenziali, l’uomo aveva conseguito un indebito guadagno di ben 13.887 euro, raggranellati tramite pagamenti su conto corrente bancario a lui intestato.
Egli si era limitato a raccogliere una serie di caparre senza poi arrivare in fondo alla trattativa con la consegna del manufatto e il pagamento per saldo. Dall’esame dei movimenti sul citato conto corrente, i carabinieri hanno potuto ricostruire i versamenti di ben 24 vittime di analogo raggiro.
Le vittime raggiunte tramite i competenti comandi Arma, hanno avuto conferma di essere stati truffati e hanno proposto denuncia/querela, finalizzata alla punizione dell’uomo per i reati in oggetto. Sarà ben improbabile che qualcuno di loro riesca a recuperare qualcosa in termini economici ma è verosimile si possa quantomeno arrivare alla condanna del truffatore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Suicidio assistito. I Vescovi sardi: «La vita va sempre difesa, non possiamo accettarlo»

Dopo l’approvazione in Consiglio regionale, l’appello: «Non smarriamo l’umanità, investiamo nelle cure palliative e nel sostegno alle famiglie».
canale WhatsApp
La Conferenza episcopale sarda esprime «profonda preoccupazione» dopo l’approvazione, da parte del Consiglio regionale della Sardegna, della legge che regola tempi e procedure per l’assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito, in attuazione della sentenza della Corte costituzionale del 2019.
«Abbiamo appreso con dolore e apprensione il voto del Consiglio regionale – dichiarano i Vescovi –. Riteniamo che non sia accettabile aiutare un malato a morire, perché la vita va sempre difesa, in ogni sua condizione».
La posizione dei pastori della Chiesa sarda non si colloca sul piano della contrapposizione politica, ma su quello della dignità della persona. «Il tema della difesa della vita – sottolineano – non può diventare occasione di strumentalizzazioni elettorali o di divisioni ideologiche. È invece necessario un approfondimento serio, rispettoso e convincente, che riconosca il valore inalienabile di ogni essere umano».
I Vescovi richiamano anche il recente comunicato della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana del 19 febbraio 2025, condividendone pienamente le parole: «Auspichiamo che, nell’attuale quadro giuridico e normativo, si possa giungere a interventi che tutelino nel miglior modo possibile la vita, favoriscano l’accompagnamento e la cura nella malattia, e sostengano le famiglie nelle situazioni di sofferenza. È su questo che occorrerebbe concentrare gli sforzi».
Uno degli aspetti più urgenti riguarda proprio il contesto isolano. «Nella realtà sarda – affermano i presuli – appare ancor più necessario dare concreta attuazione al Piano di potenziamento della Rete regionale di cure palliative 2024, approvato lo scorso 5 settembre dalla Giunta regionale».
La Conferenza episcopale della Sardegna ribadisce inoltre: «La dignità della persona non viene meno con la malattia né quando si riduce l’efficienza fisica. Non parliamo di accanimento terapeutico, al quale siamo da sempre contrari, ma di non smarrire l’umanità di fronte alla fragilità».
Concludendo il loro intervento, i Vescovi affidano un appello alla società civile e alle istituzioni: «Il compito che ci sta davanti è custodire la vita, prendersi cura delle persone, sostenere le famiglie. È qui che si misura la civiltà di una comunità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA