In situazioni come queste una domanda è d’obbligo: cos’è più contro natura, la sterilizzazione o l’abbandono? Guardate queste creature e dateci una risposta. Con questo quesito cominciamo la storia di oggi: quella di due cuccioli che hanno avuto solo la “colpa” di nascere in un ambiente ostile, lo stesso che ha permesso succedesse quello che vedete in foto.

I cani sono stato abbandonati in un’area verde di Macomer, una zona dove in tanti si allenano e altri vanno a passeggiare col proprio cane. All’alba di un paio di giorni fa una persona mentre camminava si è trovata di fronte il tristissimo spettacolo: due creature infreddolite e impaurite dentro a una scatola, “coperte” da qualche cartone di pizza con a fianco un piatto di carta per ciotola.

I cuccioli sono stati presi in carico dalle volontarie del rifugio di Macomer Facedog che non ha tardato, sui social, a scrivere quanto segue: “L’abbandono di animali è un reato penale. La legge c’è. Basta farla applicare. L’area (dell’abbandono, ndr) è dotata di telecamere: si spera ora che chi di dovere proceda con la visualizzazione delle registrazioni e denuncia relativa”.

I due sono stati chiamati Albano e Margherita (se siete curiosi di scoprire il perchè leggete i post sui profili Facebook o Instagram del rifugio), hanno 3 mesi circa e saranno una futura taglia MEDIA, sono già stati sverminati, hanno il primo vaccino e microchip. Adottabili in Sardegna e Nord Italia previo controllo pre affido, firma moduli adozione, disponibilità a controllo post affido e sterilizzazione OBBLIGATORIA. Per candidarsi inviare una mail a [email protected] (no messaggi social in privato).

E ora torniamo alla domanda iniziale: se i due piccoli non fossero stati trovati sarebbero sicuramente morti visto il freddo di questi giorni e la mancanza di cibo. Sono stati portati via alla loro mamma e brutalmente abbandonati. Quindi ora diteci: è più contro natura sterilizzare o fare quello che è stato inflitto a Margherita e Albano?

Il piccolo rifugio di Macomer Facedog accoglie pochissimi cani alla volta facendoli vivere quasi come in un ambiente domestico, pieni di cure e amore. Le volontarie scelgono un “inquilino” nuovo (come loro stesse li chiamano) solo dopo che uno degli ospiti viene adottato. E ogni nuovo ingresso è riflettuto con estrema attenzione.

Stavolta è toccato a Celestina: una vita da reclusa, 12 anni, completamente invisibile, adulta, mai richiesta in adozione e anche cieca. “Il primo dei motivi per il quale sta arrivando al Condominio?”, scrivono. “Rientra nella categoria degli invisibili. Nessuno l’ha mai scelta. E allora la scegliamo noi. E le diamo tutta la visibilità che merita”.

Celestina quando era in canile

Per lei la fortuna stavolta ha voluto buttare un occhio: al rifugio di Macomer gli inquilini rinascono. Perchè? Semplicemente per l’amore, l’attenzione e le cure che le volontarie donano ai cani.

Come da tradizione gli appelli per le adozioni e le presentazioni dei cani scritti dalle volontarie sono originali, questo uno dei motivi del loro successo: per raccontare la storia di Celestina hanno deciso proprio di far parlare lei. Uno sfogo sulla storia del cane ma anche sulla situazione del randagismo in Sardegna. Ve ne proponiamo qualche stralcio, il resto potrete trovarlo nella pagina social dell’associazione. 

Facedog: “Noi diciamo tutto quello che può essere utile per farvi adottare. Non è una cosa brutta.”

Celestina: “Allora dovresti dire che di me finora non ha mai parlato nessuno. Mai. Che come me ci sono tanti cani nei canili che nessuno considera. E che anziché parlare di Angela di Mondello sarebbe più utile parlare di noi che viviamo rinchiusi per anni e non abbiamo né colpe né virus. Isolati ed ignorati. ”

F: “Hai tantissima ragione. Noi infatti…”

C: “No devi far parlare me Facedog. È il mio momento se permetti. Perché sono tutta la vita che aspetto e allora voglio dire tutto, senza dimenticare nulla. Voglio dire che avete costruito i canili per rinchiuderci lì e dimenticarvi di noi. Voglio dire che per me i canili li dovreste costruire dentro le vostre città e non a tot km perché ogni giorno vi ricordereste che esistiamo. Che i canili non dovrebbero avere muri di cemento ma vetri che vi costringerebbero a vedere come passiamo ogni singolo minuto della nostra giornata. Che le nostre sono giornate fatte di freddo, caldo, noia, fame, attese, parole incomprensibili, urla, rumori. E posso stare qui per ore a dirvi di cosa sono piene le vite vuote dei cani come me. “