La cultura popolare cagliaritana è ricca di aneddoti, e le frasi che gli abitanti del capoluogo pronunciano, rievocano quasi inconsapevolmente episodi legati alla storia della città. Capita così che l’espressione “bogau a sonu de corru“, affondi le sue radici nell’epoca della dominazione aragonese della città, e nella fattispecie, ad una “ordinanza” anti-rumore di parecchi secoli fa. Questa ordinanza ante-litteram era in vigore nel XIV secolo, quando gli spagnoli misero in atto un coprifuoco all’interno delle mura del quartiere Castello.

Per segnalare la chiusura delle porte della parte alta della città, veniva suonato un corno, in modo da avvisare i cagliaritani di abbandonare le strade di Castello, così da non disturbare, al calar della sera, il riposo dei nobili che abitavano quella zona. Insomma, le persone venivano allontanate “al suono del corno” (bogaus a son’e corru, appunto). La pena per chi veniva sorpreso a violare il coprifuoco era severissima. Ai trasgressori veniva tagliata la testa, e i loro corpi gettati dal Bastione di Santa Croce verso la sottostante Fossa di San Guglielmo. Gran parte dei trasgressori erano abitanti del quartiere Stampace, votati alla ribellione e allergici alle regole e alla dominazione straniera, guadagnandosi l’appellativo di “cuccurus cottus” (teste calde), soprannome che dipingeva perfettamente le caratteristiche degli stampacini.

Persone dal carattere fumantino, per le quali la coscienza popolare trovò, attraverso un altro proverbio, la giusta soluzione per placarne i tratti ribelli. “A mustazzu stampaxinu, femina biddanoesa”, recita la saggezza popolare. Le donne di Villanova, infatti, erano conosciute nei secoli passati per la loro grazia e femminilità. Donne con la testa sulle spalle, mogli perfette per quelle teste calde di Stampace, troppe volte sorprese fuori orario  per le vie di Castello, a dispetto dei divieti dei comitati anti-rumore medievali.

È una storia di sofferenza ma anche di speranza quella di Poppy, un cagnolino di piccola taglia arrivato pochi giorni fa al canile di Quartu Sant’Elena, in provincia di Cagliari, dopo essere stato vittima di una violenta aggressione da parte di un branco di randagi.

Il cucciolo, un maschietto di circa un anno, ha subito gravi ferite: ha perso un occhio e il suo corpo è ancora segnato profondamente dai morsi e dai traumi dell’attacco. Nonostante il dolore e la paura vissuti, Poppy ha mantenuto un carattere dolcissimo: è docile, affettuoso, e si affida con fiducia alle cure dei volontari.

Attualmente è in fase di guarigione e viene seguito con attenzione per favorire il suo pieno recupero. Poppy cerca ora una famiglia che possa offrirgli amore, sicurezza e una nuova opportunità di vita, lontana dai pericoli della strada. Chi desidera avere maggiori informazioni o aprirgli le porte della propria casa può contattare il numero 328 3661490. Può essere adottato in Sardegna, centro e Nord Italia.