La Sardegna infestata dagli spiriti. Lo scrittore Pierluigi Serra: “A Cagliari tanti fantasmi, diversi per ogni quartiere”

Lo scrittore cagliaritano Pierluigi Serra sulle tracce degli spettri della Penisola, per i castelli e le residenze più “paurose” del Paese. A Torino oggi, martedì 18 gennaio, la presentazione dell’ultimo lavoro, “Fantasmi d’Italia: un itinerario suggestivo sulle tracce dei fenomeni
Lo scrittore cagliaritano Pierluigi Serra sulle tracce degli spettri della Penisola, per i castelli e le residenze più “paurose” del Paese. A Torino oggi, martedì 18 gennaio, la presentazione dell’ultimo lavoro, “Fantasmi d’Italia: un itinerario suggestivo sulle tracce dei fenomeni più misteriosi e inspiegabili del Bel Paese”. Appuntamento nella suggestiva location del Circolo dei Lettori, carico di fascino e storia, ideale per andare a scoprire i misteri del passato.
Pierluigi Serra, già autore, tra i vari, di “Sardegna misteriosa ed esoterica” e del celebre “Fantasmi a Cagliari”, allarga così gli orizzonti del mistero. Da Villa Foscari a Ca’ Dario di Venezia alla Villa delle Streghe in Lombardia; dal fantasma torinese di Camillo Benso Conte di Cavour sino al castello di Montebello: il fantastico è nascosto in ogni regione. Non solo nel nostro capoluogo sardo. “L’idea di allargare il nostro raggio di azione è stato ragionato insieme al mio editore Newton Compton, dopo il successo dei precedenti lavori. La cosa affascinante è stata quella di partire da dati storici e bibliografici sotto mano. Personaggi ‘romanzati’, sì, ma realmente esistiti”.
Un itinerario dei luoghi più misteriosi e ricchi di fantastico del Bel Paese, che ha subito il fascino delle pratiche di spiritismo dalla fine dell’Ottocento, già nato in Francia. “Fantasmi d’Italia” di Pierluigi Serra è questo e forse più. “A fare da collante del racconto è il personaggio, pittrice seicentesca, Elisabetta Sirani. Estremamente affascinante, è stata lei a mettere su a Bologna una scuola di pittura riservata a sole donne, in un contesto storico che guardava in maniera restia la figura femminile”. Sirani, dunque, elemento unificatore di una narrazione che tocca tutte le regioni della nostra Penisola, sino alla Sardegna, polo di rilievo della narrazione. “In questo caso ho lavorato sull’indagine di storie verificatisi e personaggi, affascinanti, realmente esistiti. E spesso sono dimenticati dalla grande storia”. Tra questi, lo scrittore cagliaritano cita Nina Schiaffino Giustiniani, amante del ministro Camillo Benso Conte di Cavour. “Questo personaggio incontra la nostra narratrice sotto forma di fantasma. E qui racconta fatti e misfatti del Camillo nazionale. Insomma, i personaggi vengono visti sotto la luce del gossip”.
Ruolo di rilievo non poteva che avere la nostra Sardegna e naturalmente il capoluogo cagliaritano luogo ricco di misteri su cui Serra è andato ovviamente a indagare. “I nostri fantasmi cercano il ricordo. Molti sono arrivati nella nostra città e una volta defunti sono stati dimenticati. Eppure, le loro sepolture al cimitero di Bonaria dicono tanto”.
Un ricco rosario di personaggi femminili anima “Fantasmi d’Italia”, protagoniste della storia italiana e delle relazioni fra Cagliari e le diverse città peninsulari, come spiega Serra. “L’Isola ha sempre avuto un ruolo di rilievo nel Mediterraneo. Prima con gli scambi commerciali, poi, dopo ‘600-‘800, sotto il profilo culturale. In Sardegna, nell’Ottocento, ha trovato spazio la pratica dello spiritismo”.
Una nutrita varietà di fantasmi, quelli protagonisti dell’ultimo lavoro di Pierluigi Serra, oggi alla sua presentazione a Torino. Ogni anima infatti presenta le sue caratteristiche. “Diciamo che ogni fantasma mantiene il comportamento che aveva in vita. Quelli di Cagliari, ad esempio, si differenziano a seconda del quartiere. Altezzosi quelli di Castello, veraci e teste calde quelli di Stampace, più inclini ai rapporti col prossimo quelli della Marina”.
Al Circolo dei Lettori dunque la possibilità per tutti di conoscere la storia e la cultura italiana nel modo più affascinante e misterioso possibile. “Tra il mio pubblico ci sono appassionati dello sconosciuto e della storia. E per le persone c’è modo di innamorarsi di cose reali attraverso storie di fantasmi. Questi sono il “grimaldello” che permette di entrare in storie e luoghi che prima non conoscevi, sia in Italia che in Sardegna. Ed è qualcosa che solletica sempre il nostro cuore”.

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Gianni e il suo pianoforte: a 88 anni dona musica e speranza all’ospedale oncologico

Gianni suona per chi lotta contro un tumore, per chi aspetta un esito, per chi entra con il cuore carico di paura o dolore. Ecco la sua storia.
All’ospedale Oncologico “Businco” di Cagliari, tra i corridoi silenziosi e le attese sospese, accade qualcosa di straordinario. Le note di un pianoforte si diffondono delicate nell’atrio, trasformandolo in un luogo più umano, più caldo. A suonarle è Gianni Vodret, 88 anni, un uomo d’altri tempi, distinto, sorridente, con lo sguardo gentile e le mani che raccontano una vita intera intrecciata con la musica.
Gianni, ex bancario con una passione incrollabile per il pianoforte, ha scelto – semplicemente – di donare il suo talento, come forma di volontariato. Suona per chi lotta contro un tumore, per chi aspetta un esito, per chi entra con il cuore carico di paura o dolore. Suona per chiunque si trovi lì, in quell’ora preziosa tra le 10 e le 11 del mattino, perché – come dice lui stesso – «fa bene».
È un gesto che non ha prezzo, né bisogno di applausi. “Perché lo faccio? Perché fa bene agli altri e fa bene anche a me,” raccontò qualche tempo fa e con umiltà durante un’intervista. “A volte chi ascolta si commuove. E mi commuovo anche io.” In quelle melodie raffinate, in quella scaletta che profuma di ricordi e delicatezza, c’è un modo di essere vicini senza parole. Di toccare l’anima, anche solo per un attimo. La sua musica scioglie i pensieri, porta leggerezza in un luogo dove si combatte spesso in silenzio. È una carezza invisibile, un abbraccio offerto con le dita sui tasti. Ogni nota è un dono. Un frammento di bellezza che resiste al dolore.
Gianni Vodret non è una leggenda, ma la sua storia sì: è la storia vera di un uomo che ha scelto di restare umano. Di coltivare un patrimonio prezioso – la musica, l’arte, la condivisione – e di tenerlo vivo dove serve di più. E così, senza saperlo, ogni volta salva un pezzetto di ognuno di noi.

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