Storia di Ansnija Sulejmanovic, cuore sardo e rom. Obiettivo licenza media e vita senza pregiudizi
Mattina al lavoro, alla sera sui banchi di scuola. Per Ansnija, nata in Sardegna e origini rom, l'obiettivo della licenza per il lavoro. E nel suo cuore il sogno di una società senza pregiudizi. Storie di nuovi cagliaritani, giovani e tenaci.
Mattina al lavoro, la sera sui banchi della scuola media “Giuseppe Manno”. Zaino e quaderno, studio e compiti in classe, dopo le fatiche di inizio giornata. Ma c’è chi, nella vita, è avvezzo al sacrificio. Ansnija Sulejmanovic ha 30 anni e due cuori, uno sardo e l’altro rom.
Una nuova cagliaritana, verrebbe da pensare. Ma forse una cagliaritana e basta, dato che Ansnija, figlia di genitori di Sarajevo, è nata proprio qui, nel capoluogo di Sardegna. “I miei genitori a inizio anni ’90 sono riusciti a scappare dalla guerra in ex-Jugoslavia, dove c’erano orrori di ogni genere. – racconta – I miei nonni sono rimasti, ma i miei hanno avuto modo di arrivare in Sardegna. E subito dopo sono nata io”.
Ansnija racconta, con garbo e sorriso sulle labbra, un’infanzia e un’adolescenza vissute nelle difficoltà e nei pregiudizi nei suoi confronti , nella quotidianità e soprattutto fra i banchi di scuola. “Spesso i miei compagni non socializzavano con me, tendevano a escludermi dai giochi. Sicuramente c’era il condizionamento dei genitori che in noi rom vedevano ‘i ladri di bambini “.
Prima nel campo nomadi cagliaritano di via San Paolo, poi in quello sulla 554. Ansnija ha vissuto sulla sua pelle le ristrettezze materiali, quando da bambina, insieme ai genitori e ai numerosi fratelli, avere un tetto sulla testa era un lusso inarrivabile e dormire in auto era realtà. Eppure, la vita in un campo aveva per Ansnija i suoi aspetti positivi, forse a noi oramai difficili da cogliere, nella maternità del nostro vivere. “Oggi io e i miei abitiamo in un appartamento a Ussana. Siamo contenti, anche se un po’ mi manca la vita comunitaria del campo, dove ci si conosceva tutti, si stava insieme e nei giorni di festa facevamo balli all’aperto. Certo, eravamo staccati dal resto della società, ma lì mantenevamo le nostre tradizioni. Ad esempio, ogni 14 gennaio mia madre veniva da noi e mentre dormivamo ci lanciava addosso riso e caramelle da una ciotola. Era un rito di buon auspicio per l’anno nuovo”.
Poi il mondo del lavoro per Ansnija . Prima come autista di pullman turistici; ora, dopo la crisi da Covid del suo settore, alla raccolta di ferro vecchio un po’ ovunque nel Cagliaritano, insieme alla sua famiglia. Ma di sera, zaino in spalla e sotto con temi ed esercizi di compiti: ecco Ansnija sui banchi di scuola, in testa un solo obiettivo. “Ho deciso di prendermi a giugno la licenza media, dopo aver lasciato la scuola quando ero ragazzina. Il titolo mi è necessario per poter accedere a concorsi, sempre nel mio settore di autista, e magari avere un posto fisso. Studiare serve ed è fondamentale”. Dai libri, dunque, la strada per l’integrazione. E magari anche dalla religione. “Da musulmana, nel 2019 mi sono convertita al cristianesimo e mi sono fatta battezzare. Dopo una crisi personale, qui ho ritrovato Dio, che comunque, al di là del nostro credo, è sempre in mezzo a noi”. E l’amore? “Ben venga, ma non sono in cerca di un fidanzato”, commenta.
Lavoro, studio e passione. Ad Ansnija la tenacia non manca e nemmeno un obiettivo da inseguire per la sua vita. E nel suo cuore cagliaritano-gittano un sogno. “Spero che i miei 23 nipoti e magari i miei figli possano vivere in un mondo senza pregiudizi e discriminazioni, così come le difficoltà che ho dovuto affrontare io”.
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