Nuovi cagliaritani. Storia di Hashem, dal terrore talebano alla Sardegna: “Il mio cuore è qui, mi sento a casa”
Dal 2015 "Eurasia" è un pezzetto di Afghanistan nel cuore di Cagliari. Pizza, kebab e fast food nella via Dante, tanto cari ai giovanissimi. Dietro il bancone, invece, la storia di chi ce l'ha fatta e ha trovato una vita migliore.
Una storia come tante, ma di quelle che ci piace sempre raccontare. Soprattutto se a raccontarla è chi ha conosciuto nel suo Paese il terrore di un regime e qui, nella nostra Isola, è riuscito a costruirsi una nuova vita.
Dal 2015 “Eurasia” è un pezzetto di Afghanistan nel cuore di Cagliari. Pizza, kebab e fast food nella via Dante, tanto cari ai giovanissimi. Dietro il bancone, invece, la storia di chi ce l’ha fatta e ha trovato una vita migliore.
Hashem Ehsani, 33 anni, con coraggio è riuscito a scappare dal primo regime talebano instauratosi in Afghanistan alla metà degli anni ’90. Era solo un ragazzino, quando la sua vita cambiò con la presa di Kabul da parte dei fondamentalisti islamici e l’inizio della loro politica di terrore. E la paura per lui, figlio di un comandante militare, e la famiglia era ancor maggiore, vista l’appartenenza all’etnia hazara, la più sacrificata dai talebani. “Le ragazzine già dalla seconda-terza media dovevano lasciare la scuola e gli studi, mentre noi maschi avevamo il terrore della chiamata obbligatoria alle armi”.
Purtroppo per Hashem la fuga è inevitabile. Nel 2001, dopo i fatti dell’11 settembre e quando gli americani erano alle porte di Kabul, con la conseguente ritirata dei talebani, con coraggio e tanta tristezza nel cuore lascia la sua famiglia e dalla sua regione Ghazni intraprendendo un lunghissimo viaggio verso l’Europa, passando per Iran e Turchia, vivendo esperienze e difficoltà di ogni tipo. Poi, nel 2007, l’arrivo in Italia, a soli 19 anni. E anche nel nostro Paese tante le difficoltà, fra Roma e Crotone, soprattutto di natura burocratica. “Penso ai miei connazionali arrivati mesi fa in Sardegna, dopo il ritorno dei talebani al potere lo scorso agosto. Nessuno si aspettava una cosa del genere, tanti hanno perso tutto”.
Occhi a mandorla, che palesano le origini sue e del suo popolo dal leggendario guerriero mongolo Gengis Khan, e sorriso nascosto dalla mascherina, Hashem racconta la sua vita in Sardegna e il suo graduale inserimento nella società, grazie a un progetto Ue rivolto ai rifugiati. Per il giovanissimo c’è stato anche modo di tornare sui banchi di scuola, diplomandosi geometra all’istituto “Bacaredda” e provando in seguito anche l’esperienza universitaria in Ingegneria. “Il mestiere del pizzaiolo? L’ho imparato qui, prima lavorando come dipendente, facendo tanta gavetta, e poi dal 2015 mettendo su l’attività di ‘Eurasia’ “.
Oggi Hashem è un nuovo cagliaritano, anche se porta sempre il ricordo del suo Paese, e nell’Isola ha messo su famiglia con una sua connazionale: il bimbo, 2 anni il prossimo Capodanno, è un poco sardo e un poco hazara. “Qui in Sardegna c’è un clima socievole e familiare, rispetto al nord Europa dove sono più freddi. Il mio cuore ora è qui e quando mi capita di sbarcare a Elmas mi sento come ritornato a casa”.
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