Accadde oggi. Il 6 gennaio 1931 moriva Luigi Fois, eroe della Trasvolata Atlantica
La notte tra il 5 e il 6 gennaio del 1931 i dodici idrovolanti guidati da Italo Balbo, si accingevano a compiere la tratta più pericolosa della "Trasvolata Atlantica Orbetello-Rio de Janeiro". A bordo di due velivoli si trovavano due ufficiali sardi, Luigi Fois ed Ernesto Campanelli, Il velivolo sul quale Fois faceva parte dell'equipaggio ebbe un incidente e nell'impatto il motorista Luigi Fois morì sul colpo. Dopo il termine dell'impresa il giovane trasvolatore venne ricordato con un trofeo, un campo sportivo ed altre intitolazioni, ma dopo la guerra se ne smarrì la memoria.
La notte tra il 5 e il 6 gennaio 1931 dodici idrovolanti Savoia Marchetti S 55A si accingevano a decollare da Bolama, una località dell’Africa Occidentale, allora possedimento portoghese ed oggi facente parte della Guinea-Bissau. Quel volo faceva parte della “Trasvolata Atlantica Orbetello-Rio de Janeiro”, era la parte più lunga e pericolosa dell’intera impresa. Di quella trasvolata facevano parte anche due sardi: Il sergente motorista Luigi Fois di Iglesias e il capitano Ernesto Campanelli nativo di Nuoro. I due isolani facevano parte di due equipaggi differenti, Fois, sotto il Capitano Recagno, sull’ I RECA e Campanelli, agli ordini del maggiore Longo, sull’I LONG. Una tratta così lunga non era mai stata prima di quel momento, nessuno si era mai avventurato con una squadriglia di idrovolanti per una distanza simile (3000 km), gli aerei erano stati caricati di carburante al massimo delle loro possibilità, visto che uno studio aveva stabilito il consumo di oltre un chilo di carburante per chilometro. L’esigenza aveva portato alla decisione di eliminare tutto ciò che poteva costituire un peso inutile, giubbotti di salvataggio compresi.
Quella notte i dodici comandanti cercarono di far decollare i loro aerei, la manovra non fu semplice ed i motori, visto il peso tendevano a surriscaldarsi. Decollano, uno dopo l’altro, nove idrovolanti, tutti al seguito dell’I BALB condotto da Italo Balbo. L’I Boer non riesce a decollare e si schianta, nell’urto perdono la vita tutti e quattro i membri dell’equipaggio. L’I VALL e l’I RECA devono ripetere le operazioni di decollo, i motori sono molto provati, ma finalmente riescono entrambi a staccarsi da terra. L’I RECA subì però un incidente in fase di decollo il motore perde potenza e nell’impatto con l’acqua lo scafo di destra viene danneggiato, il sergente Luigi Fois rimase ucciso sul colpo. Dopo meno di venti ore gli idrovolanti riuscirono nell’impresa atterrando a Porto Nadal, estrema propaggine orientale del Brasile. L’eco dell’impresa fece subito il giro del mondo, durante la notte, anche Gabriele D’Annunzio aveva chiesto d’essere tenuto costantemente al corrente. In Italia vi furono grandi festeggiamenti per un’impresa mai tentata prima, ma la Sardegna ed in particolare Iglesias e Cagliari, piangevano Luigi Fois.
Luigi Fois era nato nel 1904 nell’operoso centro minerario, ma presto si era trasferito con la famiglia a Cagliari. Venne arruolato in Marina, ma poi chiese d’essere trasferito alla più giovane delle forze armate, l’aeronautica. Ottenuto il consenso, venne inviato a Terranova Pausania (Olbia), sotto il capitano Enea Silvio Recagno, fu proprio costui a selezionarlo per la difficile trasvolata. La “Trasvolata Atlantica Orbetello-Rio de Janeiro” partì dalla base di Idrovolanti toscana di Orbetello il 17 dicembre 1930 ed in 7 tappe avrebbe coperto oltre 10 mila chilometri. Sul luogo dell’incidente venne eretto un monumento, ancora esistente, in ricordo delle 5 vittime. In ricordo di Luigi Fois, nel febbraio 1931 (appena un mese dopo la scomparsa), venne intitolato un Campo Sportivo ad Iglesias. Cagliari diede il suo nome al nascente Dopolavoro Rionale “Luigi Fois”, che nel 1938 si fuse con la Pro Calcio San Giorgio e partecipò alla Serie C di calcio. Venne dedicato inoltre, allo sfortunato aviere, il trofeo “Luigi Fois”, che veniva assegnato ogni anno a seguito di un’importante gara podistica cittadina. Dopo la guerra di Luigi Fois si perse il ricordo, l’altro sardo che partecipò alla trasvolata, Ernesto Campanelli, venne poi intitolato l’aeroporto di Fenosu.
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