Tornare alla normalità dopo il Covid: l’esperienza di Valeria Murgioni e della sua famiglia

Valeria e la sua famiglia, di Lanusei, hanno recentemente attraversato il calvario conseguente all’esito positivo del tampone per Covid, potendo per fortuna chiudere la brutta esperienza con la gioia per tutti i tamponi negativi comunicati dall’ASSL pochi giorni fa. La loro storia
Nelle settimane in cui purtroppo si segnalano molti contagi Covid in Sardegna, possiamo parlare di una storia a lieto fine e raccogliere una testimonianza da raccontare. Infatti, nel dramma che vivono le persone che risultano positive al Covid dovendo affrontare il virus in prima persona, ci sono anche i sorrisi per chi risulta negativo dopo il periodo di isolamento, avendo seguito le istruzioni delle autorità competenti.
Così abbiamo avuto un piacevole scambio con una ragazza di Lanusei, Valeria Murgioni, 22 anni, studentessa di mediazione linguistica e culturale presso l’Università di Sassari, grande appassionata di lingue che ama viaggiare e vuole conoscere più culture possibili prima di coronare il suo sogno di diventare insegnante.
Valeria e la sua famiglia hanno recentemente attraversato il calvario conseguente all’esito positivo del tampone per Covid, potendo per fortuna chiudere la brutta esperienza con un sorriso e la gioia per tutti i tamponi negativi comunicati dall’ASSL pochi giorni fa.
Valeria puoi raccontarci come tu e la tua famiglia avete reagito alla notizia di risultare positivi al tampone? Ci racconti le ansie più che giustificate di quei primi giorni?
È iniziato tutto quando mio padre il 7 novembre ha cominciato ad avere una leggera tosse che sembrava innocua. Ci siamo preoccupati immediatamente di isolarci e i miei genitori hanno chiuso preventivamente la loro attività. Mio padre si è poi recato ad effettuare il tampone antigenico, ovviamente a tutela sua e di tutti. Tornato a casa ci ha detto di essere positivo e a quel punto mi si è gelato il sangue.
Io proprio in quei giorni avevo subito un mal di testa fortissimo e mentre a mio padre peggiorava la tosse, ho cominciato a non sentire più i sapori dei cibi, altri sintomi chiari. Così tutti in famiglia abbiamo effettuato il tampone molecolare l’11 novembre a Barì Sardo e dopo vari solleciti e quattro giorni che sono sembrati interminabili, l’esito confermava la positività di mio padre e dichiarava quella mia e di mia madre al contrario di mio fratello.
Quali sono state le sensazioni in famiglia? Avete provato paura?
Ripercorrere quel momento e questo mese fa ovviamente il suo effetto, pensare di nuovo a quei giorni di quarantena mi tocca. Abbiamo ovviamente avuto paura e provato solitudine, però abbiamo deciso la via della trasparenza anche con i nostri clienti e abbiamo fatto un post su Facebook per segnalare la chiusura della nostra attività e dare le giuste motivazioni. Tante persone ci hanno manifestato vicinanza e graditissima solidarietà.
Che attività hanno i tuoi genitori? Quanto ha pesato, sotto tutti gli aspetti, non poter lavorare?
I miei genitori gestiscono la macelleria gastronomia La Rotonda in piazza Mameli a Lanusei. Abbiamo deciso di essere onesti e di sfidare quelli che molto spesso sono pregiudizi nei confronti di chi giustamente comunica la propria positività al Covid per tutelare tutte le persone che ci conoscono e frequentano, clienti compresi. È giusto che questa strada dell’onestà vinca sempre, domani riapriremo con un poco di titubanza e ci siamo chiesti come ci vedrà la gente? Cosa penseranno di noi? C’è quindi anche questo aspetto che ci preoccupa, ma sappiamo di aver agito nel giusto. Chiudere un’attività un mese comporta solo costi, senza neanche considerare il fatto che abbiamo dovuto buttare tantissimi prodotti generando ulteriori perdite.
Tutti sappiamo com’è vivere in periodo di lockdown, puoi dirci quali differenze hai vissuto tu con lo status di positività al Covid?
Vivere l’isolamento per via di questo status è molto diverso dal dover stare chiusi in casa in determinati orari o dal lockdown delle fasi precedenti. Pensi che le persone ti percepiscano in maniera diversa, perché comunque hai il virus che tutti stanno cercando di evitare e temi di essere trattato in maniera ingiusta, come un untore. Nella quarantena che ci impone lo Stato puoi comunque interagire con altre persone, vedere facce e scambiare parole, con questo isolamento invece sei rinchiuso in casa da un giorno all’altro, senza poter vedere nessuno e isolato da tutti fuorché quelli che vivono questo dramma con te. Inoltre, in quei giorni abbiamo perso una persona a noi molto vicina e non poter vivere il lutto con gli altri nostri cari e condividere il dolore con loro è stato straziante.
Quando hai saputo della negatività al tampone? Com’è il ritorno alla “normalità”?
Quando ci è stato comunicato che eravamo finalmente negativi è stato come ricevere la notizia più attesa della vita. Mi sono commossa nel sentirmi dire che era finito questo tormento ma ci ho impiegato qualche giorno per metabolizzare ancora il tutto perché sono stati giorni difficili. Non sono uscita subito, ma quando l’ho fatto ammetto di essermi inizialmente sentita un pesce fuor d’acqua. Per quello spero che nessuno debba vivere queste esperienze e spero che questa intervista possa servire a sensibilizzare chi legge nel non sottovalutare questa epidemia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA