Lo sapevate? Ma cosa significa davvero quella simpatica filastrocca del Carnevale cagliaritano che tutti cantano a squarciagola: “Cambara cambara cambara e maccioni, pisciurrè, sparedda e mummungioni”?
Se avete mai partecipato alla Ratantira, il vivace corteo ritmato dal suono incessante di tamburi e grancasse, sicuramente l’avrete sentita più volte. Ma cosa vuol dire? E perché si canta ogni anno tra coriandoli, maschere e risate?
Facciamo un tuffo nella storia!
Dopo la Seconda guerra mondiale, Cagliari era in ginocchio. Le bombe del 1943 avevano lasciato la città devastata, e la gente aveva bisogno di ritrovare il sorriso. Fu così che nel 1946, grazie al cavaliere Giovanni Loddo, ai fratelli De Salvi, a Tonino D’Angelo e Pinuccio Schirra della storica associazione GIOC, il Carnevale cagliaritano tornò a vivere con la Ratantira. Un momento di unione, tradizione e puro divertimento, dove la città si riappropriava delle sue strade con tamburi, danze e maschere storiche.
Negli anni ’80, oltre alle maschere classiche come sa Dida, su Maccu, su Tiaulu e su Palliatzu, comparvero figure più moderne, come gli uomini baffuti travestiti da ballerine brasiliane, ispirati al Carnevale di Rio. Ed ecco che, tra una risata e un passo di danza, nacque il tormentone che ancora oggi risuona nelle vie di Stampace: “Cambara cambara cambara e maccioni, pisciurrè, sparedda e mummungioni”.
Ma cosa significa? Semplice: sono tutti pesci! Sa cambara è il gambero, su maccioni (o macioni) è il ghiozzo, pisciurrè è la donzella (o girella), il mangiatutto, sa sparedda è la sparlotta e su mummungioni la mormora. Insomma, un menù da acquolina in bocca, tipico del pescato del Golfo degli Angeli e del mercato di San Benedetto!
E mentre i cagliaritani ballano e cantano al ritmo della Ratantira, un’altra figura simbolo del Carnevale fa la sua comparsa: Cancioffali, il re fantoccio portato in corteo e poi bruciato in un grande falò il martedì grasso, a sancire la fine dei festeggiamenti e l’inizio della Quaresima.
Il Carnevale cagliaritano ha vissuto alti e bassi, con momenti di splendore e periodi di silenzio, fino al 2017, quando l’associazione Sa Ratantira Casteddaia ha riportato in vita questa storica tradizione. E così, tra tamburi scatenati e cori festosi, il cuore di Cagliari torna a battere al ritmo della sua festa più amata!
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