A Cagliari al via il Chanukkah ebraico. La prima candela illumina la fratellanza

A Cagliari al via la festa del Chanukkah e la comunità ebraica cittadina accende il primo lume del candelabro, in ricordo del miracolo degli otto giorni riportato nel testo sacro
A Cagliari al via la festa del Chanukkah e nel giorno del solstizio di inverno la comunità ebraica cittadina accende il primo lume del candelabro a nove braccia, in ricordo del miracolo degli otto giorni riportato nel testo sacro. Una festività molto sentita, che i fedeli di Israele celebreranno con grande spirito di gioia e amicizia tra le mura dello storico quartiere di Castello, presso l’Associazione Chenàbura di via Lamarmora. Otto giorni, per l’appunto, a commemorare la fine dell’oppressione e l’inizio di un cammino di luce.
Il Chanukkah, il miracolo degli otto giorni
La storia racconta che, dopo la riconquista del Tempio di Gerusalemme dal tallone ellenico, nel II secolo a.C., la menorah, quella lampada a olio così caratteristica della religione, dovesse essere illuminata permanentemente con olio di oliva puro. Ma di questo se ne trovò solamente una quantità sufficiente per una giornata. Ecco allora che per miracolo quel poco olio durò ben otto giorni. Il tempo necessario per produrne altro. Dall’episodio deriva l’usanza dell’accensione del candelabro a nove braccia chanukkiyah. Una candela al dì, da sinistra verso destra, con quella centrale sempre accesa.
Tra le mura di Castello il Chanukkah
La comunità ebraica sarda e cagliaritana sceglie, ancora una volta, il quartiere di Castello come teatro di celebrazione di una delle sue feste più sentite. « È il quarto anno che lo facciamo qui – spiega Sergio Caschili dell’Associazione di via Lamarmora – e dopo 500 anni che non si festeggiava. Siamo stati al Bastione di Santa Croce e al Ghetto degli Ebrei, questo è il secondo anno di fila qui, nella vecchia Juderia».
I bomboloni fritti, il “gusto” della festa
Dolce tipico della festa è il sufganiyah, un bombolone fritto, alla crema o al cioccolato, che si gusta tutti insieme in lieta compagnia. Una gioia per il palato di tanti, di sicuro, ma non frutto della casualità, come spiega Caschili: «Il fritto dell’olio ricorda quello consacrato che ha tenuto accesa la luce del Tempio».
Per gli ebrei la Sardegna terra ospitale
Ma non sono solamente sardi gli ebrei presenti nella sede dell’associazione castellana per salutare il Chanukkah. Diversi, infatti, sono arrivati dallo stato di Israele, trovando in Sardegna un clima ospitale. «Questa è un’Isola felice – è il commento di Sergio Caschili – e a Cagliari non c’è mai stato alcun episodio razzista nei nostri confronti». È d’accordo anche Judy, che dal Medio Oriente è arrivata sino a qui, trovando una terra amichevole; o Sapir, 28 anni, sposata con un sardo e che ora vive in Ogliastra. E ancora, Costanza è rumena cristiana, ma sposata con un ebreo di Israele: «Spesso le persone sono prevenute e non vogliono conoscere altre culture – racconta, stella di Davide appesa al collo con orgoglio – ma spesso si scoprono tanti legami che non ci si immaginava prima».
Chanukkah, lo spirito della condivisione e della fratellanza
Ciò che rende ancora più bello e affascinante il Chanukkah è infatti lo spirito di fratellanza e condivisione. Nella piccola sede di via Lamarmora infatti sono invitati graditi tutti, anche i non ebrei «Il miracolo della candela rappresenta la salvezza del monoteismo – spiega – e di conseguenza di cristianesimo e islam. Oggi non ci sono ma più avanti non mancherà occasione di invitare i musulmani. Sono tanti infatti punti di contatto con loro».

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