Castello, nuovi cagliaritani: la Chiesa ortodossa una grande famiglia nella povertà
Nel quartiere di Castello la chiesa ortodossa, per molti cittadini dell'est Europa, lontani dai loro cari, una piccola grande famiglia, seppur nelle difficoltà e nella povertà.
Dal 2011 convive pacificamente con i suoi ‘fratelli’ cattolici, a due passi dalla Cattedrale, nel quartiere storico di Castello. È la comunità ortodossa di Cagliari, che da sette anni si riunisce ogni domenica e giovedì nella chiesa di Nostra Signora della Speranza, la Cappella gentilizia Aymerich-parrocchia di San Saba Santificato della via Duomo, per assistere alle funzioni. Un nutrito gruppo di fedeli, provenienti per la maggior parte dai paesi dell’est Europa, come Russia, Ucraina, Romania e Balcani. Stranieri, insomma, che hanno lasciato la loro casa, il più delle volte per cercare fortuna in Italia, e che nella fede hanno trovato un modo come un altro per stare vicini fra loro e provare a ricostruire un nido familiare, da loro lasciato lontano. E chi meglio di loro lo sa, se non padre Nikolay Volskyy, 32enne, dal 2015 sacerdote ortodosso nel capoluogo isolano: «La mia famiglia è in Ucraina e i nostri fedeli provengono per la maggior parte dall’Est, dai Balcani, qualcuno anche dalla Georgia. Non manca però qualche italiano che si è avvicinato a noi per vari motivi». Un prete giovane e poliglotta, dunque, che sa bene quanto sia difficile vivere lontano dalla propria famiglia, spesso in condizioni di difficoltà: «Qui tutti sono lontani dalla loro famiglia e hanno lasciato le loro case per venire qui. Anche ho una moglie e un bambino, anche loro sono in Ucraina. Qualcuno dei nostri fedeli, addirittura, è scappato dalla guerra, come me, e noi preghiamo per chi è là. Noi qui ci sentiamo a casa, in famiglia, e si sta in allegria».
Ma la distanza dagli affetti e dai propri cari non è il solo problema per alcuni fedeli ortodossi. Spesso alcuni di loro infatti vivono in condizioni di precarietà economica o di vero e proprio disagio. E allora la “famiglia” cerca di sostenerli come si può: «Alcune persone della comunità non lavorano e noi cerchiamo di aiutarle nel possibile» spiega padre Volskyy «io cerco di contattare qualche mio amico per cercare lavoro ai disoccupati, oppure raccogliamo le offerte e le si dà a chi ha bisogno».
Ma la mancanza di un’entrata economica regolare è una piaga che quotidianamente affligge anche lo stesso padre Nikolay, che non ha uno stipendio fisso ed è costretto a fare la spola tra Cagliari e Olbia, dove ha sede un’altra comunità, per poter racimolare di che vivere: «Il prete ortodosso non è pagato. Questo è un dramma per me, perché sono costretto a chiedere aiuto a casa oppure raccogliere le offerte dei fedeli per pagarmi le spese. Questo è un grave problema, sono sposato e ho famiglia».
Eppure, nonostante tutto, molti ucraini, russi, moldavi resistono e lavoro duro, integrandosi con la società sarda e cagliaritani, seppur manchi qualche episodio di diffidenza nei loro confronti: «Alcuni ci guardano interessati, quando passano davanti alla nostra chiesa mentre celbriamo la nostra messa» racconta Volskyy «qualcun altro però è diffidente. Una volta ho sentito una persona dire “ma che cosa ci fa un chiesa ortodossa qui vicino alla nostra Cattedrale?”». Come dire “preghino a casa loro”.
Non mancano anche problemi logistici per una comunità ancora non molto numerosa, ma comunque in crescita, e allora la necessità di nuove aree che possano accogliere gli ortodossi:« Facciamo un appello a monsignor Miglio perché ci conceda uno spazio più ampio a Cagliari, magari proprio in Cattedrale».
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