A Cagliari via libera alle automobili nelle vie Manno e Garibaldi. Nel cuore delle vie delle shopping infatti sarà nuovamente possibile per commercianti e residenti l’accesso sulle quattro ruote – così come sulle due – per operazione di carico e scarico, limitatamente dalle 8 alle 10. E per il centro fioccano i pareri di addetti ai lavori e frequentatori, assidui o meno, delle due strade.

Via Manno e Garibaldi aperte al traffico: «Finalmente, è una mano d’aiuto per noi»

Diversi i commercianti che esultano alla notizie della riapertura delle note vie, prese d’assalto in questo periodo natalizio. Dal negozio di calzature all’abbigliamento generico sino ad arrivare al mondo della ristorazione. Già, perché per qualcuno non è certo una passeggiata caricarsi sulle spalle chili di farina o buste di verdura o scatolame. Lo sa bene Martina della Storica Pizzeria Manno, meta ambita di studenti e “passeggianti”: «Per noi è comodissimo. Ora possiamo fermarci direttamente di fronte al locale per scaricare la merce. Prima dovevamo lasciare la macchina in piazza Costituzione, rischiando la multa».

Solidarietà ai corrieri: «Poveracci, per loro quest’apertura è comoda»

E nelle vie Manno e Garibaldi, prossime all’apertura al traffico per due ore, c’è qualcuno che guarda non solamente al suo, ma anche al lavoro dei corrieri che dalle prime ore del mattino devono ingegnarsi a trovare un “buco” per il proprio furgone e spingere il carrello carico da un negozio all’altro. «Poveracci – commenta Jessica M., residente da anni alla Marina – per loro è un piccolo aiuto. Li vedo sempre e non sanno mai come fare». Parere medesimo anche quello di Sara C., frequentatrice della zona per motivi di lavoro: «Non capisco chi si opponga all’idea. Tutti quanti possono adattarsi alle esigenze di ognuno».

Il no dei commercianti (alcuni): «Perché tornare indietro?»

Tutti d’accordo dunque. Via Manno e via Garibaldi (ri)aperte al traffico e commercianti, insieme ai residenti, ben felici. Neanche per idea. Il mondo è bello perché vario e nel mare magnum dei favorevoli qualcuno dice no: «Perché tornare indietro a come era prima? – ci si chiede dalla libreria “Miele Amaro” – per aiutare chi lavora ci vorrebbero semplicemente carrelli elettrici, che possono passare ovunque, e più tolleranza da parte dei vigili urbani».

I favorevoli, ma con prudenza: «Si rimanga alle due ore e basta»

Tra le due vie cardine delle lunghe passeggiate prenatalizie i sì non mancano. Ma qualcuno invita alla prudenza. «Bella idea, soprattutto per chi carica e scarica, ma si rimanga alle due ore del mattino e basta – commenta Simona Mereu di “Donna più” nella via Garibaldi – questa strada è ormai come il centro commerciale per i cagliaritani». E strizza un occhio al nuovo semaforo di piazza Costituzione: «Finalmente non rischiamo di essere investiti».

Da via Mazzini e piazza Martiri: «Si evitino strumentalizzazioni»

Plausi anche dalle vie “di transizione”, come Mazzini e la piazza Martiri. Dalla bottega di Belfiori, inaugurata la scorsa estate, il titolare Alessio parla chiaramente: «Che problema c’è se si apre due orette di primo mattino? Si agevolano i commercianti al carico e scarico. A me personalmente non piacciono piuttosto le strumentalizzazioni fatte da qualcuno, per un motivo o per un altro. Non si va a intaccare nulla con questa misura».

Sara Montalbano, nata a Cagliari nel 1993, è una fotografa che ha saputo trasformare il ritratto in una forma di narrazione emotiva, capace di raccontare l’interiorità delle persone oltre l’apparenza. La sua carriera inizia nella ritrattistica e nella fotografia di moda: nel 2012 trascorre un anno a Oxford in uno studio fotografico, prima di partire per Jakarta, in Indonesia, dove lavora per due mesi con una casa di moda che collabora con le principali riviste del gruppo Femina e partecipa alla settimana della moda di Jakarta come fotografa ufficiale.

«Definirei il mio stile autentico, senza tempo e profondamente nostalgico», racconta Sara. «È una fotografia che nasce dal desiderio di andare oltre la superficie, di cercare la poesia nascosta in uno sguardo, in una postura, in un silenzio». Con il tempo, la fotografa si è resa conto che ogni immagine rappresenta una mappa visiva personale del paesaggio dell’anima umana, un viaggio che va oltre la mera estetica.

Sara Montalbano

Nel 2018 si trasferisce a Londra, dove sviluppa il proprio linguaggio fotografico ascoltando la creatività e le emozioni. L’esperienza più intensa arriva nel 2019, quando trascorre sei mesi a Londra dedicandosi al ritratto emotivo: fotografava quindici persone a settimana, con uno sfondo nero, uno sgabello e un flash. Questo periodo le insegna che la fotografia più potente nasce dalla semplicità e dalla capacità di accogliere l’emozione senza costruirla. Nello stesso anno, vive tre mesi in Asia (India, Vietnam, Thailandia e Birmania) per progetti personali di ritrattistica e fotografia di viaggio, consolidando la sua capacità di osservare le persone e i luoghi con profondità emotiva.

Il suo lavoro si concentra su storie intime e reali: ogni ritratto diventa un esperimento emotivo, un’occasione per far emergere la personalità e la bellezza autentica del soggetto. Le sue ispirazioni arrivano da epoche lontane: fotografia di moda degli anni ’30, musica parigina, jazz e musica brasiliana, mondi che portano con sé eleganza malinconica e lentezza, oggi quasi perdute.

Sara cerca una realtà emotiva, non oggettiva. «Non mi interessa documentare ciò che è visibile a tutti, ma ciò che emerge solo se ci si prende il tempo di ascoltare. Ogni fotografia è filtrata dal mio sguardo, dalla mia storia e dalla relazione che si crea con la persona davanti all’obiettivo». La connessione con i soggetti nasce prima dello scatto: parlano, condividono silenzi e, quando la persona smette di preoccuparsi di come appare, il ritratto prende vita. Da questa esperienza nasce The Portrait Session, il suo servizio di punta, raccontato anche su Instagram con @theportraitsession, dedicato a chi desidera ritratti autentici e personali.

La firma visiva di Sara si manifesta in luce diretta ma morbida, ombre profonde, fondali scuri e colori contenuti, spesso attraversati da una malinconia silenziosa che diventa segno di verità emotiva. «La tecnica è uno strumento», spiega. «Le mie immagini sono il risultato di tutto ciò che ho vissuto: cambiamenti, distanza, incontri e memoria familiare».

Oggi Sara è tornata a Cagliari, pronta a mettere la propria esperienza al servizio delle piccole e medie imprese, aiutandole a espandersi online anche a livello internazionale attraverso la fotografia. Per lei, la fotografia rimane memoria e immaginazione, un incontro umano prima ancora che un’immagine. «Voglio lasciare che siano le persone che fotografo a guidarmi, aprendo uno spazio in cui possano emergere i loro lati più intimi», conclude.

Xiaoni @titaniummanagement

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