Com’era Cagliari, negli anni ’60? Ce lo racconta “Casteddu Sicsti” il documentario con i filmini di famiglia e i protagonisti dell’epoca
(Video) Gigi Riva si diceva: “Giggiriva” tutto attaccato con due “G”, la boxe era uno sport amatissimo, a pescare si andava a Sa Scafa, e se ti mettevano un soprannome, ti restava tutta la vita addosso. Questi e tanti altri affascinanti, ironici e malinconici ricordi, raccontati dai protagonisti della Cagliari che non c'è più, nel docufilm di Paolo Carboni, domenica alla manifattura la prima del film
La città stava subendo una lenta ma inesorabile metamorfosi, erano gli anni del boom economico, ma i cagliaritani la vivevano con un approccio un po’ indolente, un po’ ironico, ma molto pratico proprio come la loro lingua, unica, il casteddaio, capace di esprimere concetti complessi con una sola parola, di “Cagliarizzare” anche l’inglese, proprio come nel titolo del docufilm: “Casteddu Sicsti”.
Nell’ultima fatica di Paolo Carboni, alcuni amici cagliaritani, che negli anni ’60 hanno vissuto la città, si incontrano in una barberia di Villanova e raccontano con aneddoti e ricordi una Cagliari che non c’è più. I protagonisti possono davvero raccontare com’era Casteddu allora, visto che parliamo di Giampaolo Loddo, Nino Nonis, Giulio Manera e Piero Marcialis.
Si parla solo casteddaiu nel docufilm, realizzato con spezzoni inediti di filmini girati in famiglia, ci sono anche i mitici “Super otto”. Le abitudini, i luoghi, i personaggi e i modi di dire di un’epoca che le ultime generazioni possono apprendere solo dai racconti degli anziani.
Domenica alle 19.30 alla Manifattura Tabacchi la proiezione della prima del film che chiude il ciclo di anticipazioni del Babel Film Festival.
Finanziato grazie alla legge Regionale per il Cinema, dalla Fondazione Banco di Sardegna, con il contributo logistico di Film Commition, e il patrocinio del Comune di Cagliari, e il sostegno della Cineteca Sarda, il film è prodotto da Paolo Carboni e dall’Associazione Babel che si occupa di minoranze linguistiche.
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