Tutto è nato nel 2014, quando  Fabio Zaffagnini  fan sfegatato dei  Foo Fighters, vuole convincere il suo gruppo preferito a tenere un concerto a Cesena. Fabio è un visionario, sa che il suo messaggio dovrà essere persuasivo e decide di ideare un progetto senza precedenti. Insieme a un team di volontari, attraverso video-provini costituisce una band formata da 1000 elementi, raccoglie 45mila euro e organizza la registrazione del video in cui la mega band esegue Learn to Fly , dei Foo Fighters e fa centro. Il video pubblicato su Youtube raggiunge in pochi i giorni milioni di visualizzazioni e  Dave Grohl frontman dei Foo Fighters dopo averlo visto decide che il gruppo terrà un concerto a Cesena.

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La risonanza mediatica, il successo strepitoso e l’incredibile numero di musicisti disposti a collaborare spinge Zaffagnini e il suo team a non lasciare l’evento un episodio isolato. Così negli anni, dal 2015 in poi si sono tenuti diversi concerti della super band Rokin’1000 che nel frattempo è diventata una vera e propria community. Ogni evento ha visto tra i musicisti partecipanti anche qualche nome importante, qualche volta agli elementi tradizionali si sono aggiunti altri strumenti, come violini, cornamuse o fiati. Ogni volta un successo crescente. La scaletta prevede brani rock di artisti del calibro di Nirvana, Blur, David Bowie, Jimi Hendrix ed altri ancora.

Il 29 giugno di quest’anno si è tenuto un concerto a Parigi allo Stade de France, 55mila spettatori si sono dati appuntamento per questo evento davvero unico. Il sito dedicato raccoglie l’iscrizione di oltre 10mila musicisti che si propongono per far parte dei Rockin’1000. Tra questi anche Ivano Pisanu, voce del gruppo rock cagliaritano The Smokers:
«Ho seguito sin dall’inizio il Rokin’1000 spiega Ivano- perché l’idea di mille musicisti che si esibivano tutti insieme in un campo sportivo mi affascianava moltissimo, così quando ho scoperto che si trattava di un gruppo aperto mi sono proposto».

Ivano ha inviato al team di Rokin’1000 un video di un’esibizione con la sua band The Smokers, ed è stato scelto tra migliaia di candidati. Quando sono uscite le date dei concerti ha dato la sua disponibilità per quello di Francoforte. Coordinare una band di mille elementi non è semplicissimo: «Nel momento in cui vieni selezionato – racconta Ivano- ti viene data una app e ti vengono inviate le tracce dei brani da preparare in modo che tu possa provare, ovviamente a ciascun elemento viene assegnata la traccia adatta al suo ruolo». L’evento è proporzionato alla band, fuori dallo stadio di Francoforte ci sono altri 4 campi sportivi adibiti a ospitare eventi collaterali.

«Sono partito giovedì – prosegue Ivano – perché sono previsti 3 giorni di prove. C’è chi si porta gli strumenti da casa e chi attraverso l’organizzazione li noleggia sul posto». Ivano si prepara a vivere un momento che per un musicista rappresenta un’esperienza indimenticabile: «Sono in uno stato emotivo che credo di non avere mai vissuto, nemmeno prima dei miei concerti – conclude Ivano – l’idea di far parte di una band che entrerà in uno stadio dove ci saranno 50.000 spettatori mi entusiasma! Tutto sta diventando vero e autentico. Mi viene in mente una delle mie frasi preferite, pronunciata da John Lennon: “il sogno di uno rimane un sogno, il sogno di 1000 può diventare realtà.” Il suo era un messaggio di pace, ma 1000 musicisti che suonano insieme davanti a tanta gente, stanno sicuramente lanciando un messaggio di pace».

Ci sono arti, mestieri e attività che senza una ragione precisa vengono tradizionalmente svolti esclusivamente dagli uomini, tra questi sicuramente rientra suonare le launeddas. Ma fortunatamente, come per tante altre attività, anche in questo ambito le donne hanno aperto una breccia e così cominciano a vedersi anche le suonatrici di Launeddas. Il caso di Rita Atzori però è un po’ particolare, perché non si può parlare di donna, visto che Rita ha cominciato a esercitare questa nobile arte a soli 12 anni. A Maracalagonis c’è la Scuola Popolare Sarda di Orlando Mascia, una scuola in cui si insegna a suonare le launeddas, l’organetto e anche a ballare il ballo sardo: «Andavo insieme a mio fratello- racconta Rita- alla Scuola Popolare con i miei genitori, che ballavano il ballo sardo. Mio fratello ha provato a suonare le launeddas, ma non ci riusciva così è dedicato all’organetto. Allora ci ho provato io e mi è piaciuto subito, non ho trovato nessuna difficoltà, avevo 12 anni e da allora non ho mai smesso».

Suonare le launeddas non è per niente facile, perché si deve adottare un sistema di respirazione a “fiato continuo” (o respirazione circolare), una tecnica particolare che consiste nell’accumulo, durante la fase di espirazione, di una riserva d’aria all’interno delle guance che viene gradualmente espulsa nel momento in cui il suonatore inspira col naso; in questo modo è possibile incanalare una colonna d’aria ininterrotta all’interno dello strumento. Inoltre occorre esercitarsi e memorizzare il repertorio sia di musiche sacre che di musiche per il ballo. Ma Rita lo fa ormai da 8 anni, senza mai stancarsi e nonostante l’impegno trova il tempo per fare qualche lavoretto saltuario, per uscire con il fidanzato e soprattutto per studiare.

Ha appena superato i test per accedere alla facoltà di Scienze della Formazione e dell’Educazione: « mi piacerebbe insegnare, lavorare coi bambini- racconta Rita- e magari chissà, quando sarò abbastanza brava ed esperta, ai bambini potrò insegnare anche a suonare le launeddas». Si dice spesso che i giovani di oggi non hanno passioni, che passano le giornate sui social e non si impegnano, ma fortunatamente ci sono anche quelli come Rita, è un vero piacere vederla suonare con maestria, unica suonatrice in mezzo a figure maschili, ma lei non sembra nemmeno accorgersene: «mi pesa essere l’unica donna? Assolutamente no- conclude Rita- io mi trovo benissimo con tutti. E comunque il problema non si pone, perché se voglio fare una cosa che mi piace la faccio, non mi preoccupo di quello che può pensare la gente».