Cagliaritudine. Quando nei negozi si vendevano cappelli, calamai e finimenti per carrozze
Uno spaccato del commercio cittadino dei primi anni del ‘900 da una guida della città di Cagliari.
È una Cagliari vivace e mondana, quella che emerge dalle inserzioni pubblicitarie della “Guida di Cagliari” di Francesco Corona, pubblicazione dedicata agli stessi cagliaritani e stampata dalla Società Tipografica Sarda nel 1915. Dalle inserzioni della guida emerge una città dove il commercio si concentra nelle vie che in parte sono le stesse che oggi ospitano ancora diverse attività commerciali. E se alcune di queste per tipologia sono ancora attuali oggi, pur offrendo dei prodotti o dei servizi adeguati ai tempi, altre invece appaiono decisamente desuete agli occhi di un lettore moderno. Un aspetto singolare di queste attività, poi, è che prendevano il nome del loro titolare, che diventava quindi il punto di riferimento del negozio.
Le farmacie
Delle attività che ancora oggi restano nel panorama commerciale italiano e sardo, le inserzioni pubblicitarie della guida menzionavano le farmacie. Da piazza Martiri, via Torino, piazza Yenne, sino a via Roma, le farmacie Saluz, Daga, Spano e Maffiola del centro di Cagliari facevano pubblicità sia ai prodotti venduti – di produzione propria come balsami, tinture e unguenti e di importazione soprattutto francese – che ai loro servizi, fra questi i laboratori d’analisi.
Le sartorie e i negozi di accessori e stoffe
Cagliari città della moda, o forse città che segue la moda. Eh sì, perché sono numerose – ben 6 – le “case di mode” o sartorie, le rivendite di stoffe e accessori che compaiono nel libretto. Tre di queste stavano in via Manno: c’era quella di Francesco Sechi con un “Grande campionario di cappelli per signore e signorine” e un “Ricco assortimento di piume, fiori, fantasie e nastri”; seguiva Signoriello che vendeva all’ingrosso e al dettaglio con un “Vastissimo assortimento in ogni specie di stoffa” oltre che biancheria per la casa e tanto ancora; infine, c’era la sartoria Castangia con un “vasto assortimento di stoffe nazionali ed estere”, “cappelli d’ogni genere, inglesi e nazionali”, “impermeabili, maglierie, cravatte”.
Le cartolerie e le altre attività
Seguivano le cartolerie che spesso erano anche tipografie. I prodotti di punta erano i ventagli, le penne e i calamai ma nelle réclame compaiono anche le cartoline illustrate vendute in serie, come pubblicizzato dalla cartoleria Giuseppe Dessì in via Manno. Numerose anche le rivendite di materiali per l’edilizia, cemento, legna, e di prodotti chimici, ferramenta e drogherie come quella di Filippo Birocchi & Fantola in via G.M. Angioy. Non mancano le distillerie e le rivendite di vini, così come i pastifici e le società di assicurazioni.
Qualcosa è cambiato
C’è però, come è facile immaginare, una grande differenza fra il commercio dei primi anni del ‘900 e quello odierno. I negozi vendono ciò di cui la gente ha bisogno e le esigenze cambiano da epoca a epoca. A cominciare dalla Fabbrica di ombrelli “A. Binda” in via Manno: dai bastoni ai profumi, dai pettini alle spazzole, sino alla “Tricofilina” a cui oggi sarebbero interessati in tanti che, si promette, “Unica contro la caduta dei capelli”. In via XX settembre c’era poi una stearineria, una fabbrica con rivendita di steariche con “candele forate e fantasia e lumini da notte”. Una selleria e fabbrica di carrozze stava invece in via Sassari e vendeva finimenti per carrozza “tipo di lusso o comune”, “selle all’inglese e alla sarda”. Nel 1915 sono ancora pubblicizzate le società, spesso straniere con sede a Cagliari, che hanno in concessione le foreste per il taglio degli alberi e le miniere e che vendono legname per le ferrovie, per le navi e per le miniere così come il carbone fossile.
E per finire con gli amarcord, non si può non menzionare il negozio di A. Cosentino in via Manno dove si vendevano “macchine parlanti e dischi delle migliori fabbriche”, grammofoni di varie marche, orologi e pendoli.
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