Lo sapevate? I Giganti di Mont’e Prama sono le statue più antiche del Mediterraneo occidentale

La loro datazione - secondo gli studi dell'archeologo Giovanni Lilliu - oscilla fra il XIII e il IX secolo avanti Cristo. Solo alcune statue della Grecia e dell'Antico Egitto possono vantare una datazione precedente nel bacino del Mediterraneo.
Dopo un “sonno” durato circa 2800 anni sono tornate alla luce per raccontare la loro storia millenaria che parla di una Sardegna protagonista del mondo allora conosciuto: stiamo parlando dei giganti di Mont’e Prama, ritrovati a Cabras negli anni’70 e oggi conosciuti in tutto il mondo.
Quello che molti non sanno è che le leggendarie statue sarde raffiguranti guerrieri, arcieri e lottatori detengono, fino a prova contraria, un primato davvero rilevante.
La loro datazione – secondo gli studi dell’archeologo Giovanni Lilliu – oscilla fra il XIII e il IX secolo avanti Cristo. Solo alcune statue della Grecia e dell’Antico Egitto possono vantare una datazione precedente nel bacino del Mediterraneo. Questo dato fa dei colossi del Sinis le statue più antiche del mar Mediterraneo occidentale, come racconterà Alberto Angela nella prossima puntata di Meraviglie in onda martedì su Rai Uno.
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Gepostet von Rai1 am Dienstag, 12. März 2019
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Lo sapevate? Perché in Sardegna ci sono molte persone originarie dell’isola di Ponza?

In Sardegna sino a pochi decenni fa c'erano tanti ponzesi (qualcuno, molto anziano, è ancora vivo). Sapete perché arrivarono qui da noi?
Lo sapevate? Perché in Sardegna ci sono molte persone originarie dell’isola di Ponza?
In Sardegna sino a pochi decenni fa c’erano tanti ponzesi (qualcuno, molto anziano, è ancora vivo). Sapete perché arrivarono qui da noi?
In Sardegna, fino a pochi decenni fa, vivevano tantissime persone originarie dell’isola di Ponza — e qualcuna, molto anziana, è ancora viva oggi. Ma perché mai tanti ponzesi arrivarono proprio qui da noi? La risposta affonda le sue radici in una storia affascinante fatta di mare, fatica e migrazioni silenziose.
Ponza, una piccola isola di appena 10 chilometri quadrati, situata nell’arcipelago Pontino, contava già oltre 3.000 abitanti nel 1861. Dopo un lungo periodo di spopolamento dovuto alle incursioni barbaresche, l’isola fu nuovamente abitata da pescatori provenienti da Ischia e dalla Campania, che trovarono nel mare la loro fonte di sostentamento. Ed è proprio il mare che li spinse, a partire dalla metà del 1800, verso nuove rotte. I pescatori ponzesi iniziarono a dirigersi a nord per pescare, e con il passare degli anni quel flusso si intensificò: se all’inizio erano soltanto tre o quattro imbarcazioni, tra il 1940 e il 1960 se ne contavano più di venti. Alcuni puntavano decisi verso la Sardegna, verso La Maddalena, Santa Teresa di Gallura, Porto Torres e Isola Rossa. Altri invece si fermavano prima, affascinati anche loro dalla ricchezza ittica attorno all’isola di Montecristo.
Le barche da pesca, costruite a Ponza nei cantieri di Sant’Antonio e Santa Maria o a Terracina, ricordavano nella forma le feluche nordafricane: snelle, resistenti, perfette per il tipo di navigazione richiesto. I ponzesi seguivano diverse rotte verso la Sardegna, toccando anche Arbatax, Siniscola, Carloforte, e spesso le loro barche venivano trasportate su bastimenti aragostai, detti mbrucchielle, che le sbarcavano appena giunti a destinazione. Quando la pesca in Sardegna non dava frutti, risalivano il mare fino all’Elba, pescando a Montecristo, per poi tornare infine a Ponza a fine stagione.
In principio, quasi tutti i pescatori facevano ritorno a casa; solo in pochi restavano a svernare all’Elba, a Montecristo o in Sardegna. Ma con il tempo, quel pendolarismo stagionale si trasformò in migrazione stabile. Molti pescatori decisero di trasferire le proprie famiglie nei porti sardi dove passavano gran parte dell’anno: così nacquero le prime piccole comunità ponzesi in Sardegna, discrete ma presenti, legate alla pesca e alla fatica, al vento e alla salsedine.
Ma l’avventura dei ponzesi nel Mediterraneo non si fermò qui: alcuni si spinsero anche più lontano, verso la Tunisia, sull’isola di La Galite (Galitone), a 80 chilometri dalla costa tunisina e a circa 150 dalla Sardegna. Sempre inseguendo il pesce, sempre seguendo le rotte del mare.
Ecco perché, ancora oggi, nelle storie sussurrate dai vecchi pescatori sardi o nei cognomi che tradiscono origini lontane, sopravvive l’eco di Ponza, un’isola che ha lasciato la sua impronta sulle coste della Sardegna. Una storia poco conosciuta, ma incredibilmente ricca e viva.

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