Chiamano la figlia Blu e vengono convocati dalla Procura
Dopo un anno e mezzo dalla nascita della loro figlia dei genitori di Milano sono stati convocati dalla Procura della Repubblica per rettificare l'atto di nascita. Secondo la legge, «il nome imposto al bambino deve corrispondere al sesso»
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«Se giovedì non ci presenteremo con un’alternativa sarà il giudice a decidere per noi il nome di nostra figlia», spiega il papà, Luca. «Quando ci siamo presentati all’anagrafe per la registrazione ci avevano avvisato che poteva esserci il rischio di venir richiamati, ma ogni anno, secondo i dati Istat, ci sono circa sette Blu, in prevalenza bimbe. Non ci aspettavamo di dover cambiare nome un anno e mezzo dopo, quando ormai anche nostra figlia sa di chiamarsi Blu ed è scritto ovunque». La coppia cercherà di convincere i giudici, statistiche alla mano, che il nome all’estero è già stato sdoganato.
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Povertà non è reato: Cagliari abroga il divieto di bivacco

"Una città più giusta non si governa con i divieti, ma con l’ascolto": le parole di Davide Carta, capogruppo PD in Consiglio comunale a Cagliari.
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Una città davvero giusta non si costruisce a colpi di divieti, ma attraverso l’ascolto, la comprensione e politiche capaci di affrontare la complessità sociale. È questo il senso della decisione assunta mercoledì dal Consiglio comunale di Cagliari, che ha approvato una delibera definita da Davide Carta, capogruppo del Partito Democratico, «giusta, necessaria e profondamente politica, nel significato più alto del termine».
Con il voto dell’aula è stato infatti abrogato l’articolo 7 del Regolamento di Sicurezza e Polizia Urbana, quello che introduceva il divieto di bivacco e di accattonaggio. La proposta, presentata dal consigliere Matteo Massa e sottoscritta con convinzione da tutta la maggioranza consiliare, non nasce – sottolinea Carta – da una scelta ideologica, ma da una presa d’atto della realtà.
«Chi vive per strada – spiega – nella stragrande maggioranza dei casi non lo fa per una scelta libera, ma perché si trova in condizioni di fragilità estrema». Povertà assoluta, disturbi psichici, dipendenze, traumi e solitudine sono spesso le cause di una marginalità che non può essere affrontata con sanzioni, allontanamenti o provvedimenti repressivi. «Problemi sociali così complessi non si risolvono con i divieti», ribadisce il capogruppo dem.
Per l’amministrazione comunale, la sicurezza autentica non nasce dall’espulsione delle persone più fragili dagli spazi pubblici, ma dalla costruzione di relazioni, dall’ascolto e da un intervento sociale continuo. «Punire chi è già ai margini – afferma Carta – non rende una città più ordinata, la rende solo più ingiusta».
Il percorso intrapreso, inoltre, non parte da zero. Grazie al lavoro dell’assessora alle Politiche sociali Anna Puddu e dei servizi comunali, negli ultimi anni sono stati messi in campo numerosi interventi di sostegno alle persone senza dimora: attività di prossimità, accompagnamento, ascolto costante e una mappatura aggiornata delle situazioni di fragilità, per evitare che qualcuno resti invisibile. Un lavoro quotidiano e silenzioso, che raramente fa notizia ma che racconta chiaramente l’idea di città che l’amministrazione intende costruire.
Con l’abrogazione dell’articolo 7, il Consiglio comunale ha voluto affermare alcuni principi chiave: una città civile non criminalizza la povertà; una città giusta non confonde il decoro urbano con la rimozione del disagio; una città responsabile sceglie politiche sociali strutturate, non scorciatoie securitarie.
«Cagliari può e deve essere una città capace di tenere insieme diritti, sicurezza e dignità umana», conclude Davide Carta. «Mercoledì abbiamo compiuto un passo concreto in questa direzione».
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