Sit-in degli universitari contro i rapporti intessuti da Unica con Esercito e Israele

Studenti contro la militarizzazione. Previsto per domani 11 aprile il il sit-in contro le ingerenze militari all'Università.
Universitari sul piede di guerra contro i rapporti, ritenuti ambigui, intrattenuti dall’Università di Cagliari con l’Esercito, nonché con enti impegnati nella ricerca militare e una serie di università israeliane. «La scienza non è mai buona o cattiva, ma è a seconda dei modi in cui è impiegata e dei fini a cui tende. Come valutare allora le intese che legano l’Università di Cagliari all’Esercito, responsabile della devastazione del territorio sardo occupato dalle basi militari?». Questo l’interrogativo che si pongono i ragazzi e gli universitari di A Foras e del CUA Casteddu (Collettivo Universitari Autonomi). Previsto quindi per domani 11 aprile il sit-in contro le ingerenze degli apparati militari nell’Università, che vedrà il picchetto riunirsi alle ore 10 dinanzi al Rettorato di via Università.
Tre le principali richieste portate avanti dai collettivi, raccontate attraverso i materiali informativi distribuiti dai suoi rappresentanti. «Chiediamo la rescissione del protocollo d’intesa tra l’Università di Cagliari e il Comando Militare Esercito Sardegna, l’interruzione degli accordi di cooperazione tra l’Università cagliaritana e quelle israeliane e il rifiuto della nostra Università di qualsiasi rapporto con enti direttamente o indirettamente coinvolti con il mondo militare».
Pesante il j’accuse lanciato dagli studenti. «Mentre la ricerca pura in Italia viene sempre meno finanziata, quella applicata sopravvive con gli interventi dei privati e quindi dipendente da logiche di mercato. Come studenti e studentesse, ricercato, docenti e lavoratori non possiamo tollerare che le strutture del sapere siano al servizio degli interessi militari», si legge in una nota. Anche per questo motivo i due collettivi si vedono quindi uniti nel proporre la creazione di un Centro Studi a Cagliari, concepito come uno spazio necessario per permettere la “riappropriazione” dei saperi legati alla Sardegna e garantire agli studenti la possibilità di dedicarsi ai propri reali campi d’interesse, nonché «per sventare il ricatto imposto dagli interessi privati e militari».

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