Efisio Marini, il medico pietrificatore, genio incompreso nella Cagliari del 1800
Le opere di Efisio Marini, scienziato cagliaritano, sono ancora conservate al Museo Anatomico di Napoli e affascinano e interessano particolarmente i visitatori, il pezzo che colpisce maggiormente è una mano di donna perfettamente pietrificata e conservata adagiata su un tavolino il cui ripiano è composto di fegato, sangue e bile.
La storia di Efisio Marini, noto anche come il Pietrificatore o Imbalsamatore, è una storia oscilla tra mistero e realtà. Nato a Cagliari nel 1835 e trasferitosi a Pisa per gli studi, dopo aver conseguito due lauree in Medicina e Scienze Naturali, fece ritorno nella sua città natale e iniziò ad approfondire alcune ricerche sulla conservazione e pietrificazione dei corpi umani.
Purtroppo queste sue ricerche e sperimentazioni, e a quanto si racconta anche il carattere schivo tanto da sembrare presuntuoso, anziché portargli fama e successo, attirarono le ostilità e le invidie del benpensante ambiente accademico della Cagliari del tempo.
La situazione non migliorò neanche quando si adoperò per pietrificare la salma del defunto Pietro Martini, che venne sottoposta al trattamento messo a punto da Efisio Marini, e quattro mesi dopo fu riesumata e si presentò ai testimoni, presenti al cimitero di Bonaria, in perfette condizioni. Intorno alla figura di Marini si sviluppò un certo grado di sospetto e diffidenza riguardo alle sue tecniche, questo lo portò ad abbandonare il la città. Si trasferì a Napoli, sempre continuando i suoi studi, e mantenendo segrete le sue scoperte.
Le sue opere sono ancora conservate al Museo Anatomico di Napoli e affascinano e interessano particolarmente i visitatori, il pezzo che colpisce maggiormente è una mano di donna perfettamente pietrificata e conservata adagiata su un tavolino il cui ripiano è composto di fegato, sangue e bile, considerato che appartengono a oltre un secolo fa stupisce lo stato di conservazione di queste opere, soprattutto dei colori mantenuti quasi intatti grazie alla tecnica inventata da Marini.
Le sue tecniche impressionarono anche personaggi illustri come Napoleone III, infatti, Marini venne invitato a presenziare all’ Esposizione Universale, nel 1867 a Parigi, per presentare le sue scoperte. E Secondo un curioso aneddoto, lo scienziato, entrato in possesso del sangue di Giuseppe Garibaldi lo pietrificò e lo rinchiuse in un medaglione che regalò poi all’eroe dei due mondi.
Purtroppo neanche in questa fase della sua vita Marini riuscì ad emergere per le sue scoperte, le fonti raccontano di una vita vissuta nel disagio, nell’ossessione di tenere segreta la sua tecnica di conservazione di corpi umani, e conclusasi in totale solitudine.
Lo scienziato non svelò mai i segreti delle sue formule, questa sua gelosia nei confronti delle sue tecniche ha probabilmente contribuito a creare un certo scetticismo intorno alla sua figura e alle sue scoperte, solo nel 2006 alcuni studiosi si sono cimentati nella riesumazione della salma di Pietro Martini che da 140 anni era custodita al cimitero di Bonaria. Il corpo è stato prelevato dal sepolcro ed è apparso con le dita di una mano ancora perfette, e così il cuore, parte del fegato e il midollo osseo, senza la bara di cui sono rimaste solo le maniglie, mentre il legno non ha sopportato l’umidità di tutti questi anni.
Nonostante l’attenzione alla sua storia, soprattutto in tempi recenti, da parte di storici, scrittori e medici, Efisio Marini rimane avvolto da un’aura misteriosa, così come altri scienziati, tutti italiani, che si cimentarono in questo tipo di sperimentazioni riguardanti la pietrificazione di cadaveri, mettendo a punto varie tecniche che venivano ossessivamente tenute segrete, contribuendo ad alimentare la diffidenza nei loro confronti.
Nel caso di Efisio Marini è certamente valido il detto: nemo propheta in patria, non riuscì in alcun modo a convincere nessuno, all’interno dell’ambiente cagliaritano non proprio di larghe vedute, della validità delle sue scoperte.
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