Sa Chida Santa in Sardegna: a Castelsardo si apre con “Lu Lunissanti”
Castelsardo, Lunissanti – Foto di Franco Stefano Ruiu, Fonte I Riti della Settimana Santa in SardegnaTra i riti più coinvolgenti della Settimana Santa sarda, quello de “Sos Misterios” - ovvero la processione dei Misteri, oggetti e simulacri simbolo della sofferenza del Cristo – è certamente in cima alla lista e ciò è vero soprattutto per il borgo medievale di Castelsardo. Qui, “Sa Chida Santa” si apre con una particolarissima processione dei Misteri che, a differenza del resto della Sardegna, va in scena il lunedì successivo alla Domenica delle Palme, ed è noto come “Lu Lunissanti”, un evento mistico e sacro che trasuda teatralità, capace di richiamare non solo fedeli, ma anche numerosissimi turisti.
Autenticità, passione e mistero delineano i contorni de “Sa Chida Santa”, la Settimana Santa. In Sardegna, quell’insieme di appuntamenti religiosi che culminano nelle celebrazioni della Pasqua sono capaci di suscitare profonde suggestioni, coinvolgendo intere comunità e offrendo a fedeli e non un’esperienza collettiva, unica e appassionante. Durante “Sa Chida Santa”, in tutti i centri dell’isola si respira un’atmosfera carica di solennità, spiritualità e contemplazione, essenza di secolari cerimoniali di stampo medievale che, intrisi della tradizione spagnola, si sono fusi con arcaiche usanze locali risalenti al paganesimo nuragico. Riti paraliturgici, spettacolari processioni notturne e struggenti momenti corali, qui, scandiscono la passione, la morte e la risurrezione di Cristo, e, ovunque, da nord a sud, sono vissuti con slancio mistico e altrettanta compostezza. “Sa Chida Santa” è un itinerario spirituale tracciato dal popolo, prima, e dalle confraternite, poi: una vera e propria espressione di fede e devozione popolare, certo, ma anche riflesso dell’immenso patrimonio culturale e identitario del popolo sardo. Sos Misterios, Sos Sepulcros, Sas Chirchas, S’Incravamentu, Sa Chenapùra Santa, S’Iscravamentu e S’Incontru sono i punti fermi di questo percorso, in una mappa che, seppur simile in tutta l’isola, assume sfumature differenti a seconda della località.
Tra i riti più coinvolgenti della Settimana Santa sarda, quello de “Sos Misterios” – ovvero la processione dei Misteri, oggetti e simulacri simbolo della sofferenza del Cristo – è certamente in cima alla lista e ciò è vero soprattutto per il borgo medievale di Castelsardo. Nel cuore del golfo dell’Asinara, infatti, “Sa Chida Santa” si apre con una particolarissima processione dei Misteri che, a differenza del resto della Sardegna, va in scena il Lunedì santo, successivo alla Domenica delle Palme, ed è noto come “Lu Lunissanti”. Si tratta di un evento mistico e sacro che trasuda teatralità, capace di richiamare non solo fedeli, ma anche numerosissimi turisti.
“Lu Lunissanti” – che si svolge tra il borgo medievale e l’ex frazione castellanese di Tergu – è un rito collettivo unico nel suo genere, una sintesi del sentimento popolare, in cui la sacralità della rievocazione della sofferenza di Cristo non è scevra, però, del carattere pagano: proprio in occasione de “Lu Lunissanti”, infatti, si svolge anche la festa per l’arrivo della primavera. Le origini del rito principe de “Sa Chida Santa” castellanese risalgono al Medioevo, quando i monaci Benedettini curavano la vita religiosa, sociale e culturale delle popolazioni locali. Poi, la tradizione fu perpetuata da un’organizzazione laica di matrice ispanica e, oggi come allora, dietro le quinte de “Lu Lunissanti” ci sono i membri della Confraternita dell’Oratorio di Santa Croce, unica depositaria di tutti i riti della Settimana Santa castellanese, tra cui la “Prucissioni” del Giovedì santo e lu “Lcravamentu” del Venerdì santo.
Vestiti con “l’abiddu”, una tunica bianca con cordone, e con il capo coperto da “lu cappucciu”, un cappuccio dalla forma conica, i protagonisti dello scenografico cerimoniale sono gli Apoltuli e li Cantori. I primi, il cui volto rimarrà sempre celato dal cappuccio, sono chiamati Misteri poiché hanno il compito di portare i simboli della passione, della crocifissione, della morte e della deposizione di Cristo; i secondi, in tutto dodici, sono suddivisi in tre cori a quattro voci, ciascuno dei quali prende il nome dal canto eseguito e dall’oggetto-simbolo che rappresenta: il coro de lu Misere, recante “lu cabbu de lu molti”, un teschio umano di un castellanese ignoto; il coro de lu Stabba la pieddai o Ecce Homo, che porta il busto di Cristo; il coro de lu Jesu, recante “lu crocifissu”, il crocifisso.
Il rito, suddiviso in due fasi distinte, comincia prestissimo e si conclude la sera tardi. Prima dell’alba, Apoltuli e Cantori si recano nella chiesa di Santa Maria, dove si celebrano i riti religiosi. Ma è solo quando sorge il sole che i protagonisti si avviano in una lunga processione verso la Basilica di Nostra Signora di Tergu: un vero e proprio pellegrinaggio di otto chilometri cui partecipa l’intera popolazione – ma non il clero -, e nel quale Misteri e Cori sfilano alternandosi, avanzando al ritmo dei canti. Tutto segue un rigido protocollo, in cui la teatralità dell’azione rituale è sorretta dal “canto a Cuncordu”, un canto di origine pre-gregoriana tramandato oralmente nei secoli, essenza del rito stesso. Giunti all’interno del monastero benedettino di Tergu, i dieci Misteri (il Calice, il Guanto, Fune e Catena, la Colonna, il Flagello, la Corona di spine e chiodi, la Croce, la Scala, il Martello e la Tenaglia, la Lancia e la Spugna) vengono presentati alla Madonna secondo il loro ordine di arrivo, accompagnati dall’Attitu, il canto funebre. Alla prima fase de “Lu Lunissanti”, segue, poi, un banchetto sul sito campestre della Basilica: è la festa per l’arrivo della primavera, l’unica sfumatura pagana del cerimoniale che prevarrà su quella solenne e sacra, fino all’imbrunire.
Sul far della sera comincia la seconda fase de “Lu Lunissanti”, il momento più suggestivo e sentito dell’intera giornata: tutto si spegne, e le case e le strade sono inghiottite da un buio surreale e silenzioso. Il centro storico del borgo, illuminato solamente dalla luce fioca de “li Fiaccoli”, le fiaccole rette da li Fraddeddi (i confratelli) e li Sureddi (le consorelle), diventa teatro della “Notti Santa”, la processione al tramonto, con cui i dieci Misteri fanno ritorno nella chiesa di Santa Croce, tra due ali di folla incantata. Ad aprirla è il coro de “lu Miserere”, che porta su un vassoio di legno “lu cabbu de lu molti” ed è seguito dal primo gruppo dei cinque Misteri; poi, è la volta del coro de “lu Stabat” che reca la statua dell’Ecce Homo e che precede il secondo gruppo di Misteri; chiude, infine, il coro de “lu Jesus”, che porta “lu crocifissu”. Ancora una volta l’atmosfera si fa solenne e una forte commozione travolge gli astanti, suscitata dai canti salmodianti eseguiti dai confratelli. Completata la processione, si celebra una solenne funzione di ringraziamento, cui segue un nuovo banchetto che si conclude con il canto collettivo del Te Deum.
L’appuntamento con “Lu Lunissanti”, il rito principe de “Sa Chida Santa” di Castelsardo e simbolo dell’identità culturale del borgo, è per il prossimo lunedì 26 marzo.
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