Accadde oggi: Claudio Ranieri compie 66 anni, uno degli allenatori più amati della storia rossoblù
«Risorgeremo, l’ha detto Claudio Ranieri!», «Oh Ranieri, guida la Ferrari». Sono soltanto alcuni dei cori che si levavano dalla curva rossoblù fra il 1988 e il 1991. Ai tifosi rossoblù piaceva prendere a prestito le dichiarazioni di Claudio Ranieri, perché oltre
«Risorgeremo, l’ha detto Claudio Ranieri!», «Oh Ranieri, guida la Ferrari». Sono soltanto alcuni dei cori che si levavano dalla curva rossoblù fra il 1988 e il 1991. Ai tifosi rossoblù piaceva prendere a prestito le dichiarazioni di Claudio Ranieri, perché oltre ai risultati che l’allenatore di Testaccio portava, le sue parole erano gli slogan di un capopopolo. Arringhe di un leader che dopo anni di oblio, aveva permesso ai tifosi rossoblù di tornare a poter gonfiare il petto.
Ranieri arrivò a Cagliari in sordina, nel 1988, secondo campionato di C consecutivo dei rossoblù sull’orlo del crack finanziario. Tonino Orrù, presidente di allora, lo conobbe la stagione precedente, quando alla prima giornata il Cagliari giocò in casa del Campania Puteolana. Un campo da far west, frontiera del calcio di provincia con i palazzi attorno al terreno di gioco e i panni stesi. Il Cagliari quella partita la perse, uno a zero, ma ciò che colpì Orrù e il suo fidato direttore sportivo Carmine Longo non fu tanto il gioco degli avversari, ma il modo con il quale nel riscaldamento, quell’ex giocatore di Roma e Catanzaro, passato in panchina, caricava i suoi. Guascone, sveglio, pronto a colpire l’avversario scoprendone i punti deboli: «Ragazzi, questi sono ancora con la testa in serie B» diceva sottovoce Ranieri ai suoi, indicando i giocatori del Cagliari che si cambiavano negli spogliatoi.
L’anno dopo, stagione 1988-89, Ranieri siede nella panchina del Cagliari. Fu l’inizio di tre campionati incredibili, che chi ha vissuto non può dimenticare. Due promozioni consecutive: ma se la prima dalla C alla B poteva essere pronosticata, quella successiva di sicuro no. Il Cagliari fu una sorpresa per tutti, tifosi e avversari. Lo stadio tornò a riempirsi: prima le tribune dell’Amsicora, che ospitò il Cagliari in attesa che il Sant’Elia indossasse il vestito buono per Italia 90, quindi di nuovo il grande stadio.
Nel mezzo delle due promozioni, una Coppa Italia di serie C conquistata contro la Spal. Il ritorno in serie A fu però traumatico. L’entusiasmo non bastò ad attenuare l’impatto con la massima serie. Allora la serie A era il Bengodi del calcio mondiale, il paese dei balocchi: c’erano Maradona, Van Basten, Mattheus. Era come se Messi e Cristiano Ronaldo giocassero oggi nella serie A. Ma anche il Cagliari si difendeva bene. Era il Cagliari che passò alla storia come quello degli uruguaiani, dando il via ad un ponte immaginario fra Montevideo e la Sardegna, che aveva in Paco Casal il suo Deus ex Machina.
Ma dopo un girone di andata disastroso, Ranieri non si stancò mai di dirlo:«Risorgeremo», e i tifosi di ripeterlo, dalla curva, come un mantra. Il girone di ritorno fu strepitoso, una cavalcata dei ragazzi di Ranieri a ritmi vertiginosi, una media che valeva l’Europa, fino alla salvezza finale.
Poi, l’addio, e la carriera prestigiosa nelle panchine di Napoli, Fiorentina, Valencia, Chelsea, Juve, Inter, fino al miracolo della vittoria in Primer League con il Leicester. Ma il tecnico romano non ha mai dimenticato il suo trampolino di lancio, Cagliari, e a Cagliari non hanno mai dimenticato lui. Fra gli allenatori rossoblù, forse solo il filosofo Manlio Scopigno conquistò il cuore dei tifosi come fece lui. Auguri Mister.
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