Oggi la Facoltà di Scienze della Comunicazione ospita l’evento “Nuove professioni della comunicazione” con Fiorella Atzori, ex studente dell’università, per parlare del suo canale Youtube “Sgrammaticando” dedicato alla grammatica italiana che da poco è diventato un libro. Si tratta di un traguardo non da poco quello di Fiorella, nata ad Arborea, specialmente se si pensa al panorama ormai sovrappopolato di Youtube, dove i canali raggiungono numeri impressionanti. Nonostante la forte competizione, Sgrammaticando è riuscito ad emergere e a farsi notare nel campo dell’editoria che ha poi deciso di trasformarlo in un libro e, guardando i numeri del canale di Fiorella, si intuisce il perché. Sgrammaticando conta ben 399 video e quasi 28 mila iscritti, raggiungendo circa due milioni di visualizzazioni.

Ma come è nata l’idea di parlare sul tubo proprio della grammatica italiana e di tutte le particolarità legate alla nostra lingua? «Innanzitutto, ci tengo a specificare che non sono un’ insegnante di italiano» esordisce Fiorella». «L’idea – spiega – nasce per offrire un supporto in relazione alla grammatica italiana e non per sostituire l’insegnamento». Se all’ inizio, il canale è stato pensato per un pubblico italiano, interessato a togliersi qualche dubbio riguardo le regole della propria lingua, successivamente si è trovato ad accogliere sempre più visualizzazioni da paesi stranieri quali Brasile, Argentina, Spagna e Stati Uniti. Date le visualizzazioni provenienti dall’ estero, Fiorella si ritrova così ad offrire contenuti legati non solo alla grammatica italiana, bensì amplia il discorso anche ai modi di dire come: “Avere il coltello dalla parte del manico”, oppure ancora agli usi della particelle “Ci” e “Ne” che, a detta della Youtuber, generano malintesi sia tra gli italiani che tra gli stranieri.

Quando le viene chiesto come si sente in proposito a questa svolta del canale trasposto nella forma cartacea, Fiorella risponde di sentire una grande gratificazione, soprattutto quando le arrivano dei ringraziamenti dagli iscritti che, grazie ai suoi consigli, sono riusciti a superare un test o un’interrogazione. Sicuramente Fiorella e Sgrammaticando si collocano in quella fetta di generazione 3.0 costituita da giovani che, sempre di più ormai, abbandonano la ricerca del classico posto di lavoro e creano loro stessi un lavoro, basandosi sulle proprie competenze, le proprie passioni e, ovviamente, utilizzando gli strumenti messi a disposizione dal web che si rivelano essere delle vetrine e dei connettori diretti verso altri mondi, non ultimo, quello dell’editoria.

Infine, durante l’intervista per Vistanet, Fiorella dichiara di essere ottimista riguardo al futuro di Sgrammaticando: conta di crescere, di incrementare i suoi contenuti e nonostante il sovraffollato panorama del tubo,  vede nel web e nei social media concrete opportunità di sbocchi professionali, sia che uno voglia mettere in onda se stesso, sia relativamente a tutti nuovi mestieri che si stanno sviluppando in ambito digital. Si tratta di una sfida avvincente quella di Fiorella e  di tanti altri giovani che, come lei, stanno cercando di entrare nel mondo del lavoro attraverso le nuove tecnologie. Grazie a queste testimonianze, si possono scoprire diversi modi alternativi per sfruttare al meglio i propri talenti, le proprie competenze e, soprattutto, per mostrarli ad un pubblico nel quale potrebbe trovarsi qualcuno pronto ad investire su tali capacità.

Era il 1920 e nelle miniere di Monteponi, San Giovanni e Campo Pisano, nell’Iglesiente, si respirava aria di tensione tra gli operai e la Direzione guidata dall’ingegner Andrea Binetti. Le condizioni di lavoro erano molto critiche e i salari bastavano a malapena per sopravvivere. Perciò, l’11 maggio i minatori decisero di scioperare contro l’intransigenza della Direzione che non ne voleva sapere di ascoltare le loro richieste.

Dalla miniera di Monteponi partì un corteo di 2000 minatori (il direttore fu costretto da questi ultimi ad unirsi a loro) alla volta del Comune di Iglesias, con la speranza di poter parlare con l’allora sindaco Angelo Corsi in cerca di una soluzione. All’arrivo trovarono invece le guardie regie, schierate apposta per “prevenire eventuali tumulti”. Cominciarono così gli scontri e le guardie aprirono il fuoco sulla folla inerme degli operai, uccidendone cinque sul colpo: due morirono a causa delle ferite riportate e molti altri rimasero feriti.  Il direttore della miniera e il sindaco di Iglesias furono risparmiati dai disordini perché messi in salvo anticipatamente.

Ai funerali degli uccisi parteciparono migliaia di persone. Tanti furono i pretesti usati dalla Direzione per giustificare il massacro: uno fra questi fu quello secondo cui i minatori si accingevano a occupare le miniere e costruirci i “soviet”. Pretesti appunto, perché in realtà già qualche mese prima il Sottoprefetto aveva ordinato ai comandi dei Carabinieri di utilizzare “cittadini fidati” per azioni di repressione contro manifestazioni e scioperi degli operai.

Un massacro dunque premeditato per tutelare gli interessi della direzione. Ma la determinazione dei minatori dopo il tragico evento non venne meno. Al contrario, dopo mesi di lotte sindacali, il 9 dicembre dello stesso anno l’associazione esercenti miniere non poté fare a meno di firmare l’accordo che concesse i diritti di base per i lavoratori: aumenti salariali, indennità di carovita e riconoscimento delle commissioni interne elette liberamente dagli operai.