Pierluigi D’Angelo è il nuovo questore di Cagliari. Dopo 15 anni ritorna nella sua Cagliari, dove ha lavorato dal 1980 per 22 lunghi anni. «Ritrovo una città tranquilla – ha spiegato – qui ho iniziato la mia carriera e qui desidero concluderla. Il prefetto Gabrielli mi ha concesso questo privilegio. Per me è un onore e un piacere lavorare qui: conosco tre quarti del personale della questura e ritrovo tanti amici. Qui mantengo la mia residenza, Cagliari è la mia città, in fondo – confessa con una leggera inflessione napoletana – anch’io seu casteddaiu».

Rossi e D’Angelo vice e questore (foto di Alessandro Pigliacampo)

«Ho lasciato Lecce – ha dichiarato D’Angelo – una città bellissima ma con molti problemi di criminalità organizzata, come la Sacra corona unita e altre infiltrazioni mafiose. Fra le esperienze più drammatiche ricordo la strage di Viareggio, l’incidente ferroviario dove persero la vita 33 persone nel 2008, che dovetti seguire quando mi trovavo in Emilia Romagna. Uno scenario di guerra, terribile. E ancora la Scuola di alta formazione interforze nel 2009 – 2010, a Roma, con reparti di varie nazionalità. Quindi l’incarico di questore a Nuoro per quattro anni e mezzo. Poi a Lecce ed ora nuovamente a Cagliari. Ora sono felice di essere nella mia città, dove vorrei fare qualcosa di utile insieme Ferdinando Rossi, mio alter ego. Fra i prossimi impegni, al primo posto, certamente, l’organizzazione del G7».

La figura di Salvatore Canalis, noto come Rino tra gli amici, rappresenta un esempio di coraggio e integrità durante uno dei periodi più bui della storia italiana. Nato a Tula nel 1908, Canalis era un insegnante di Lettere al Collegio militare di Roma quando fu richiesto di aderire al governo repubblichino fascista per poter continuare a insegnare. La sua risposta decisa, preferendo la morte piuttosto che associarsi a quel regime, dimostra la sua forte adesione ai valori della libertà e della giustizia.

“Meglio la morte che aderire a questo governo” disse il 13 marzo del 1944 a coloro che gli avevano chiesto di aderire alla Repubblica di Salò per continuare a svolgere il suo lavoro. Canalis già da tempo frequentava persone e ambienti legati al Partito d’Azione.

Arrestato dagli agenti fascisti e portato alla “Pensione Oltremare”, Canalis fu torturato e accusato di connivenza con i partigiani. Nonostante le torture subite, non rivelò mai i nomi dei suoi compagni di lotta, dimostrando un coraggio e una lealtà straordinari. Anche il questore fascista Caruso, pur sapendo del destino imminente di Canalis, non rivelò nulla alla moglie del professore, Regine.

Infine, Salvatore Canalis fu trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. La sua memoria e quella degli altri tredici sardi caduti in quel tragico evento sono state onorate con un convegno a Tula nel giugno 2004, a sessant’anni dall’eccidio. Questo evento testimonia il rispetto e la riconoscenza verso coloro che, come Canalis, hanno sacrificato la propria vita per difendere i valori della libertà e della dignità umana.