Per alcuni è un miracolo, per altri “ha fatto solo il suo dovere“, per altri ancora ha fatto più di quanto potesse fare. Il Cagliari è salvo, lunga vita ai colori rossoblù portati al traguardo da un Massimo Rastelli mai domo, sempre ottimista e certo del risultato finale. La sua prima stagione in serie A è stata irta di pericoli, con diversi scivoloni e una scalata in buona parte corretta, grazie ad un girone di ritorno solido, ben gestito in tutte le sue parti.

Ad aiutarlo, l’ampiezza della rosa, finalmente disponibile nei suoi elementi. Nella sostanza, il tecnico è stato supportato dai dubbi di formazione piuttosto che danneggiato. Ha potuto avere maggiori certezze dai suoi uomini preferiti: Fabio Pisacane ha saputo interpretare con piglio il ruolo di difensore centrale nel momento in cui nessuno dei pariruolo (Ceppitelli, Capuano, Salamon) era sembrato in grado di poter accompagnare Bruno Alves; Artur Ionita, appena rientrato dall’infortunio che lo aveva tenuto fermo cinque mesi, si è preso con vigore il centrocampo dimostrando come un giocatore come lui fosse mancato parecchio nella prima parte di campionato; Niccolò Barella è cresciuto come sono cresciuti i minuti e la fiducia e la qualità tecnica, abbinata ad una curiosa prestanza fisica che lo ha avvicinato al miglior Nainggolan del periodo cagliaritano; Marco Borriello ha dimostrato come l’exploit iniziale non fosse un fuoco di paglia, continuando a mietere vittime in tutti i campi, raggiungendo la ragguardevole cifra di 16 gol stagionali (numero ritoccabile nelle prossime quattro giornate). Ha saputo esaltare il gruppo, mostrando maggiore tenuta tattica rispetto all’andata dove beccare tantissimi gol era sembrata la regola più che l’eccezione. Merito suo e merito di Nicola Legrottaglie, vice fidato e dall’intelligenza pacata e rassicurante, in grado di trovare un nuovo sbocco dopo i fallimenti ottenuti da capo allenatore.

La lista degli obiettivi raggiunti dunque si allunga: salvezza prima e promozione poi con la Juve Stabia (2008-2010), salvezza con il Brindisi (2011) e con il Portogruaro (2012), promozione dalla LegaPro e due competizioni playoff serie B con l’Avellino (2012-2015), promozione in serie A e salvezza col Cagliari (2015-2017). Un obiettivo dietro l’altro, raggiunti a dispetto di scelte discutibili e di gioco poco spettacolare ma pratico, mai amato dai tifosi. Eppure gli stessi non possono che ammettere come Rastelli sia riuscito ad arrivare laddove molti hanno deluso: Ivan Juric sta annaspando col suo Genoa e rischia la clamorosa rimonta del Crotone dopo aver condotto un girone d’andata a passo di Europa League; Massimo Oddo non è mai riuscito a vincere in 24 partite, il suo Barcellona della B (ovvero il Pescara) è scomparso e lui è stato esonerato senza troppi complimenti; Roberto Donadoni, nonostante le lodi dello scorso anno ed una squadra affiatata, ha zoppicato per tutto il campionato, ritrovandosi dietro la formazione sarda.

Un buon lavoro quello del tecnico di Torre del Greco, che potrebbe allungare il suo percorso fino al 2020, tanti sono gli anni presenti nel rinnovo offerto dalla società in caso di raggiungimento dei quaranta punti. Un progetto da migliorare, irrobustire e da consegnare alla storia portando il Cagliari verso vette più alte di una semplice salvezza: nel nuovo stadio, con Rastelli alla guida ed una Europa da assaggiare concretamente dopo la bellezza di venticinque anni.

Basta un calcio di rigore di Joao Pedro per permettere al Cagliari di superare per 1-0 il Pescara di Zdenek Zeman. Una partita che si è trascinata in buona parte stancamente e che ha prodotto davvero poche occasioni e pochi sussulti. Poi, nel secondo tempo Rastelli ha deciso di controllare le operazioni in campo, tenendo a bada il risultato a proprio favore. Nel finale di gara momenti di tensione per Sulley Muntari, protagonista di vibranti proteste per alcuni cori provenienti dagli spalti: il giocatore ha deciso di lasciare il campo in segno di protesta con l’arbitro che aveva deciso di non intervenire.

Un poco a sorpresa, Rastelli decide di rinunciare a Sau e di puntare sulla titolarità di Farias, riproponendo dunque il duo assieme a Joao Pedro. Il Pescara esce meglio dai blocchi puntando per due volte la porta difesa da Rafael: prima con una conclusione centrale di Memushaj, a seguire Caprari prova uno dei suoi colpi preferiti (il tiro a giro) ma non impensierisce l’estremo difensore rossoblù. Queste due occasioni svegliano il Cagliari, gli consigliano di maturare la propria manovra e sovrastare la fragilità difensiva degli abruzzesi. Un colpo di testa di Borriello al 13′ mette paura agli ospiti, che al 22′ capitolano: azione di marca brasiliana Farias-Joao Pedro, quest’ultimo calcia dal limite e vede deviato il tiro da Fornasier con la mano per il rigore. Lo stesso Joao Pedro si incarica della battuta spiazzando Fiorillo. Poco dopo i rossoblù potrebbero addirittura raddoppiare, gran corsa di Pedro sulla sinistra, sul cross si inserisce Borriello di testa che costringe Fiorillo a tirar via dalla linea un gol fatto. Al 33′ negato un gol al Cagliari: sombrero di Farias per Joao Pedro che parte in posizione regolare e segna, per il guardalinee invece è fuorigioco. Rafael para facile una buona punizione di Rafael e blocca di piede una percussione di Memushaj, il Pescara prova a reagire e lo fa con molto caos offensivo, davanti anche alla tenuta difensiva solida degli uomini di Rastelli. Errore veniale di Bruno Alves a centrocampo, ancora Caprari ad impegnare Rafael dal limite, ultimo sussulto del primo tempo che si chiude sull’1-0 dopo due minuti di recupero.

Il Pescara ritorna in campo sprizzante velocità e qualche idea, punta soprattutto i cross dalle fasce che la difesa cagliaritana controlla senza rischiare più di tanto a parte quando Alves si dimentica Benali ma la punta esterna degli abruzzesi non riesce ad imprimere forza alla sua conclusione. Il Cagliari si fa notare con diversi contropiede conclusi male, filtranti lunghi che né Pedro né Farias riescono ad agganciare. Dentro Faragò e Sau per Ionita e Farias, Rafael blocca a terra un tiro molto lento di Caprari. Tiro pericoloso ma decisamente fuori misura di Murru, Rafael para in due tempi una conclusione di Benali dal  disco del rigore.  Tirano alle stelle sia Murru che Pedro, Padoin entra al posto di Barella suscitando qualche fischio dalla tribuna. La partita si affloscia a poco a poco senza molte occasioni da ambo le parti, i ritmi divengono molto blandi. Al 90′ momenti di tensione quando Muntari inizia a lamentarsi veementemente contro l’arbitro e i suoi assistenti per alcuni cori razzisti provenienti dalle tribune, trovando così il cartellino giallo.

TABELLINO.

CAGLIARI: Rafael (6.5), Pisacane (6.5), Salamon (6.5), Alves (6.5), Murru (6.5), Ionita (6) (al 57′ Faragò 6), Tachtsidis (6), Barella (7) (al 76′ Padoin sv), Joao Pedro (7), Farias (6) (al 65′ Sau 7), Borriello (7). All. Rastelli (6.5).

PESCARA: Fiorillo, Fornasier, Zampano, Bovo, Muntari, Memushaj, Benali (al 72′ Kastanos), Milicevic (al 90′ Crescenzi), Coulibaly (al 72′ Brugman), Caprari, Cerri. All. Zeman.

Arbitro: Sig. Daniele Minelli di Varese; Assistenti: Luca Mondin di Treviso e Andrea Tardino di Milano.

Rete: Joao Pedro (23′ rigore).

Ammoniti: Fornasier (22′), Milicevic (43′), Alves (65′), Kastanos (83′), Muntari (89′).

Note: recupero 2′ e 4′. Al 22′ calcio di rigore in favore del Cagliari per fallo di mano di Fornasier.