Milano, foto in pose provocatorie alla mostra Real Bodies. Tre ragazze rischiano denuncia per atti osceni e vilipendio di cadavere

Una “bravata” che costerà cara, quella delle tre amiche bolognesi di circa vent’anni che durante una visita alla mostra Real Bodies di Milano sono state beccate mentre si fotografavano in pose provocatorie, mimando gesti erotici inequivocabili e toccando i genitali di
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Una “bravata” che costerà cara, quella delle tre amiche bolognesi di circa vent’anni che durante una visita alla mostra Real Bodies di Milano sono state beccate mentre si fotografavano in pose provocatorie, mimando gesti erotici inequivocabili e toccando i genitali di uno dei corpi plastinati che fanno parte dell’esposizione.
La segnalazione di quanto stava avvenendo è partita da alcuni visitatori che si si sono rivolti al personale di reception. A lamentarsi è stata, in particolare, “una visitatrice che fa l’insegnante in un liceo milanese, rimasta un po’ interdetta di fronte al comportamento troppo esuberante di quelle ragazze che al suo passaggio nella sezione dedicata agli sport erano più volte scoppiate a ridere facendo gesti strani e nascondendosi imbarazzate fra i corpi plastinati mentre accennavano a scattarsi foto col telefonino”
Inizialmente le tre ragazze l’hanno presa un po’ alla leggera: “Non abbiamo spostato nulla, solo qualche foto e una palpatina qua e là” hanno detto scoppiando a ridere. Un atteggiamento fuori luogo, visto che le ragazze rischiano una denuncia per atti osceni in luogo pubblico, vilipendio verso i cadaveri e, in caso di pubblicazione delle foto, violazione del copyright che protegge dalla riproduzione le immagini dei corpi (sono 350 quelli in mostra, comprendendo anche gli organi).
Come hanno spiegato i vertici della società Venice Exhibition che ha allestito l’evento “fortunatamente le tre hanno acconsentito a fornirci le generalità e a cancellare dai loro telefonini tutte le foto scattate di cui abbiamo copia, con la promessa che, se una soltanto di queste immagini, o altre di questo genere sfuggite al controllo, dovesse venir pubblicata nei social network o dovunque, ritraendo i plastinati all’interno della mostra, partirà una denuncia contro di loro che avrà conseguenze”.

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Protesi d’anca stampata in 3D: al Policlinico il primo intervento “su misura” in Sardegna

Si tratta del primo caso in Sardegna di chirurgia protesica “su misura”, resa possibile grazie all’utilizzo delle più avanzate tecnologie di ricostruzione e stampa tridimensionale.
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Un nuovo traguardo per la sanità sarda arriva dal Policlinico Duilio Casula di Monserrato, dove per la prima volta è stata impiantata una protesi d’anca personalizzata realizzata in 3D. L’intervento, eseguito dall’équipe di Ortopedia e Traumatologia diretta dal professor Antonio Capone, ha riguardato una donna affetta da acondroplasia, una malattia genetica rara che provoca una crescita anomala delle ossa e una precoce artrosi dell’anca.
Si tratta del primo caso in Sardegna di chirurgia protesica “su misura”, resa possibile grazie all’utilizzo delle più avanzate tecnologie di ricostruzione e stampa tridimensionale. La protesi, in lega di titanio, è stata progettata partendo da un modello virtuale ottenuto tramite tomografia computerizzata della paziente, e poi realizzata nel laboratorio Unica3D LAB dell’Università di Cagliari, coordinato dal professor Giuseppe Marongiu.
Il progetto è frutto di una sinergia tra ricerca, tecnologia e competenze cliniche: l’impianto e lo strumentario chirurgico sono stati prodotti dall’azienda Adler Ortho di Milano, mentre il lavoro in sala operatoria ha coinvolto chirurghi, infermieri e fisioterapisti, che hanno seguito la paziente in ogni fase del percorso post-operatorio. Grazie a questa organizzazione multidisciplinare, la donna ha potuto ricominciare a camminare, con assistenza, dopo soli due giorni dall’intervento.
Le protesi personalizzate rappresentano una svolta nella chirurgia ortopedica: permettono di adattare perfettamente l’impianto all’anatomia del singolo paziente, migliorando il comfort, la mobilità e la qualità di vita, soprattutto nei casi più complessi, dove le soluzioni standard non sono compatibili. «Questa tecnologia segna un passo avanti importante – spiega il professor Capone –. Le protesi su misura consentono risultati eccellenti, ma al momento sono riservate a casi particolari, a causa dei costi elevati e dei tempi di produzione».
Guardando al futuro, il professor Marongiu sottolinea come l’integrazione tra stampa 3D e robotica chirurgica potrà rendere questi strumenti sempre più accessibili: «Il miglioramento tecnologico permetterà di ridurre tempi e costi, aprendo la strada a un uso più esteso della stampa 3D in molte branche della medicina».
Un intervento pionieristico che conferma il Policlinico Duilio Casula e l’Università di Cagliari tra i protagonisti della nuova frontiera della chirurgia personalizzata, dove scienza e innovazione lavorano insieme per restituire movimento e speranza ai pazienti.

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