Motorizatzioni Civili de Nùgoro. Forma: “Bonu s’impegnu de sa Giunta Regionali”
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Michele Marongiu non fa viaggi per arrivare da un punto A a un punto B: lui pedala per raccontare storie, portare vicinanza e trasformare la fatica in gesto concreto.
Ultracyclist cagliaritano, a marzo 2026 sarà l’unico italiano alla Fireflies Patagonia 2026, oltre mille chilometri tra Cile e Argentina, una delle sfide ciclistiche solidali più dure al mondo, con un obiettivo chiaro: sostenere la Fundación Vivir Más Feliz, che affianca bambini malati di cancro. «Pedaliamo per chi non può farlo», ripete spesso, «ed è questo che dà senso a ogni chilometro, anche a quelli più duri», perché per lui la strada non è mai solo strada, ma racconto, presenza, responsabilità.
Nel tempo il suo modo di vivere la bici si è costruito intrecciando sport, viaggio e solidarietà, come è accaduto nella Capo Nord Sardinia Expedition, 4.800 chilometri in sella attraversando l’Europa insieme ad altri tre ciclisti sardi, quattro mori partiti con un’idea semplice e potente: portare con sé decine di letterine scritte da bambini speciali, pensieri e desideri da consegnare simbolicamente a “Babbo Natale” a Capo Nord.
«In quei 4.800 chilometri ho capito che non stavo solo pedalando», racconta, «stavo portando con me il mondo di qualcuno, ed è una responsabilità enorme», un’esperienza che lo ha segnato profondamente e che ha cambiato per sempre il suo modo di stare sulla bici. Un’altra tappa fondamentale è stata la Marocco Expedition Women Challenge, un viaggio condiviso con un gruppo di donne sarde, pazienti ed ex pazienti oncologiche, tra montagne, villaggi e deserto, dove la fatica fisica si è intrecciata alle storie di chi ha conosciuto la paura e il coraggio silenzioso delle cose difficili.
«Accanto a loro ho capito che non esistono storie fragili», dice oggi Michele, «esistono solo storie forti che hanno bisogno di essere ascoltate e raccontate», e in quel contesto la bici ha smesso definitivamente di essere sport per diventare ascolto, rispetto, cammino condiviso. La Fireflies Patagonia è la sintesi naturale di tutto questo, strada, fatica e solidarietà fuse insieme, con ogni partecipante che pedala portando con sé un nome, un volto, una storia, seguendo un motto che Michele sente suo in ogni pedalata: “For those who suffer, we ride”.
«Quando le gambe non rispondono», spiega, «penso ai bambini per cui stiamo pedalando, e improvvisamente la strada cambia», perché la Patagonia, con i suoi spazi infiniti, il vento che non fa sconti e i silenzi che ti obbligano a essere sincero, «non ti permette di fingere, ti costringe a guardarti dentro». Accanto alla sfida sportiva porterà con sé anche “Post-it sulle Ande”, un’iniziativa simbolica in cui chiunque può affidargli un pensiero, una frase, un disegno o un ricordo che viaggerà con lui lungo tutte le tappe.
«Mi piace pensare», dice, «che in quel vento ci siano anche i pensieri di chi mi accompagna da lontano, di chi pedala con me senza essere lì». Tutto nasce in Sardegna, dalle strade di casa e dagli allenamenti all’alba, e arriva fino alla fine del mondo, con un messaggio che Michele sente sempre più suo: «esserci, semplicemente esserci, per chi ne ha bisogno».
Vistanet seguirà Michele e la spedizione fin dall’inizio: dalla preparazione alla partenza, fino al ritorno dalla Patagonia.
Dove seguirlo:
• Instagram: https://www.instagram.com/michelemarongiu19
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