La tradizione sarda rivive nei presepi di Perdasdefogu
Il presepe, con la sua lunga tradizione, rappresenta il simbolo cristiano del Natale per eccellenza. Ogni anno parecchie persone si cimentano nella creazione di quello che per loro meglio si identifica con l’attesa messianica prima e con l’arrivo dei Magi
Il presepe, con la sua lunga tradizione, rappresenta il simbolo cristiano del Natale per eccellenza. Ogni anno parecchie persone si cimentano nella creazione di quello che per loro meglio si identifica con l’attesa messianica prima e con l’arrivo dei Magi poi, il posizionamento dei detti personaggi, infatti, nelle date del venticinque dicembre e del sei gennaio è fondamentale. Muschio, sabbia e polenta per meglio ricreare il deserto, grotte di cartone, laghi di carta stagnola, pecore e cammelli convivono per quasi un mese nelle nostre case. Ci dobbiamo discostare parecchio dell’idea classica della rappresentazione della natività e da quella di alcuni presepi diventati celebri come quello della tradizione napoletana o quello catalano, visitando quello della famiglia Loi di Perdasdefogu.
Tradizione e folklore si uniscono in un presepe rivisitato in salsa sarda, le statuine o meglio bambole di pezza realizzate con fil di ferro e imbottitura, vestono tutte l’abito sardo, appositamente creato a mano, ognuna di esse (200 in tutto) rappresenta un mestiere antico, non manca nessuno, il sarto e le sue creazioni, le donne al telaio, altre intente a preparare il “pistoccu” vicino ad un forno in pietra, riproducono una quotidianità ormai dimenticata e una natività tutta sarda, anche il bambinello infatti porta la tipica “berritta” dell’abito maschile. Un cortile di quaranta metri quadri nel quale trovano spazio anche personaggi venuti dall’India o dall’Africa che si fanno strada timidamente attraverso il selciato tra i suonatori di “launeddas” che annunciano il lieto evento. Pareti dipinte fanno da scenografia al grande presepe, attraverso piccoli camminamenti si possono osservare da vicino le belle creazioni, con dovizia di particolari sono stati realizzati inoltre, in scala ridotta, gli strumenti e utensili utilizzati un tempo dai nostri artigiani.
In attesa che i capi religiosi persiani vestiti d’orbace giungano a portare i loro doni al bambino il presepe sarà visibile ancora per una settimana. L’imbrunire è l’ora ideale per andare a vedere il presepe, diventato un attrattiva per i foghesini, le piccole luci rendono l’atmosfera un vero incanto, sembra quasi di sentire il brulicare della piccola comunità in festa. Ma quello della famiglia Loi non è l’unico. Lunedì sei gennaio verranno premiati i tre presepi più belli scelti da una giuria di giovani diocesani che ogni anno si reca nella case dei paesani per “giudicare” le creazioni migliori. L’appuntamento è nel salone parrocchiale per lunedì alle 15 e 30 per la consueta celebrazione della fine delle feste: l’Epifania.
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