Pronti per i saldi 2019? Domani inizia la caccia all’affare
Se fino a oggi avete messo mano al portafogli per acquistare prelibatezze gastronomiche, ora non vi resta che iniziare l'anno in bellezza rifacendovi il guardaroba. Ecco tutte le date dei primi saldi del 2019
Da domani, sabato 5 gennaio, a martedì 5 marzo tutti pronti per l’avvio dei saldi di fine stagione in Sardegna. Come rilevato da fonti nazionali, a partecipare alle prossime vendite di fine stagione saranno circa 280mila attività commerciali, inclusa praticamente la totalità dei negozi di moda e prodotti tessili. Notevole anche l’interesse tra i clienti: circa un italiano su due ha già deciso che approfitterà del primo grande appuntamento commerciale dell’anno per effettuare almeno un acquisto.
«Quest’anno gli sconti di partenza saranno più alti della media e l’assortimento molto ampio, visto il meteo incerto che ha caratterizzato la stagione invernale – è quanto spiega il presidente di Fismo Confesercenti, Roberto Manzoni -. Per i consumatori sarà meglio del Black Friday, con un periodo di sconti più lungo e tutti i vantaggi del negozio tradizionale».
Secondo le stime di Confcommercio, i saldi 2019 interesseranno oltre 15 milioni di famiglie e muoveranno in totale 5,1 miliardi di euro, con una spesa media di 325 euro per famiglia. L’associazione ha inoltre ricordato alcuni principi base, come la possibilità di cambio (obbligatoria in caso di prodotti danneggiati o non conformi”), l’obbligo di accettare i pagamenti con carte di credito e di indicare prezzo di partenza, sconto e prezzo finale.
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Sa Die de Sa Sardigna: 28 aprile 1794, i Sardi si ribellano e allontanano i Piemontesi dall’Isola
Il movimento di ribellione era iniziato già negli anni Ottanta del Settecento ed era proseguito negli anni Novanta toccando tutta l'Isola. Le ragioni erano di ordine politico ed economico insieme.
Sa die de sa Sardigna, come riporta Sardegna Cultura, è la festa del popolo sardo che ricorda i cosiddetti “Vespri Sardi“, cioè l’insurrezione popolare del 28 aprile 1794 con il quale si allontanarono da Cagliari i Piemontesi e il viceré Balbiano in seguito al rifiuto del governo torinese di soddisfare le richieste dell’isola titolare del Regno di Sardegna.
I Sardi chiedevano che venisse loro riservata una parte degli impieghi civili e militari e una maggiore autonomia rispetto alle decisioni della classe dirigente locale. Il governo piemontese rifiutò di accogliere qualsiasi richiesta, perciò la borghesia cittadina con l’aiuto del resto della popolazione scatenò il moto insurrezionale.
Il movimento di ribellione era iniziato già negli anni Ottanta del Settecento ed era proseguito negli anni Novanta toccando tutta l’Isola. Le ragioni erano di ordine politico ed economico insieme.
Il motivo del malcontento popolare era dovuto anche al fatto che la Sardegna era stata coinvolta nella guerra della Francia rivoluzionaria contro gli stati europei e dunque contro il Piemonte. Nel 1793 una flotta francese aveva tentato di impadronirsi dell’Isola, sbarcando a Carloforte e insistendo successivamente anche a Cagliari. I Sardi però opposero resistenza con ogni mezzo, in difesa della loro terra e dei Piemontesi che dominavano allora in Sardegna. Questa resistenza ai Francesi aveva entusiasmato gli animi, perciò ci si aspettava un riconoscimento ed una ricompensa dal governo sabaudo per la fedeltà dimostrata alla Corona.
La scintilla che fece esplodere la contestazione fu l’arresto ordinato dal viceré di due capi del partito patriottico, gli avvocati cagliaritani Vincenzo Cabras ed Efisio Pintor. Siamo appunto al 28 aprile del 1794: la popolazione inferocita decise di allontanare dalla città il viceré Balbiano e tutti i Piemontesi, che nel mese di maggio di quell’anno furono imbarcati con la forza e rispediti nella loro regione. Incoraggiati dalle vicende cagliaritane, gli abitanti di Alghero e Sassari fecero altrettanto.
Ma l’allontanamento non durò tanto: nel giro di poco tempo i Piemontesi ritornarono in Sardegna e tutto ricominciò più o meno come prima.
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