Nel cuore dell’estate, come ormai di consueto dal 2015, Arbatax si prepara ad accogliere il Red Valley Festival, giunto alla sua quarta edizione. Il prossimo 11 agosto, la spettacolare location degli Scogli Rossi avrà l’onore di ospitare uno dei più grande nomi della Dance-Music italiana ed internazionale: Gigi D’Agostino.

Red Valley festival

Gigi Dag (all’anagrafe Luigino Celestino D’Agostino) nasce il 17 dicembre 1967 a Torino. Dopo le prime esperienze in diversi club del capoluogo piemontese, nel 1993 diviene resident all’”Ultimo Impero”, un tempio della dance music che all’epoca poteva fregiarsi del titolo di discoteca più grande d’Europa. Un anno dopo debutta con il primo singolo in vinile, “The mind’s journey” e inizia una collaborazione con Daniele Gas, che dà origine a diversi progetti musicali come Experiments e Creative Nature. Alla fine del 1996 escono sia il suo primo album, “A Journey Into Space”, sia la compilation “Le Voyage ’96”, che vende ottomila copie.

Nel 1999 viene realizzato “Eurodance Compilation”, mixata dallo stesso D’Agostino, che ottiene il disco di platino e fa vincere al DJ torinese il premio come Migliore Produttore dell’Anno agli Italian Dance Awards. A fine anno esce il suo nuovo album, intitolato “L’Amour Toujours”, che conquista ancora una volta il disco di platino. Nell’ottobre 2000 Gigi ritorna pubblicando “Super”, brano nato dalla collaborazione con Albertino, che arriva al secondo posto dei singoli più venduti in Italia.

Soprannominato anche “Il Maestro”, Gigi Dag è conosciuto come uno dei pionieri della Mediterranean Progressive e come padre del Lento Violento, un particolare filone musicale basato su velocità ridotte e violenza nei bassi, creato e diffuso grazie all’aiuto di numerosi producer emergenti. Il genere ha rappresentato una svolta stilistica importante per la dance italiana, che fino alla fine degli anni Novanta dominava la scena della musica elettronica mainstream grazie ad armonie accattivanti, divertenti e melodiche. Il Lento Violento introduce un aspetto più duro e martellante caratterizzato da un tempo molto lento (dai 70 ai 120 BPM) di ispirazione tribal house, ma anche dalla presenza di violenti e pesanti colpi e bassi.

Nel 2018 Gigi D’Agostino pubblica diversi brani inediti di canzoni che non avevano finora ottenuto una divulgazione nelle raccolte e negli album precedenti. Lo scorso marzo, in attesa del nuovo album, vengono rilasciati su tutti i principali store online i nuovi singoli, tra cui “Equilibrio”, “Frequenze” e “Shine on Me”.

Gigi D’Agostino è solo il primo grande appuntamento tra quelli in programma dall’11 al 14 agosto, nella favolosa cornice degli Scogli Rossi di Arbatax. Anche quest’estate la Fenice sarà pronta ad ospitare nel maestoso palco, reso ancora più affascinante dalle luci, dai laser e dalla scenografia allestita per l’occasione, uno spettacolo senza eguali all’insegna della musica elettronica.

Le fredde giornate invernali sono ormai solo un lontano ricordo, lentamente le sere sono diventate più lunghe per fare spazio a un tramonto che arriva ogni giorno sempre più in ritardo, da attendere assaporando “sa friscura”, la freschezza del tramonto. Proprio come faceva Tziu Elia.

Intere generazioni l’hanno conosciuto seduto davanti a casa sua, alla sera, a godersi il fresco dopo una giornata trascorsa nelle campagne di Ilbono. Elia Cucca, classe 1917, aveva cento anni e poco più, centouno li avrebbe compiuti ad agosto, senza troppi sfarzi e ghirigori però, una cosa semplice, come lui. Ci ha lasciati questa notte, abbandonando la comunità ilbonese alla quale apparteneva, e che lo custodiva con cura e orgoglio, come simbolo di una generazione dalla quale si ha tanto da imparare, e da ascoltare.

Noi di Vistanet ascoltammo la sua lezione, raccontammo a voi lettori la storia di Tziu Elia, trascorsa in balia della guerra e della prigionia, dal 1939 al 1946.

«Sono stato prigioniero in India, colonia britannica, per mano degli inglesi» ci raccontò un anno fa Elia Cucca, a distanza di più di 70 anni «C’era la guerra in Libia allora, arrivava fino alla Tunisia e all’Egitto: è qui che ci hanno fregato […] ci hanno portato in India, prima a Calcutta e poi a Bombay. Mi hanno fatto vedere tantissimi posti, ma dentro un sacco. Da prigioniero non hai libertà».

All’interno di un sacco viaggiò per il Mar Rosso, attraversò il Canale di Suez, lo stretto di Gibilterra e poi giunse a Liverpool.

Infine, la liberazione, il rientro in Sardegna, e lentamente poi la scelta di una vita tranquilla, semplice, inaugurata la mattina con una passeggiata in centro per comprare il giornale, poi una tappa in campagna, e infine conclusa attendendo il buio, seduto fuori dal cortile di casa sua. Da solo o in compagnia, quello non importava. I più, ormai facenti parte di generazioni lontane a quella di Tziu Elia, lo ricorderanno così: fiero in volto, berritta sul capo e giornale alla mano, all’ombra dell’albero che sovrasta l’ingresso della sua piccola casa in via Nazionale, che senza la sua piccola figura, da oggi risulterà enorme.

Concluse l’intervista ai microfoni di Vistanet con questa piccola perla, da ricordare, insieme a lui: «Anche adesso siamo sempre in guerra. Nonostante il progresso della scienza, ancora oggi c’è sempre chi scavalca gli altri, per sentirsi superiore. C’è posto per tutti a questo mondo, eppure il pesce grosso tenta sempre di mangiare il pesce piccolo, almeno questo è quello che, dopo 100 anni, mi pare di aver capito».

I funerali si terranno domani a Ilbono, alle 16.30 nella chiesa di San Giovanni Battista.